venerdì 11 novembre 2022

Etna (02/11/22)

 


 Etna (02/11/22)

Regione: Sicilia, Catania

Gruppo: Etna

Elevazione: 3357 slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro 

Itinerario: Da Piano Provenzana per traccia e rientro dal ghiaione nord.

Percorso: traccia non segnata.

Percorrenza: circa 5h totali

Dislivello: 450m circa

Difficoltà: EE

Libro di vetta: No

Croce di vetta: no

Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla

Densità escursionistica: un gruppo di escursionisti

Punti dappoggio: Bar Piano Provenzana.

Note:  Stravulcano di interesse naturalistico, geologico e storico senza rivali. Escursione che necessita di guide per i permessi ma sostanzialmente facile è piuttosto intuibile fino ai crateri sommitali. 


Per il compleanno della compagna il desiderio di raggiungere il vulcano continentale più alto di Europa viene richiesto come regalo. Mi metto all’opera e contato le guide di Etna Nord sapendo delle difficoltà che si hanno per raggiungere la cima con i permessi, le colate e anche per le continue diversificazione dei sentieri a causa del magma. Il ritrovo alle 7:45 a Piano Provenzana dov’è una volta era presente un vero e proprio villaggio e stazione sciistica prima di un’importante colata che travolse tutto. Attualmente È stato tutto ricostruito con dei prefabbricati che danno base alle guide alpine e rifugio con un paio di Bar. Si parte da 1800 m con dei mezzi fuoristrada che raggiungono circa la quota di 2700 m. Da lì si segue un chiaro sentiero sul ghiaione tracciato che porta ai crateri sommitali da cima Agata (un colle con un antenna) che sono tre. In zona solo vulcanologi. Mettersi a bordo dell’immenso cratere è un’emozione che consiglio a tutti di provare, un’esperienza completamente diversa da tutte le altre salite escursionistiche ed alpinistiche fatte. Il persistente vapore e un paio di rombi rendono ancora più magica l’escursione. Terminato il tour in sommità scendiamo fino al colle Agata E ci detrazione amo verso una stazione di vulcanologia Per poi deviare nettamente a sinistra e scendere per un ghiaione di materiale polveroso agganciandoci poi alle piste da sci. Arriviamo al parcheggio dopo cinque ore di escursione non faticosa se non per chi soffre la quota.

domenica 4 settembre 2022

Col Alto (30/08/22)

 COL ALTO DI BADIA (30/08/22)

Regione: Trentino Alto Adige, Bolzano

Gruppo: Dolomiti, Sassongher 

Elevazione: 1989 slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro 

Itinerario: Da Corvara per sent.23 e rientro da forestale che segue le piste da sci

Percorso: sentiero segnato e traccia non segnata.

Percorrenza: circa 3h

Dislivello: 440m circa

Difficoltà: E

Libro di vetta: No

Croce di vetta: no

Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla

Densità escursionistica: alta

Punti dappoggio: Rif. Col Alto, 

Note:  vetta mediocre raggiungibile con impianto di funivia direttamente da Corvara, discreta vista sulle Dolomiti vicine.


Ultimamente scrivo poco a causa delle poche prime che effettuo, ormai fatico a farne una all’anno . Tantissimi giri e ripetute sulle montagne di casa principalmente, quest’anno mi sono goduto un weekend tra Rabbi e Pejo con salita al Vioz e Linke. 

Tornando a noi, partiti per un weekend in alta Badia il tempo è stato avverso. Le idee erano il Cir piccolo o in alternativa la Punta Joel sul Sella, oltre che alla cima in questione. Purtroppo ci siamo mossi solo sul Col Alto in una fessura di bel tempo. Partiamo da Corvara centro dove alloggiamo in mattinata salendo per traccia a La Flu, un piccolo borgo. Da li parte il sentiero 23 che a zig zag con discreta pendenza segue la cabinovia omonima. Il  sentiero è quasi turistico. Arriviamo al rifugio dove pranziamo e timbriamo godendoci la vista su Marmolada, Sella e ovviamente il Sassongher che svetta di fronte. Dopodiche per traccia arriviamo all’erbosa cima dove e presente il resto di un palo in ferro, forse una croce di vetta. Scendiamo per la forestale che costeggia la pista blu da sci e rientriamo senza difficolta a Corvara.

domenica 26 settembre 2021

CIMA PRESENA E MONTICELLO SUPERIORE (26/09/21)

CIMA PRESENA E MONTICELLO SUPERIORE (26/09/21)

Regione: Lombardia, Brescia

Gruppo: Gruppo Adamello, sottogruppo Presena 

Elevazione: 3061 slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro 

Itinerario: Dal Passo del Tonale e rientro

Percorso: sentiero segnato e traccia non segnata.

Percorrenza: circa 2h

Dislivello: 100m circa

Difficoltà: EE

Libro di vetta: No

Croce di vetta: Si (Presena

Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla

Densità escursionistica: nessuno

Punti dappoggio: Rif.Passo Paradiso, Capanna Presena, Bar Presena Paradise.

Note: Bella vetta sulla Val di Sole facilmente raggiungibile grazie agli impianti di risalita. Da non sottovalutare gli ultimi 60m di ascesa.


Anche qui, due vette inaspettate. Weekend di coppia a Vermiglio nello Chalet Al Foss con splendida vista sul Presanella. La domenica piovisa mi decido a raggiungere il Passo del Tonale a pochi KM senza ambizioni escursionistiche in quanto la donna aveva dimenticato le scarpe da montagna e con le sole stansmith potevamo andare solo a baite.

Mi incuriosisco passando dallo Skilifits del ghiacciaio del Presena vedendo che sale fino a quasi in punta e che il tempo iniziava un po di tregua. Mi informo, si sale fino a 3000m e, fin li le stansmith non sono pericolose. Risaliamo quindi il primo troncone nell’ultimo giorno della stagione estiva e al passo Paradiso ci guardiamo attorno. Laghi da sbarramento morenico e di fronte a noi lo sputo che rimane del ghiacciai Presena, ormai all’osso. Optiamo per salire in un 15 minuti il Monticello Superiore, una cimetta che sopra ha un antennone e un bell’osservatorio. Il sentiero è ben tracciato e segnato su detriti morenici. Arriviamo in vetta, due foto e scendiamo in vista del secondo troncone. A metà salita sostiamo per il timbro rifugio alla Capanna Presena, bellissimo rifugio ai piedi dei resti del ghiacciaio, rimodernizzato con spa ed igloo per catturare merenderos impazziti. La gestrice ci illustra l’albergo vuoto mentre io miro sempre alla vetta del Presena sconsolato e con le solo scarpe da trail. Gli chiedo, non avendo preparato la salita con le solite info, se po fa? Noooo, ci vogliono i ramponi che ha nevicato sulla cima rocciosa e poi ci vuole un oretta e mezza buona a scendere e salire. Io mi guardo in giro, riguardo la cima e vedo una cresta pulita e un piccolo tratto, ma ascolto l’esperta del posto. Riprendo l’ultimo troncone, arriviamo a 3000m secchi e riosservo la vetta, chiedo alla barista del rifugetto/bar della funivia e mi dice dopo che le chiedo come salire, Vedi te, sono le 15:05 e alle 16 chiude la funivia… Ci vuole almeno un’ora andata e ritorno in velocità. Io riguardo la vetta, guardo la morosa, guardo la via normale un po innevata e decido di salirla un po e poi di deviare a destra rispetto alla cima. 18 minuti la salita e 9 la discesa, e mi conoscete, non sono una lepre.

Nonostante l’enorme aiuto dellp skifilit, vista la giornata non prevista, uggiosa e le controindicazioni, in vetta mi sento felice come un bimbo.

Gli ultimi metri alla croce hanno 5m di terzo grado ma la vetta e sgombra da neve e il vibram fa il suo sporco lavoro. Scendo disarrampicando il trattino e poi grazie alle impronte su neve e a qualche ometto costruito in velocità… Sono nuovamente al bar e ridiscendo i due tronconi in tutta serenità.

giovedì 16 settembre 2021

CIMA MALERA (16/09/21)

 CIMA MALERA (16/09/21)

Regione: Veneto, Verona

Gruppo: Prealpi Venete, Altipiano lessino 

Elevazione: 1759m slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro 

Itinerario: Da Malga San Giorgio per carozzabile 250 fino a Malga Malera e poi per intuizione alla vetta.

Percorso: sentiero segnato e traccia non segnata.

Percorrenza: circa 1 ora e mezza a/r

Dislivello: 300 circa

Difficoltà: EE

Libro di vetta: No

Croce di vetta: No

Flora e fauna intravisti degni di nota: marmotte e lepri

Densità escursionistica: nessuno

Punti dappoggio: Malga Malera.

Note: Cima lessina di scarso interesse, principalmente conosciuta per l’omonima malga e l’omonimo passo.


Una prima che non mi aspettavo. Il giorno prima era andato a farmi due passi sul corno d’Aquilio per mantenermi in forma e oggi, sapendo di un po’ di pioggerella, avendo il pomeriggio libero mi sono ripromesso di fare un giro per i rifugi della Lessinia, almeno quelli aperti visto il periodo, per completare i timbri del mio passaporto delle Dolomiti.

Parto quindi da San Giorgio con l’obiettivo di raggiungere malga Malera, poi rivelatasi chiusa. Sotto la sommità dell’omonima cima, controllo GPS e noto che poco più in su, vi è un costone con una maggiore sommità di circa 50 m.

Mi faccio due conti e mi dico cavolo, sono salito almeno una decina di volte su Castel Malera e non mi sono mai reso conto che poco più in su c’è un punto più alto. Controllo su Compass e comprendo che Castel Malera è l’antecima di Cima Malera. Risalgo quindi prima Castel Malera (ometto poco prima della sommità) e poi per cresta in mezzo a brulli paesaggi cima Malera. Ad attendermi una sommità deserta, una roccia spunta dalle terre erbose proprio sul punto più alto.foto di rito e scendo per un canale che mi porta a poco più indietro della malga. Ripercorro il sentiero 250 a ritroso fino a malga San Giorgio.


sabato 21 agosto 2021

CIMA PONTEVECCHIO (17/08/21)

 CIMA PONTEVECCHIO (17/08/21)

Regione: Trentino, Trento

Gruppo: Alpi Orientali, Ortles/Cevedale  

Elevazione: 3179m slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro ad anello.

Itinerario: Dalla centrale idroelettrica di Malgamare vicino a Cogolo nel comune di Pejo si sale in direzione del sentiero 123 che va al lago del Careser. Giunti la si segue il bacino ad est del lago per traccia fino all’incrocio con il sentiero 104. Anziché risalire sentiero 104 in direzione della cresta di cima Marmotta si gira verso est per traccia verso la località le pozze e poi per intuizione e cresta fino alla cima con rientro o dalla stessa via o dalla cresta nord.

Percorso: sentiero segnato, traccia segnata e traccia non segnata.

Percorrenza: circa 14h totali

Dislivello: 1400m circa

Difficoltà: EEA A I

Libro di vetta: Si

Croce di vetta: Si 

Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla

Densità escursionistica: 10 escursionisti fino al lago, centinaia che salgono verso il rifugio, nessuno oltre il lago.

Punti dappoggio: Malgamare, rifugio Larcher.

Note: Imponente e sassoso massiccio piramidale visibile solo dal lango del Careser o dall’alta Val di Rabbi. Fa parte del sottogruppo delle cime del Careser e assieme a cima Mezzena è probabilmente la piu difficile da salire.


È un po che non faccio una prima, in questo periodo ho rallentato un po, la tanta strada per raggiungere le località, i lunghi avvicinamenti uniti alle speso ascese in solitaria hanno raffreddato un po le mie bollenti ambizioni di “collezionista”. Negli ultimi tempi vado meno, circa due o tre volte al mese, contro le 5 dei tempi d’oro, molte ripetizioni sulle mie montagne, molti accompagnamenti ad amici e colleghi che vogliono togliersi qualche sfizio alpinistico o escursionistico. 


Va fatta una premessa, per chi segue questo post, che questo era il mio terzo tentativo alla Pontevecchio, anche se, come reale intenzione, il secondo.

La Pontevecchio la vedetti la prima volta salendo a cima Nera, fui attratto da quella piramide che salta all’occhio per la grande croce visibile anche da distante. Studiando in giro sul web pochissime relazioni, piu che altro scialpinistiche, una descrizione blanda sulla guida dei monti d’Italia e un dislivello importante sia che si salga dalla val Venezia che da Rabbi. 

Questa montagna, perlopiu composta da franose pietraie ferrose (tipiche delle montagne di quelle zone) su tutti i suoi fronti,  ha una parete ovest strapiombante, una est piu dolce ma comunque ripida e con tratti di infido ghiaino. La cresta sud è articolata, spaccata con tratti strapiombante, la nord invece, dove sale la “normale” è meno articolata anche se comunque esposta, ma anche qui, raggiungere questa cresta è una vera impresa. 

A luglio si stava organizzando un escursione di piu giorni con molte mete e un giro di due giorni a cavallo tra le valli Venezia, Martello e Rabbi. Partivo con “Only Adventure”, gruppo informale di amici veneti di cui faccio parte da un po, ma poi il maltempo ha fatto saltare tutto. Pontevecchio è ancora li, che sembra non volermi dopo il fallimento dalla cresta sud di due anni fa quando invece salii sulla Cavaion. Vedevo con le mie capacità piu papabile un ascesa invernale ma mi spaventava l’enorme dislivello (in inverno la strada per malga mare è chiusa molto prima della centrale) da ambo i lati che con la neve sarebbe stata il doppio della fatica. Rifugi chiusi, giorni corti e poco tempo libero per permettermi un impresa tra l’altro con un alta’probabilità di fallimento. Un lunedi e martedi di meteo discreto, sento Gerry, ambisce a tre cime (Pontevecchio, Cavaion e cima nera) in due giorni. Piccoli imprevisti e arriviamo tardi al parcheggio; si inizia a salire le 09:00. Qualche ora prima avevamo letto di un’ascensione in cresta articolata che dalla Marmotta tocca 10 cime fino all’ambita Pontevecchio. Ci rendiamo conto salendo in giornata la cosa è infattibile per noi. Prendiamo subito il sentiero 123 con zaini (troppo) carichi causa materiale da ghiaccio vista l’idea delle 10 cime del Careser dove si toccano lingue di ghiaccio e che poi, a parte il casco, non useremo nulla. In meno di 2h saliamo al turchese bacino e dopo una breve pausa seguiamo un evidente traccia che segue il lato est del lago. Da li in poi  piu nessuno. Arriviamo quasi al sentiero 104 a nord e risaliamo il torrente che scende dalla loc. Le Pozze, pianoro detritico di piccoli e turchesi laghi di circo che sovrastano il grande lago. Pochi ometti e tante pietre. Il panorama è primordiale e a parte un paio di stazioni meteo (una alle Pozze e una su cima Lagolungo) e la croce del Pontevecchio gia visibile, il paesaggio è come era un milione di anni fa, forse con un po di ghiaccio in meno ma con zero inquinamento umano.

Sotto la sella di Cavaion lasciamo i pesanti zaini  e risaliamo la cima Cavaion senza difficolta. Giunti in cima cerchiamo una via da est per risalire, aguzziamo la vista, forse una traccia, forse no. Optiamo di scendere con cautela da una pietraia pericolante sotto la sella in quanto quest’ultima è coperta da una lingua di neve e noi siamo senza ramponi, lasciati negli zaini. La discese è articolata ma le ottime e leggere scarpe approach e i bastoncini fanno il loro sporco lavoro. Giunti giu indossiamo i caschi, gerry piu alto, io piu basso di 30m pronti ad attraversare la parete ovest sulla parte piu critica, un traverso che dalla sella di Cavaion porta al piccolo lago di circo di Pontevecchio per poi risalire la cresta nord. L’articolata ascese prosegue lentamente e accorta sul ghiaino, ogni passo è calcolato, ogni errore è una scivolata per almeno 300m in val di Rabbi, proteggersi impossibile. Raggiungo Gerry con un paio di balzi pericolosi, su da lui la situazione è meno pericolosa. Zero traccia, piu di un ora per raggiungere lo specchio d’acqua e per la cresta ci sarebbe ancora da traversare. Optiamo esausti di risalire un ghiaione. Altra mezzora buona e siamo sull’esile cresta, poi la croce. Il panorama è spaziale sul sottogruppo del Cevedale e su quello de Careser. Qualche foto, registriamo la salita sull’umido libro di vetta che conta una trentina di salite l’anno, la seconda di quel giorno. Iniziamo a pensare alla discesa. Ia via dell’andata sarebbe un’agonia. Ce un anello di calata in vetta, noi abbiamo imbraghi, discensori e 40m di ottima corda..ma la montagna è misconosciuta,pietrosa e anche se sembra logico trovarsi altre soste sotto, siamo stanchi e una risalita ammazzerebbe le poche energie rimaste. Optiamo per scendere sulla sella nord e poi per pietraia e nevaio. Impiegheremo un ora e mezza di disarrampicata su pessima pietraia prima di arrivare agli zaini. Riscendiamo fino al lago al tramonto in direzione del Larcher dove pernotteremo. Siamo in ritardo di due ore sulla tabella di marcia e il 104 che prendiamo sul bacino nord del Careser ci estenua tra sali e scendi. Svincoliamo al buio sul 123 fino al lago delle marmotte e poi giu al rifugio dove ci attende la solita squisita accoglienza dei Casanova che ci rifocillano a birra e minestrone nonostante la cucina gia chiusa. Stremati il giorno successivo anzichè cima Nera rientriamo dalla via normale a Malga Mare dopo un’ottima colazione al Larcher.

venerdì 22 gennaio 2021

Cento domande!

 Pubblico con simpatia un’idea di Federico, fratello di un mio caro amico che per la sua tesina triennale (Scienze Motorie)  sull’Alpinismo ha intervistato 10 appassionati di montagna con 100 domande secche tematiche:


  • Ghiaccio o Roccia? 

Ghiaccio!

  • Prima volta seria in montagna?

2015

  • Prima vetta?

Telegrafo (mi pare)!

  • Prima vetta straniera?

Lo Shareck, sul Glossglockner.

  • Prima vetta himalyana?

Cho Oyu..scherzo, nessuna.

  • Primo tremila?

Vioz

  • Primo quattromila?

Breithorn W

  • Cima piu bella?

Plische in inverno

  • Cima piu brutta?

Corno Mozzo (per dirne una al volo)

  • Cima piu difficile?

Focobon

  • Cima piu faticosa?

Zufalsptize dalla Val Venezia.

  • Cima piu facile?

Crocetta, sopra casa.

  • Cima piu sconosciuta?

Bisorte, sul Pasubio.

  • Cima che non dimenticherai? 

Ortles, la volevo a tutti i costi.

  • Cime inviolate?

E qua te frego, Cherle, 21/09/17..pare fossi il primo.

  • Vie nuove?

La normale al Cherle.

  • La montagna piu bella?

Il Cervino

  • La montagna per eccellenza?

Certo Torre

  • Gruppo preferito?

Pale di San Martino

  • Se abitassi in montagna vorresti vivere a?

Cervinia

  • Impianti si o no?

Penso alla Detassis, quindi si!

  • Rifugio preferito?

Pertica su Carega

  • Rifugio piu bello?

Payer

  • Rifugio che vorresti?

E che mi manca ad oggi? Capanna Margherita. 

  • Bivacco (fisico) preferito?

Fiamme Gialle, per storicità.

  • Bivacco (fisico) piu bello?

Gervasutti, sembra n’astronave.

  • Bivacco (fisico) che vorresti?

Mi piacerebbe dormire al Solvayhütte

  • Ferrata preferita?

La Biasin, un allenamento ormai.

  • Ferrata piu ardua?

Dicono il Corno Grevo, mai fatta.

  • Ferrata piu scenica?

Aquile sul Paganella.

  • Ferrata piu facile?

Somator sul Biaena.

  • Ferrata a cui ambisci?

Non sono un ferratista ma un giorno vorrei fare per storicità la Bolver/Lugli.

  • Via preferita?

Panoramix al Grand Capucin, ma non la faró mai.

  • Via che ambisci?

Non la faró mai, ma mi piacerebbe salire sulla normale alla Walker.

  • Ghiacciaio piu bello?

Adoro quelli del pian della Venezia, Palon della Mare, Rosole, Cevedale etc.

  • Ghiacciaio piu brutto?

Marmolada

  • Cascata piu bella?

Cattedrale di Sottoguda

  • Cascata piu brutta?

Sempre a Sottoguda ma non conosco il nome.

  • Couloir/goulotte/vajo piu bello?

Vajo invisibile

  • Couloir/goulotte/vajo piu brutto?

Boale del Mesole.

  • Crepacci incontrati?

Qualcuno, sempre schivati.

  • Croce di vetta piu bella?

Pontevecchio sull’Ortles, nulla di che ma la adoro.

  • Croce di vetta piu strana?

Roite, sul Pasubio, fatta con residuati bellici. 

  • Croce di vetta piu brutta?

Seceda sulle Odle.

  • Messaggio piu vecchio su un libro di vetta (anno)?

Focobon, i primi erano illegibili.

  • Multipitch o monotiro?

Multi

  • Arrampicata o alpinismo?

Alpinismo

  • Couloir o cascata?

Couloir

  • Corsi fatti?

Tre

  • Pratichi Sci/Snowboard?

Mi piacerebbe ma al momento no.

  • Scialpinismo?

No

  • Abilitazioni conseguite?

Nessuna

  • Stile preferito?

Alpino!

  • Sugli 8000 bombole o no?

Romanticamente ti direi di no, poi bisogna trovarcisi.

  • Portatori si o portatori no?

Come sopra

  • Solitaria o squadra?

Solitaria.

  • Prima arrampicata?

Credo nel 2016, ad Alcenago.

  • Prima arrampicata invernale?

Vajo Bianco l’anno successivo sul Carega.

  • Primo bivacco?

Pian della Venezia, 2017 in solitaria

  • Bivacco piu duro?

Punta Palon, galleria Papa sul Paubio, un fredo bestia.

  • Bivacco piu bello?

Croda del Becco, 2018, a cielo aperto.

  • Free Solo o sicura?

Quando si puo, sicura!

  • Vestiario prediletto?

Se t’aspetti “cipolla” rimarrai deluso, manica corta e gilet softshell.

  • Marca prediletta?

TNF, ma perchè ho l’outlet comodo

  • Marca tecnica prediletta?

Grivel ma no la uso, sono troppo povero.

  • Piccozza classica o tecnica?

A necessità. 

  • Maschera o occhiali su neve?

Occhiali!

  • Libro tematico preferito?

È buio sul ghiacciaio.

  • Alpinista preferito?

Buhl

  • Alpinista piu odiato?

Moro

  • Alpinista piu stimato

David Lama.

  • Un alpinista incontrato?

Barmasse

  • Quale alpinista saresti stato in un altra vita?

Marco Pedrini sicuramente.

  • Alpinista a cui ti ispiri?

Nardi per la semplicità e la determinazione, Della Bordella per la sua visione della montagna

  • il piu forte di tutti?

Messner R.

  • Alpinista piu figo

Nimsdai

  • La piu gnocca/o della montagna?

La Troguet, troppo una giusta!

  • Impresa alpinistica per eccellenza?

Prima al Nanga Parbat nel 1953, non avrà mai eguali.

  • Impresa alpinistica vergognosa?

Prima al Nanga in invernale, da voltastomaco.

  • Obbiettivo piu ambizioso?

Il Bianco

  • Obbiettivo che hai scartato per timore?

Cervino

  • Obbiettivo che non farai mai?

Tra i tanti? Eiger.

  • Sogno alpinistico realizzAbile? 

Elbrus per dirne uno.

  • Sogno alpinistico irrealizzabile?

Il Torre.

  • Nome della montagna dove hai rischiato di più?

Sassorosso

  • Nome della montagna dove hai avuto piu paura?

Sassorosso

  • Mai pensato che non c’e l’avresti fatta?

No

  • Valanghe viste?

5 o 6

  • Valanghe subite?

Una consistente

  • Incidenti visti?

Qualcheduno

  • Incidenti subiti?

Qualche taglio da ramponi, nulla piu.

  • Mai chiamato il CNSAS?

Mai

  • Pranzo al rifugio o al sacco?

Sacco!

  • Birra o gatorade?

Birra

  • Panino o barretta?

Panetto

  • Rifugista piu simpatico?

La signora al Biella sul Braies

  • Rifugista piu antipatico?

Non si dice, ma era na donna.

  • Nome di un maestro?

Andrea Basso

  • Nome di una guida che ricordi con piacere?

Lucio delle Guide del Cervino

  • Compagno di avventure?

Gerry

CIMA SAT (27/11/20)

 CIMA SAT (27/11/20)

Regione: Trentino, Trento

Gruppo: Alpi Orientali, Prealpi Gardesane 

Elevazione: 1255m slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro ad anello.

Itinerario: da Riva si raggiunge la capanna Santa Barbara dal 404, poi 404b e ferrata dell’amicizia; rientro dal 418 fino a Riva.

Percorso: sentier segnato.

Percorrenza: circa 6,5h totali

Dislivello: 1255m circa

Difficoltà: EEA

Libro di vetta: Si

Croce di vetta: Si (bandierina)

Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla

Densità escursionistica: 2 escursionisti sulla ferrata

Punti dappoggio: capanna S.Barbara, Rif.Nino Pernici.

Note: Sperone roccioso a picco sul lago, ferrata tecnicamente semplice ma esposta e faticosa. Il percorso intero è eterno, la discesa in particolare per la monotonia del percorso diventa interminabile.


Alle 09:30 siamo al parcheggio di fronte al Hotel Monte Oro. Risaliamo in un oretta il piacevole sentiero su ciotolato fino alla capanna di Santa Barbara in poco piu di un’ora.

Da li dopo una brevissima pausa prendiamo a destra il 404b che poi diventa ferrata. Indossiamo le protezioni e risaliamo brevi tratti attrezzati fino alla prima parete dove ci aspetta una scala esposta, malconcia ma stabile di circa un centinaio di metri. Una volta superata si attraversa un bosco e si raggiunge lo sperone finale con una scala come la precedente solo doppiamente piu lunga. Per arrivare alla cima ci aspettano altre tre brevi scale e un paio di cavi su uno spigolo per raggiungere la panoramica vetta. Panino e birretta e poi via verso l’eterna discesa. Noi dopo un ulteriore tratto attrezzato in discesa (forse la parte piu tecnica, ma poca roba) arrivati al bivio optiamo per la piu breve parte destra e prima per bosco e poi per sentiero ci ricongiungiamo alla strada in ciotoli che in 3 ore dalla cima ci porta a Riva.