lunedì 25 dicembre 2017

CIMA ZUFALLSPITZE (14/08/2017)



CIMA ZUFALLSPITZE (14/08/2017)
- Regione: Trentino Alto Adige, Trento
- Gruppo: Alpi Orientali, Ortles Cevedale
- Elevazione: 3757
- Tipologia: Conquista della cima and back.
- Itinerario: da Malga Mare per sent.102 fino al rif.Larcher, poi 103 fino a passo Forcola e per traccia non segnata allo Zufallspitze con rientro a ritroso.
- Percorso: Sentiero segnata, traccia non segnata.
- Percorrenza: 13h 
- Dislivello: 1900
- Difficoltà: EE
- Libro di vetta: no
- Croce di vetta: si
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Aquila reale
- Densità escursionistica: una trentina di persone.
- Punti d'appoggio: Rif.Larcher al Cevedale.
- Note: Imponente vetta (la quarta piu alta della regione) che si stacca dal fratello Cevedale. Percorso che richiede una preparazione atletica elevata e una discreta esperienza in ambiente severo. L'atleticità e richiesta non solo per i passaggi d'arrampicata o il dislivello ma proprio per lo sviluppo perennemente in salita per tutta l'andata.

Volevo portarmi a casa l'Ortles st'estate ma per una serie di cose, non si è fatto, quindi leggendo una relazione di questa cima, me ne sono innamorato subito. Arrivo a Cogolo di Pejo la sera prima dove assaporo una birra in paese e mi dirigo verso la remota malga Mare (occhio che il telefono prende solo al passo Forcola e in cima) dove passo una notte scomoda sotto un tetto di stelle che solo gli occhi possono raccontare. La mattina alle 6 arriva la prima macchina e decido di partire con un po d'anticipo sulla tabella di marcia dal parcheggio di Malga Mare. Attraversando mentre albeggia con vista Palon de la Mare, il Cevedale e la nostra meta, il bellissimo sentiero che tra cascate e ponticelli porta in circa due ore all'altrettanto bello e frequentato rifugio Larcher dove mi assaporo un the caldo. Da lì parte un sentiero tra pietraie e fastidiossime mosche zebra che porta al passo della Forcola a 3000m metri. La salita la sento tantissimo, piu che per la quota presumo per la notte insonne e per la traversata epica di 5 giorni nel vicentino da cui non mi sono del tutto ripreso. Dal passo della Forcola dove riesco a dare qualche notizia a casa, l'ambiente cambia completamente, la vedretta della Forcola e i ghiacciai del Cevedale e del Palon della Mare fanno da inferno dantesco di contorno al nostro sentiero che si sviluppa tutto in cresta. La traccia inizialmente è visibile e i tanti ometti sono dei toccasana visto che la montagna è un ammasso di ferree pietraie come tutto il massiccio dell'Ortles. A circa metà del crinale la traccia si perde e sia io che altri alpinisti ci troviamo dispersi in questo deserto di rocce con unica alternativa il pericoloso attraversamento della vedretta. Io e Marco, un ragazzo di Grosseto conosciuto sulle rocce, optiamo per una mezza via per un paio di camini di II e uno di III. Non siamo imbragati, parliamo di 4/5 metri, ovvio che dal farci male potremmo ruzzolare per decine di metri, ma entrambi sappiamo dove mettere le mani e superiamo l'ostacolo mentre tre tedeschi sfiorano la vedretta e altri tentando la cresta. Un tedesco poco equipaggiato fa dietrfront con le gambe insanguinate; siamo alla prima delle tre anticime, Marco molla, la fidanzata lo attende sola alla Forcola e abbiamo perso troppo tempo. Io dopo tutto il tempo e la fatica persa, nonostante la sfiancante ascesa accelero alternando delle buone pause; ancora passi d'arrampicata e poi un breve e sicuro passaggio su ghiacciaio prima di salire sull'ultima spalla. Arrivo finalmente alla stretta cima dove faccio due foto ed inizio a scendere visto che sono tra gli ultimi. La discesa è lunga e sul passaggio critico perdo un'ora cercando una via migliore verso la vedretta ma riducendomi al solito camino dove disarrampicare in aderenza con 40kg di zaino è na bella impresa dove rischio qualche vertebra. Alla Forcola dove non ne vedevo la fine arrivo al tramonto e al Larcher con luce frontale dove l'ottimo staff nonostante la cucina chiusa mi fa un ottimo spezzatino con zucchine che a quell'ora, in quel posto e in quelle condizioni erano come ostriche e champagne.

Scendo in un ora e mezza a tutta birra e con il buio pesto a Malga Mare in una giornata che difficilmente dimenticheró. 

giovedì 7 dicembre 2017

CIMA CORNO BATTISTI, TRAPPOLA DI VALLARSA, ROITE, PICCOLO ROITE, TESTO E SPIL (08/08/2017)

CIMA CORNO BATTISTI, TRAPPOLA DI VALLARSA, ROITE, PICCOLO ROITE, TESTO E SPIL  (08/08/2017)
- Regione: Veneto, Vicenza
- Gruppo: Piccole Dolomiti, Massiccio del Pasubio
- Elevazione: 2144m (Roite) 
- Tipologia: percorso ad anello con conquista delle cime.
- Itinerario: da loc. Tezze sent.122a fino a sella Trappola e per traccia segnata prima e assente poi fino ad omonima cima, rientro alla sella, proseguo su 122c fino a Corno Battisti, poi 102a e traccia fino a Monte Testo, 102b, 105, traccia spesso assente fino a Roite, 105b fino a Piccolo Roite e rientro per 105 fino a bocchetta Foxi, poi E122 e strada forestale fino a Valico Menderle, traccia in parte non segnata fino a Spil e rientro al valico dove imbocco il 123 e poi 122a fino a Tezze
- Percorso: sentiero segnata, traccia segnata solo in parte
- Percorrenza: circa 13h
- Dislivello: circa 2000
- Difficoltà: EEA
- Libro di vetta: no
- Croce di vetta: si (Trappola, Battisti e Roite)
- Flora e fauna intravisti degni di nota: camosci sul Trappola e Battisti
- Densità escursionistica: 5 persone
- Punti d'appoggio: rif. Lancia
- Note: Ciclopico giro per il completamento delle Piccole Dolomiti. Percorso vario dalla ferrata al sentiero all'assenza di traccia a passi d'arrampicata. 
Il Pasubio è un museo a cielo aperto e alcune cime, poco frequentate ne sono una testimonianza diretta.

L'idea era di fare il Corno Battisti in ferrata e se mai il monte Spil, letto su una relazione online. A Tezze, frazione di Vallarsa inizio a scarpinare per il faticoso come da premesse 122A in mezzo al bosco. La fatica è talmente fastidiosa che la uso come scusa per giustificare gia i primi cambi di obbiettivo; mi dico, sono qui, Non raggiungo la Trappola di Vallarsa? Via allora per traccia Del sentiero "Ezio Campana" in direzione Anghembeni e poi senza traccia nel bosco con il gps a cercare la sommità boscosa che sovrasta questa frazione della Vallarsa. Sulla sommità i resti di una trincea e una piccola croce fatta con dei grossi rami. Torno alla sella Trappola e nonostante (mannaggia al comune di Vallarsa che i cartelli non li mettono ad inizio sentiero) il percorso bloccato da plastica da cantiere per lavori di manutenzione della ferrata, decido di proseguire uguale e dove arrivo..arrivo. Mi attrezzo e percorro i primi camini, la ferrata non è mai complicata ma il kit è necessario, soprattutto la lampada frontale per superare alcune gallerie. Arrivo al Cappuccio  di Pulcinella, chiamato cosi per la caratteristica forma, una guglia erbosa con all'interno un interessantissima postazione di artiglieria a 360' scavata nella roccia, raggiungibile per traccia e scalinata attrezzata. Risalgo poi ancora, la traccia un po si perde ma il gps aiuta, supero "la bocca del Leone, una galleria di 500m prima in salita e poi in discesa dove l'umidità e il buio la fanno da padrone; qualche ultimo tratto ferrato e alla fine i lavori sull'ultima parte (aggirabili) che mi portano a selletta Battisti dove viro a destra per la sommità del corno dove è presente un'osservatorio militare e una piccola croce. Rientro alla selletta e mi dico, tentiamo il Monte Testo finche il meteo tiene anche se le nubi iniziano ad addensarsi, quando mi capita di tornarci fin qui per avvicinamento. Supero quindi la bocchetta del Foxi ma il dislivello comincia a sentirsi ed inizio a scarseggiare con l'acqua, prevista solo per poche ore d'escursione.
Arrivo su sentiero immerso in folta vegetazione alla Bocchetta del Testo e poi per traccia alla strapiombante sommità dell'omonimo monte. Rientro alla bocchetta e mi dico, ma si, facciamo il Roite, quindi mi inoltro verso bocchetta delle corde verso la parte piu centrale del massiccio. L'ambiente si fa roccioso, non trovo attacchi per il Roite sul 105 e quindi opto per risalire sul crinale da l'unica zona priva di mughi e noto dai resti bellici che quel percorso (arrampicata tra I e II grado) era frequentato un secolo fa. In cresta il Roite è uno spettacolo, una trincea continua e dei vecchissimi bolli rossi (da dove partiranno) aiutano la traccia. La salita è lunga ma elementare, sulla sommità una stupenda croce (la piu bella vista finora) fatta di resti bellici fusi tra loro. Scendo sul crinale dove l'esile traccia continua (ecco da dove si sale) e proseguo per il Piccolo Roite chiudendo la cerchia (la vetta successiva sarebbe il gia marcato Palon); il sentiero è elementare e giungo alla spoglia sommità del monte dove poi scendo per omonima sella riprendendo il percorso a ritroso con acqua finita fino a Bocchetta delle Corde, dove devio per il rif. Lancia dove mi scolo una birra media, una torta e un litro e mezzo d'acqua. Risalgo a bocchetta Foxi e devio per pascoli verso il valico di Menderle in fase di tramonto, arrivo al valico e mi trovo a sole quasi sceso, mi dico, scemo per scemo facciamo pure il monte Spil no? Devio quindi per evidente traccia a destra e all'altezza di un'abitazione rurale devio per prati e fievole traccia militare alla nuda e pratosa cima. Riscendo al valico col buio ma fortunatamente ho la pila frontale, affronto il pessimo 123 tutto su pericoloso ghiaione in un interminabile discesa arrivando alle 22:15 al parcheggio.