martedì 27 dicembre 2016

Awards delle cime 2016


Dopo ben 30 cime nel 2016, traguardo ambizioso a cui mai avrei pensato, credo sia giunto il momento per tirare le somme e per ragionare e programmare la prossima stagione, magari migliorandosi; ho vinto vertigini, altitudine ed iniziato ad imparare come muoversi in un ambiente ostile come la montagna. Obbiettivo primario oltre a qualche uscita per non farmi mancare del "buon ossigeno" è quello di aumentare tecnica e preparazione con dei corsi di arrampicata, ghiaccio e sicurezza; fortunatamente la mia zona è ben servita. 
Ed ora..via agli Awards:
1) CIMA PIU BASSA: Monte Pergo, a Bolca, prima uscita dell'anno, direi che va piu che bene.
2) CIMA PIU ALTA: Il Vioz, faticosa ma appagante ascesa, stare quasi a 3700m  slm è qualcosa di indescrivibile, il panorama da uno dei punti piu alti delle Dolomiti è impagabile.
3) CIMA PIU FACILE: il Tomba, una passeggiata tra le mucche.
4) CIMA PIU DIFFICILE: È una bella sfida, soggettiva di volta in volta, per me è stata Cima d'Asta, complici anche due miei errori di orientamento.
5) CIMA PIU PERICOLOSA: Anche qui ce ne sono due tre che se la giocano, vince il Cadria, ardito con la complicità del maltempo, in un paio di casi ho pensato veramente il peggio.
6) CIMA PIU SUGGESTIVA: Cima Dodici, ma la scelgo per altezza, perche Caldiera, Levante, Ortigara, Portule, Corno della Paura e Cadria sono state scenario di conflitti tremendi, l'atmosfera sull'altopiano di Asiago in un feriale di settembre è qualcosa di inspiegabile, un silenzio che ti urla nella testa, forse le grida dei soldati mai ritornati da quelle cime.
7) CIMA PIU COOL: Il Piz Boe con la sua capanna Fassa a 3000mt e gli hikers a fare aperitivo fa molto cool.
8) CIMA PIU APPOGGIATA: il rifugio migliore anche se la Roda è buono e bello, Il Brentari e carinissimo e la capanna Fassa è cool da paura, per me l'accoglienza del Telegrafo è in testa, in montagna l'accoglienza è tutto.
9) CIMA PIU BRUTTA: Cime brutte non ne ho fatte, forse la Paganella essendo un altopiano arrivabile con la seggiovia e semplice da salire.
10) CIMA PIU BELLA: La Levante ha tenuto parecchio la testa della classifica battendosi col gigante Vioz e il vice Boè, anche il Galin e la Valdritta..tutte hanno qualcosa di unico..il primo posto vuoi per la giornata feriale ottima, vuoi per le magie di colori d'autunno, vuoi per l'atmosfera irreale della val Verengia con le Pale alle spalle, ma per me il Mulaz rimane la vetta piu bella comprendendo avvicinamento, ascesa e paesaggi.
Ed ora direi di lasciarvi con un saluto, augurarvi buone feste e all'anno prossimo con nuove avventure!

mercoledì 21 dicembre 2016

CIMA CORNO DELLA PAURA (16/11/16)



CIMA CORNO DELLA PAURA (16/11/16)

Regione: Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo: Prealpi, Prealpi Lombarde, Gruppo Baldo
Elevazione: 1518m slm
Tipologia: conquista della cima e ritorno
Itinerario: dal Castello di Avio attraverso il percorso 686 diretti fino alla cima and back
Percorso: Sentiero e traccia segnata
Percorrenza: 5h senza soste
Dislivello: 1300m (2600m totali
Difficoltà: EM
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si (anticima)
Flora e fauna intravisti degni di nota: Tre camosci che brucavano sul vicino monte Vignola
Densità escursionistica: nessuno
Punti d'appoggio: Nessuno
Note: Cima poco conosciuta e non molto ambita, nonostante dalla val d'Adige spicchi ardita come un piccolo Cervino, la vetta è raggiungibile via strada asfaltata da Polsa, frazione di Brentonico.

Lo vedo 5 giorni fa mentre vado sul Cadria, non ci avevo mai fatto caso nonostante la A22 è la strada che faccio piu spesso per raggiungere vette; ne rimango subito catturato grazie all'alba che lo disegno come un dente aguzzo che sovrasta il castello di Avio. Giungo a Sabbionara, a 2km dall'uscita Ala/Avio e seguo le indicazioni per il castello di Avio (fate attenzione che le strade di Sabbionara sono molto strette) ove parcheggio. Da li parte il sentiero 686 che arriva al Corno della Paura, inizia ripido in mezzo al bosco fino al Maso Papaia e già si scorge l'argentea croce di vetta del Corno, dove inizia una carrozzabile che si sgancia dal sentiero per un paio di Km per poi riprenderlo sempre in una faticosa salita fino a quota 1100. Il percorso è ben segnato ma ci sono un paio di bivi che possono tratte in inganno. Superato il bosco al bivio con Piagù, il sentiero si alterna tra alberi e ghiaione fino ad arrivare in una zona erbosa che porta fino alla bocca d'Ardole a 1300 dove trovo qualche chiazza di neve, svolto a sinistra dove il segnavia indica 10 minuti alla vetta, supero baraccamenti e gallerie del 15/18 e arrivo alla fine del sentiero, di fronte a me l'impianto sciistico di Polsa e in distanza il massiccio del Baldo in tutta la sua maestosità, altri 3 minuti e arrivo alla sommità del Corno della Paura, due tavolo atrezzati con panchine, cavo metallico a proteggere dallo strapiombo, una trincea ed altri baraccamenti, riposo un po e dedico una panoramica eccezionale che raccoglie tutte le cime delle mie terre, dalla Lessinia, il Corno d'Aquilio, il Pastello, Verona, il Baldo e le sue cime e l'Altissimo, sotto di me la val d'Adige e il castello con Sabbionara.
Riparto e alla Bocca anzichè riescendere prendo momentaneamente il 687, strada alternativa e piu lunga che mi riporta al parcheggio passando dal vicino monte Vignola, arrivo in 10 minuti all'anticima del Corno dove è presente un imponente croce metallica ed un altarino ai caduti.
Il tramonto si avvicina e non posso permettermi ne un anello ne altre tappe, ritorno alla Bocca e riscendo per il 686 in due ore fino alla macchina di cui 20 minuti al buio.
Il Corno è la mia trentesima cima stagionale, direi che la stagione puó ufficialmente (non ufficiosamente) dirsi conclusa.

sabato 10 dicembre 2016

CIMA CADRIA (11/11/16)


CIMA CADRIA (11/11/16)

Regione: Trentino alto Adige, Trento
Gruppo: Prealpi - Prealpi Gardesane Bresciane - Alpi di Ledro. 
Elevazione: 2254m slm
Tipologia: percorso ad anello con conquista della cima.
Itinerario: da Lenzumo (Tn) attraverso sentiero 459bis fino a Malga Vies, poi 459 fino a Malga Candria, 423 fino a Cima Candria, ritorno a ritroso fino a malda Vies e poi 423 fino all'ex Centrale, poi strada provinciale fino a Lenzumo.
Percorso: Sentiero e traccia segnata
Percorrenza: 8,5h senza soste
Dislivello: 1384m (2768m totali)
Difficoltà: EE
Libro di vetta: si (firmato)
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:  4 camosci
Densità escursionistica: nessuno
Punti d'appoggio: Nessuno
Note: Lungo ed impegnativo giro sulle Alpi di Ledro, io personalmente ho scelto un giro molto più lungo (ma piu suggestivo) della classica via normale, il sentiero 459b allunga di quasi due ore la via normale che parte dalla ex centrale elettrica che io ho fatto al ritorno. L'ascesa alla cima è un percorso alpinistico per escursionisti esperti, non è da sottovalutare; il percorso ricalca quello creato dall'esercito durante la grande guerra per creare delle postazioni di artiglieria sulle 4 punte del Cadria, soprattutto mentre ci si avvicina alla strapiombante vetta il percorso diventa completamente attrezzato con cavi metallici e fittoni (consigliabile il set da via ferrata).

Nonostante la stagione sia praticamente terminata, non voglio mollare la presa e dopo essermi iscritto ad una prova in palestra da arrampicata che effettuerò tra cinque giorni per imparare qualcosa di concreto con corde e moschettoni in attesa della primavera, oggi volevo nuovamente montagna; inizialmente volevo dirigermi verso il Ghez, ma le quasi 10 ore di percorso segnalate su altre relazioni e il fatto che non abbia una traccia nella parte finale dell'ascesa mi ha lasciato molto perplesso in quanto la neve poteva confondermi e buttarmi fuori strada, rovinandomi la giornata!
Opto allora per il Geometra, soprannome della gigante delle Alpi di Ledro, il Cadria. A dire la verità questa cima era in cantiere da tempo ma l'ho sempre rimandata perché non ho mai trovato relazioni esaurienti per farmi intraprendere il percorso e soprattutto motivarmi ad un dislivello così importante da affrontare. Parto di buon ora da casa e arrivo alle 8:30 a Lenzumo, 200 m superato il cartello di ingresso al paese vedo le indicazioni per il sentiero 459b e quindi svolto a sinistra salendo per 200 m parcheggiando in un ranch. Da lì parte il sentiero che inizia ripido in mezzo al bosco, dopo circa un'ora inizia a farmi compagnia la neve, erano previste precipitazioni e nuvole ma pareva fosse acqua fino a poche ore prima della partenza.
Arrivo alla Bochet de Zori dopo un sali e scendi fastidioso, viro verso il monte Vies e omonima malga e in altre 2,5h vi arrivo sotto una neve battente,  Durante il percorso l'occhio cade sulle numerose testimonianze di residuati bellici di cui queste montagne sono state teatro ormai un secolo fa… dalle cannoniere, alle fucilieri, alle cucine ed infine alle trincee. Salgo scegliendo la direttissima alla rotabile fino a malga Cadria, la neve va e viene ma il freddo in quota inizia a farsi sentire e in distanza si nota già la croce di vetta della nostra destinazione, a guardarla da sotto la cima sembra irraggiungibile. Pranzo e noto che lì vicino ci sono dei resti di un cimitero austriaco, vado a fargli onore con una visita e poi mi metto sul sentiero 423 che inizia a solcare le quattro dorsali del Cadria; il percorso è praticamente lo stesso scavato dagli alpini durante il 15/18, anche qui si rimane affascinati dalle gallerie e dalle postazioni militari che ci fanno compagnia fino alla cima.
La neve di oggi più quella caduta nei giorni scorsi mi fa pentire di non essermi portato dietro attrezzatura più specifica, guardo la croce e la vedo sempre più impervia e irraggiungibile, sono quasi tentato di lasciar stare la conquista visto il pericolo ma delle impronte umane sulla neve risalenti presumibilmente al giorno prima mi fanno prendere fiducia e inizio a seguirle; la terza ed ultima anticima mi accoglie con una bufera di neve che non auguro a nessuno in una condizione di instabilità su delle cenge così spioventi, fortunatamente inizia un bel percorso attrezzato con cavo metallico dalla quale non mi stacco fino all'arrivo, la vetta del Geometra è a pochi passi e finalmente si riesce a comprendere l'intricato percorso che porta alla croce, cosa che fino a qualche minuto prima era incomprensibile e mostrava questa cima come irraggiungibile.
Firma della libro nascosto all'interno di un capitello sulla sommità, poco più in basso umile ma imponente è presente una croce di legno; tempo per due foto e inizio la discesa visto che il sole inizia già a calare da un po'. Percorso a ritroso seguendo però la carrozzabile, molto più semplice e tenera per le mie già provate e ginocchia; arrivato a malga Vies mi farebbe gola salire l'omonimo monte, ma purtroppo serve un'ora e mezza che non ho visto che ormai il sole è già calato del tutto; prendo il 423 Che mi porta su una rotabile che arriva fino all'ex centrale elettrica, il percorso della via normale. Arrivo al parcheggio dell'auto che la notte è già calata da più di un'ora ma fortunatamente sono attrezzato con pila e coraggio!

sabato 3 dicembre 2016

CIMA PIZ GALIN (27/10/16)


CIMA PIZ GALIN (27/10/16)
Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Retiche - Gruppo Brenta
Elevazione: 2442m slm
Tipologia: conquista della cima and back
Itinerario: da Loc Valbiole, sent.352, bocchetta Piz Galin, cima Piz Galin e ritorno
Percorso: Sentiero, traccia segnata e traccia su roccia
Percorrenza: 7h totali
Dislivello: 1259m (2518m totali)
Difficoltà: EED
Libro di vetta: si (firmato)
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Una stella alpina a fine stagione
Densità escursionistica: solo un escursionista
Punti d'appoggio: Nessuno
Note: Sentiero escursionistico mediamente faticoso, ascesa alla cima poco segnata, tecnica, attrezzata, terreno friabile e con punti esposti; sicuramente non adatta a tutti, soprattutto nell'ascesa alla cima per quanto sopraelencato; bellissimi panorami sulle dolomiti di Brenta, grande vista verso le catene austriache orientali.

Ritorno per completare il lato piu orientale delle Dolomiti di Brenta dopo aver conquistato Lasteri, Croz dell'Altissimo e Sophia; oggi tocca alla piramide solitaria del Piz Galin, nome talmente simpatico che, incuriosito dalla mia attività, assieme a me stavolta porto un collega, prima volta in montagna ma ragazzotto prestante ex marinaio.
Il sentiero come per il trio precedente parte dal parcheggio di loc. Valbiole, una zona a sud-ovest di Andalo (TN) con indicazioni verso il rif. La Montanara (che non vedremo), risalgo la rotabile cementata e dopo un centinaio di metri imbocco il sentiero 352 a destra in mezzo ad un umidissimo bosco mattutino nonostante la splendida giornata e l'Ottobre ormai svanito. Proseguiamo completamente bagnati in una ripida salita fino alla località Fontanella, un abbeveratoio con bivio e segnavia verticale, proseguiamo dritti sempre in direzione Bocchetta del Galin, la mulattiera è meno ripida e alle nostre spalle inizia a spuntare il lago di Molveno. Il bosco si dirada e arriviamo dopo una svolta a destra a seguito di segnavia, il tutto sempre ben evidenziato con segnali biancorossi alla località Prati di Monte, immersi in una boscaglia tricolore che va dal verde, al giallo fino al rosso; qui seguiamo verso nord e arriviamo dopo 15 minuti al Tovo Valon e dopo altri 15 alla Bocchetta del Piz Galin, dove interseca il 353 e si apre la valle che collega le gia ben visibili tre vette fatte qualche tempo fa; da qui lasciamo il sentiero e iniziamo l'impegnativo percorso alpinistico "Carlo Alberto Banal" che porta in 45 minuti alla cima in questione. Il percorso e segnato con rari bollini e frecce rosse, alcuni vecchi segnali CAI/SAT confondono la via, il primo attraversamento che porta ad ovest è spiovente, violento e non attrezzato, lo scavalchiamo e torniamo verso sud iniziando un mix tra percorso attrezzato, passaggi di roccia tra I e II grado molto friabile e pezzi di prato.
Arriviamo piuttosto provati all'imponente croce di vetta dove ci godiamo panorami sul lago di Molveno, le dolomiti di Brenta (bellissimo vedere il percorso precedente in miniatura) con una regale Cima Tosa che predomina su tutte sbiancata sulla cima; ad est in lontananza le cime innevate dell'Austria. Prendiamo coraggio e affrontiamo la croccante via del ritorno che ci impegna in vari punti; successivamente prendiamo la via del ritorno che in un paio d'ore abbondanti ci porta al parcheggio.