lunedì 12 agosto 2019

CIMA LA RODA (04/07/2019)

CIMA LA RODA (04/07/2019)
Regione:Trentino Alto Adige, Trenti
Gruppo:Alpi Orientali, Dolomiti di Brenta
Elevazione: 2125m slm
Tipologia:Conquista della cima e rientro
Itinerario: Dalla Stazione a monte del Paganella per sentiero attrezzatobe poi ferrata delle Aquile.
Percorso:Sentiero segnato e ferrata segnata
Percorrenza:circa 2,5h
Dislivello:300m
Difficoltà:EEA
Libro di vetta: No
Croce di vetta: No 
Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
Densità escursionistica:Medio alta
Punti d'appoggio:Rifugio La Roda
Note: La Roda è raggiungibile per sentiero da Andalo (circa 1000m di dislivello), scendendo da cima Paganella per 10 minuti o come noi, per la ferrata delle Aquila. Segnata come cima, è uno spallone del massiccio Paganella

Partiamo tardi (con Gerry) per una serie di imprevisti (traffico, lavori e impianti di risalita molto lento). Dalla cima del Paganella di fronte a noi troviamo subito un segnavia che indica il sentiero delle Aquile. Intrapreso il sentiero tra i mughi che dopo poco presenta qualche erta cengia attrezzata, arriviamo al bivio che separa la continuazione del sentiero che poi porta al sentiero botanico e la nota ferrata. Ci imbraghiamo e iniziamo a scendere per la parete est del monte e in alcuni punti strapiombanti la forza di gravità mette a dura prova le nostre braccia. Dietro di me un pensionato senza assicurazioni; Subito vedendo la sua agilità tra le rocce e mi sono detto, sarà una guida alpina o comunque uno che il sentiero l’ha fatto migliaia di volte… Lasciamola passare così non rallentiamo! Una volta giunto da noi attaccabottone e ci spiega che si trovava lì per caso sul Paganella non voleva perdere l’occasione ma non aveva nulla per assicurarsi, io sinceramente non mi sono permesso di dirgli di tornare indietro ma gli ho fatto presente che il sentiero era sempre più erto di come lo aveva visto fino al quel momento, se voleva avevo un dissipatore di emergenza ma purtroppo ero sprovvisto di un imbrago; fatto sta che dopo cinque minuti ha deciso saggiamente di tornare indietro anche perché se fosse caduto, a fianco a me probabilmente mi avrebbe trascinato con lui. Il sentiero si fa sempre più esposto ma meno pesante a livello fisico con una sorta di sali e scendi ma sempre lungo la change a orizzontale che porta ai due celebri ponti tibetani e poi al libro di via. Da qui ci sono due scelte, il più recente “nido dell’Aquila” dove si affrontano due scale a chiocciola di metallo verticali che danno un senso di vuoto estremo è un piccolo tratto finale dove tirarsi su con un capo di ferro, l’altro, la via originale, ovvero lo “spigolo del vento”, una simpatica arrampicata di III+ su uno spigolo Dove si può alternare passaggi su roccia puri ad aiuti con il solito cavo metallico. Noi optiamo per lo spigolo del vento e in circa 20 minuti scarsi raggiungiamo il trono dell’Aquila ovvero la fine della via. Tempo per due foto e iniziamo la faticosa risalita che porta al bivio dove inizia la ferrata e anziché tornare verso il Paganella deviamo a sinistra verso cima la roda e le sue tantissimi antenne televisive. Foto di vetta e rientro verso il Paganella dove facciamo un’altra foto con la croce di vetta E ci gustiamo una bella fetta di torta è una bella birra media.

CIMA CORNETTO DI FOLGARIA, SECONDA CIMA, TERZA CIMA, BECCO DI FILADONNA, CIMA VIGOLANA (19/06/2019)

CIMA CORNETTO DI FOLGARIA, SECONDA CIMA, TERZA CIMA, BECCO DI FILADONNA, CIMA VIGOLANA   (19/06/2019)
Regione:Trentino, Trento
Gruppo:Prealpi Venete, Altopiano Vigolana 
Elevazione: 2150m 
-Tipologia:Giro ad anello con conquista delle cim
Itinerario: Da loc. La Fricca per sent.439 fino in cresta e poi prima per sent.425 alternato a traccia per tutte le cime con discesa per 442 alla Fricca
Percorso:Sentiero e traccia segnati
Percorrenza:circa 7,5h
Dislivello:1650m
Difficoltà:EE
Libro di vetta: Si (Becco di Filadonna)
Croce di vetta: Si (Becco di Filadonna)
Flora e fauna intravisti degni di nota: Scoiattoli
Densità escursionistica:Circa 10 persone
Punti d'appoggio:Rifugio Casarota
Note: Importante ascesa a 5 delle 6 cime del massiccio principale di questo gruppo montuoso dalle difficoltà escursionistiche.

Arrivo con Gerry alla Fricca, poco dopo Folgaria quando fino a due ore prima, causa temporali, si stava decidendo ancora dove andare. Lasciamo il mezzo parcheggiato nei pressi di un piccolo slargo dove è presente una fontana e alcune panchine a cavallo tra i due sentieri di andata e ritorno. Risaliamo il ripidissimo è molto faticoso sentiero 439 che in due ore, stremati dal caldo soffocante, ci porta sulla cresta N/O del monte Cornetto e viriamo a sinistra in direzione dell’omonimo monte. La salita si fa in circa 20min con qualche divertente passaggio di I grado. Sulla cima due osservatori e una bella vista della Valsugana e della Valdadige. Riprendiamo la via e al bivio prendiamo la direzione opposta che segue per traccia ben segnata tutta la cresta della montagna. Per la Seconda Cima ce una piccola deviazione che ci porta all’ometto di sommità, mentre per la Terza ci sono solo brulli mughi ad attenderci. Si parte per la regina del gruppo seguendo prima la traccia e poi il 425 con l’ambiente che da brullo inizia a farsi roccioso. Si scende e si sale in continuazione e il nostro stato fisico è ancora molto provato dalla prima parte dell’ascesa. Mangiamo un panino e ci rilassiamo un attimo per poi attaccare il Becco di Filadonna su traccia poco segnata che si scosta dal sentiero principale. La salita con passaggi divertenti sui lastroni sommitali porta alla piccola croce di vetta in marmo con libro. Poco sotto sull’antecima un enorme croce di ferro si mette in mostra su tutto il lago di Caldonazzo. La vista è spaziale. Scendiamo e dopo un po di indecisione per la stachezza e i pochi liquidi rimasti, decidiamo di salire anche la Vigolana, prima per sentiero e poi per traccia in circa mezzora arriviamo al nascostissimo (dai mughi) ometto di vetta e anche li, la vista sul lago e da togliere il fiato. Scendiamo e riprendiamo ti sentirò fino al bivio con il 442 dove iniziamo una ripida discesa in direzione del rifugio Casarotta, arrivando dopo circa un’orae un quarto dalla Vigolana. Una fetta di torta e due belle birre fresche con sguardo di acqua, saluti ai simpatici rifugisti e alla loro comunità di Alpaca che tiene compagnia agli escursionisti e in poco meno di un’ora arriviamo al parcheggio

domenica 16 giugno 2019

CIMA MONTE TESORO (25/04/2019)

CIMA MONTE TESORO (25/04/2019)
Regione:Veneto, Verona
Gruppo:Prealpi Venete, Altopiano della Lessinia 
Elevazione: 914m slm
Tipologia:Giro ad anello con conquista della cima.
Itinerario: Da loc. Croce dello Schioppio fino all cima attraverso sentiero e poi per strada militare al punto di partenza.
Percorso:Traccia non segnata, strada militare
Percorrenza:circa 2h
Dislivello:300 circa
Difficoltà:EE
Libro di vetta: No
Croce di vetta: No
Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla
Densità escursionistica:Nulla
Punti d'appoggio:nessuno
Note: Giro breve che porta su una montagnola lessina poco conosciuta.

Parcheggiamo nei pressi di una cava, alla seconda salita a sinistra dopo la località Croce dello Schioppo, vicino al noto ponte di Veja. Da li parte un sentiero non segnato che porta nelle vicinanze del forte Tesoro, straordinaria struttura che stazione sulla sommità dell’omonimo monte. La traccia in prossimità della cima è sempre piu divorata dalla vegetazione e si combatte spesso com rovine spini fino ad arrivare alla recinzione del forte, dove vi è il divieto di accesso. Un buco nella recinzione permette di risalire un pendio boscoso delimitato da due recinzioni che sale verso la sommità. Arrivati al forte si nota ancora una recinzione che chiude l’accesso ma, nei pressi di una torre di vedetta vi è un altro foro nella rete che finalmente ci permette di accedere all’enorme struttura. Tempo di una foto e scendiamo per la strada asfaltata di accesso al forte, chiusa al pubblico ma facilmente aggirabile nei pressi del
cancello d’ingresso.

CIMA CAPI (20/04/2019)

CIMA CAPI (20/04/2019)
Regione:Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo:Prealpi Lombardi, Alpi di Ledro 
Elevazione: 907m slm
Tipologia:Giro ad anello con conquista della cima
Itinerario: Da Biacesa per sent.470 e poi ferrata Susatte alle cima, rientro proseguendo per la ferrata e poi 460 fino a Biacesa.
Percorso:Sentiero segnato
Percorrenza:circa 4h totali con soste
Dislivello:500m circa
Difficoltà:EEA
Libro di vetta: Si
Croce di vetta: Si 
Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
Densità escursionistica:Altissima
Punti d'appoggio:Bivacco Arcioni e bar a Biacesa
Note: Ferrata interessante per principianti senza vertigini e giro panoramico sull’alto Garda. 

Parto con Gerry e Taty con relativa calma (Taty ha lavorato fino alle 4:00) da Verona e arriviamo a Biacesa, poco dopo Riva del Garda alle 9:30, sempre con tranquillità parcheggiamo in paese visto il numeroso afflusso di escursionisti che si stava portando verso le cime vicine. Il sent.470 è ben segnato, poco ripido e con stupendi scorci sul lago. Alla base del sent. attrezzato, dopo poco piu di un’ora dalla partenza, notiamo decine decine di persone accalcarsi sulla nostra via che a vederla sembra irraggiungibile. In realtà la ferrata fino alla cima è molto soft anche se ha qualche punto con discreta esposizione; unico problema sono le continue soste sotto un’irreale sole d’aprile a quasi 30 gradi. Giunti in cima dopo una breve pausa iniziamo la discesa. Mi raccomando, rimante imbragati che fino al bivacco Arcioni il sentiero rimane attrezzato alcuni punti possono mettere in difficoltà il neofita sia per esposizione che per tecnica. Dal bivacco in 50 minuti siamo a Biacesa per la meritata birra.

CIMA MANOS, INGORELLO, CARZEN E VESTA (21/03/2019)

CIMA MANOS, INGORELLO, CARZEN E VESTA (21/03/2019)
Regione:Lombardia, Brescia
Gruppo:Prealpi Lombarde, gruppo Tombea Manos 
Elevazione: 1516m slm (Manos)
Tipologia:Giro ad anello con conquista delle cime
Itinerario: Da loc. Coccaveglie per sent.473, Strade forestali e tracce di sentiero
Percorso:Sentiero segnato, Traccia segnata e traccia non sempre segnata
Percorrenza:circa 4h
Dislivello:950m
Difficoltà:EE
Libro di vetta: Si (solo su Carzen)
Croce di vetta: Si (Manos e Carzen croce, Ingorello con palo e Vesta con cippo di confine)
Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
Densità escursionistica:Nessuno
Punti d'appoggio:Rifugio Cavallino
Note: Giro In aree dimenticate delle Prealpi lombarde interessante più dal punto di vista storico che alpinistico. Si tratta di cime brulle e sentieri attraverso fattorie, fienili e malghe. Sulle cime la vista spazia dal lago di Idro alle vette dell’Adamello tra cui il Cornone di Blumone e il Carre Alto.

Parto con relativa calma alle 10.00 dalla località Coccaveglie, Case sparse nelle vicinanze del più noto Treviso bresciano. Si segue subito la strada forestale che a tornanti si snoda verso quello che poi diventerà il sentiero che conduce in circa 40 minuti alla croce di vetta del monte Manos senza troppe difficoltà. Dalla cima si scende per cresta su esile traccia nuovamente su strada forestale e da lì in circa 20 minuti si arriva alla cima del monte Ingorello. Per salire a questa poco interessante sommità non esiste un vero sentiero, dalla forestale è intuibile la salita superata la recinzione dell’abitazione privata che occupa la maggior parte delle pendici di questo monte. Ci sono numerose tracce ma nulla di segnato, sulla vetta si trova un palo in ferro di colore verde e poco più sopra un ometto. Scendo per la stessa via e mi dirigo nuovamente verso l’evidente Monte Carzen seguendo sempre la forestale fino alle pendici del monte stesso. Da li il sentiero finisce ed inizia una sempre più esile traccia militare che con una po’ di fatica porta alla croce di vetta con relativo libro nascosto sotto i massi che la sorreggono. Tempo di pranzare e per debole traccia inizio a scendere per cresta con alcuni passaggi di primo grado su terreno brullo per arrivare al passo di Vesta per poi risalire nuovamente La ripida dorsale che porta alla sommità del Monte Vesta. Sulla cima si trova un interessante cippo di confine austriaco. Scendo per la stessa via e prendo ad anello il sentiero 473 che in circa un’ora abbondante mi riporta alla località di partenza.

giovedì 25 aprile 2019

Anno nero per l’alpinismo


Purtroppo pochi giorni fa è toccato a loro, Lama, Auer e Roskelley in discesa dopo la conquista del Howse Peak in Canada. Travolti da una valanga e ritrovati tre giorni dopo. I due austriaci del team The North Face erano due fenomeni contemporanei, l’americano, meno noto in Europa, era figlio d’arte e tra i piu forti atleti americani. Questa la loro ultima foto sulla vetta dell’Howse Peak.

martedì 19 marzo 2019

C’era una volta uno spagnolo, un pakistano e un italiano…



Potrebbe sembrare una barzelletta per come nasce e come finisce, ma non lo è. 

C’era una volta (2016) uno spagnolo, un pakistano ed un’italiano ...una spedizione con tre alpinisti che puntavano a conquistare il “re delle montagne” nel suo periodo piu facile, la stagione difficile. 

Sono stati mesi di preparazione e , studio dove si è scelto “via” e stile di salita (classico), lavoro (sistemazioni dei campi, posizionamento delle corde fisse), acclimamento, salvataggi (di polacchi) e di tutto quello che puó accadere quando si decide di affrontare nel periodo piu facile nella stagione piu difficile la seconda montagna più inaccessibile dell’Hymalaya, almeno per le statistiche.

Tutte queste vicende sono ricche di imprevisti, come puó essere una caduta, polacca ed italiana che sia, o pakistana,come lo è stata in precedenza e sicuramente la fiducia nel proprio team è alla base di tutto ma..questo spagnolo, questo pakistano e questo italiano non erano degli sprovveduti o dei neofiti di fronte al “re delle montagne”, se qualcosa durante questi mesi di “vicende”, come in altre mille storie come queste, è andato storto, non significa che “qualcuno non è più buono”, ma forse è stato piu sfortunato e, non credo che in una squadra in una situazione del genere, l’esclusione sia la miglior scelta per la squadra stessa, se di VERA squadra stiamo parlando, perché un team si sceglie dopo una profonda conoscenza e successiva fiducia dei propri componenti e lo si cementa come in questo caso dopo mesi di lavoro assieme, non dopo una riunione di poche ore in alta quota in mezzo a capi griffati.
Ecco, questa è la storia di uno spagnolo, un pakistano e un italiano che volevano affrontare nel periodo piu facile nella stagione piu difficile il “re delle montagne”, il Diamir.

Ah, dimenticavo l’epilogo. Il giorno dopo arrivò un altro re delle montagne per affrontare nel periodo piu facile nella stagione piu difficile il Diamir, il re “quello commerciale”. Sulle spalle, anzi, sulla rotonda gobba a forma di Half Dome di questo re, il posto era solo per due persone e si decise di lasciare giù non il piu scarso, non il “meno buono” o il meno esperto, ma il più onesto.
Fu così che il re delle montagne commerciale conquisto il re delle montagne himalayane nel periodo piu facile nella stagione piu difficile. Il Diamir tre anni dopo chiese in cambio per se l’alpinista piu onesto, l’italiano. 

( dedicato a Daniele e Tom )

giovedì 14 marzo 2019

CIMA CROCETTA (30/01/2019)

CIMA CROCETTA (30/01/2019)
- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi Venete, Altopiano della Lessinia 
- Elevazione: 970m slm
- Tipologia: Giro ad anello con conquista della cima
- Itinerario: Da Breonio si sale per le vie del paese arrivando al sentiero che segue la dorsale che porta alla cima.
- Percorso: Sentiero segnato
- Percorrenza: circa mezzora
- Dislivello: circa 300 m
- Difficoltà: T
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: Si 
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: Nessuno
- Punti d'appoggio: Bar del paese di Breonio
- Note: Giro su piccola elevazione famosa della Lessinia. Il giro è facilmente abbinabile al Monte Pastelletto. 


La mattinata era partita con l’idea di fare un po’ di allenamento salendo per la via normale del Corno d’Aquilio innevato ma rientrando verso casa noto un cartello con scritto proprio Monte Crocetta, Che non avevo mai fatto nonostante fossi tentato quando feci la scorsa estate la salita al limitrofo Monte Pastelletto (consiglio vivamente di abbinare entrambe le cime in quanto quella di oggi è molto noiosa mentre l’altra è molto più intrigante sebbene rimanga un obiettivo con difficoltà turistica o poco piu). Parcheggio nel punto più alto del paese dove la strada è ancora asfaltata e seguo i segnali biancorossi che in circa un quarto d’ora mi portano alla cima dove è presente una sorta di mausoleo con all’interno la croce in pietra. Tempo di una foto e scendo ad anello proseguendo la dorsale che poi mi collegherebbe al Monte parcheggio nel punto più alto del paese dove la strada è ancora asfaltata e seguo i segnali biancorossi che in circa un quarto d’ora mi portano alla cima dove è presente una sorta di mausoleo con all’interno la croce in pietra. Tempo di una foto e scendo ad anello proseguendo la dorsale che poi mi collegherebbe al Monte Pastelletto ben visibile dinanzi a me. Ad un certo punto un tornante mi riporta direttamente a dove ho lasciato la macchina.

CIMA MEZZOGIORNO (20/01/2019)

CIMA MEZZOGIORNO (20/01/2019)
- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi Venete, Altopiano della Lessinia 
- Elevazione: 1670m slm
- Tipologia: Conquista della cima e ritorno per vie alternative.
- Itinerario: Da Rifugio Bocca di Selva principalmente per sentiero 113 e traccia.
- Percorso: sentiero e traccia non sempre segnati.
- Percorrenza: circa 2 a/r
- Dislivello: 300m
- Difficoltà: T
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: No
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: Qualche escursionista nei pressi del rifugio in partenza.
- Punti dappoggio: rifugio Bocca di Selva e Primaneve tutto l’anno, Podestaria solo d’estate
- Note: Giro interessante in piena Lessinia arrivando ad una cima sconosciuta utilizzata come fortificazione bellica nella grande guerra, la cima assieme a Trappola e Sparavieri è una delle bastionate che strapiombando sulla valle di Revolto guardando il Carega.


Parto nel pomeriggio dopo una mattinata di lavoro Consapevole di tornare con il buio. L’ambiente è perlopiù innevato ma la strada forestale è pressoché ghiacciata e quindi sarebbero stati utili un paio di ramponcini. Proseguo sereno con un po’ di attenzione fino al rifugio Podestaria dove inizio a staccarmi seguendo tracce e tagliando lungo i pendii per poi risalire con una faticoso sali scendi e sali in direzione delle postazioni di guerra sistemate sulla cima obiettivo di questa nostra giornata. Il tramonto è in arrivo quindi faccio una foto con l’ometto di vetta e inizio la discesa per forestale trovandomi al buio con frontalino e arrivando al parcheggio a circa due ore dalla partenza.

RESOCONTO ANNO 2018

Un anno diverso dagli altri, meno quantità e più qualità, spingendosi piano piano verso i primi quattromila. Un’anno con molte soddisfazioni personali come il completamento del supergruppo delle Piccole Dolomiti, partito (e poi chiuso con un bel tatuaggio) con cima Carega, poi il perfezionamento del massiccio del Baldo in invernale, salendo altre piccole cime prima snobbate. 

Cime nuove solo una trentina, ormai le 104 messneriane (ne faceva 100 all’anno) sono solo un ricordo in quanto le montagne che circondano la mia zona sono tutte completate; però quest’anno oltre a tantissime ripetizioni, più di 70, le cime fatte sono state molto qualitatevoli. La piu alta e ambita è stata l’Ortles, da anni un sogno nel cassetto, la più impegnativa e di soddisfazione la Focobon (in solitaria), vetta che già di suo conto ha pochissime ripetizioni e che credo che in solitaria ne vanti davvero pochissime. Poi la Campanili, cima che mi ha permesso di completare il supergruppo, brulla montagna con evidenti resti bellici fino alla cima e che mi ha fatto escludere fin dall’inizio della salita la prima assoluta che invece credevo. il Sass Rigaiss, vetta piu alta delle Odle (assieme al Gran Furchetta a parimerito) con un’ardita ferrata. La Cavaion, cima dimenticata del gruppo Ortles/Cevedale in val di Rabbi, che volevo affiancare alla vicina Pontevecchio, troppo rischiosa in solitaria in estiva e quindi rimandata. Poi sicuramente da ricordare Cima Nera, spoemdida roccaforte sopra il lago delle Marmotte con panorama mozzafiato sul gruppo Ortles concludendo con un bel anello sulle vette del Cir.


Le ripetizioni sono state molte sulle Piccole e sul Baldo; la parete nord del Plische e il Vallone Osanna in solitaria invernale, le creste del Carega, le salite per il Vajo Bianco, Battisti e Bella Lasta, le ripetizioni di due bei tremila come Vioz e Boè, le salite tra Costabella, Buse e Telegrafo accompagnando amici, il ritorno a Valdritta passando anche da Fontanelle.

sabato 12 gennaio 2019

CIMA STOTZE, BELLOCCA, SABBIONARA E PURGA (06/06/2018)

CIMA STOTZE, BELLOCCA, SABBIONARA E PURGA (06/06/2018)
- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi Venete, Altopiano della Lessinia 
- Elevazione: 1257m slm
- Tipologia: Giro anello con conquista delle cime 
- Itinerario: Da Velo per strade, tracce di sentiero e percorso libero.
- Percorso: Sentiero segnato, traccia non sempre segnata
- Percorrenza: circa 3h senza soste
- Dislivello: 400m
- Difficoltà: T
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: Si (Stotze e Sabbionara)
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: Un gruppetto di pensionati
- Punti d'appoggio: Rifugio Lausen, ristoranti e trattorie a Velo
- Note: Giro ad anello per le cime pratose di Velo Veronese.


Parto dal centro di Velo avviandomi prima su strada asfalta e poi per traccia verso la visibile croce di pietra dello Stotze, sommità esattamente sopra il paese. La traccia è intuibile e senza difficoltà, scavalcando qualche reticolato, arrivo alla brulla cima. Da li noto una croce di una collinotta che non conoscevo e che scopro esser il monte Sabbionara grazie al web, cosi, lo metto in cantiere per dopo e inizio la mia “pedalata” verso il monte Purga riscendendo verao il paese e risalendo la via del cimitero dove parte il sentiero che sale in circa mezzora alla chiesetta che si eregge sulla sommità del monte. Due foto e in discesa attraverso prati e colline seguo l’enorme croce della Sabbionara che raggiungo in circa 40 minuti senza difficoltà per poi riscendere al parcheggio attraversando un paio di contrade. Prendo la macchina e mi sposto in direzione conca dei Parpari parcheggiando direttamente sotto l’area sciistica, da lì la salita è elementare senza traccia e si fa in circa 15 minuti; Arrivati sulla brulla cima, me ne scendo e li prendo la macchina per tornare a casa.

CRODA DEL BECCO (18/19/08/2018)

CRODA DEL BECCO (18/19/08/2018)
- Regione: Trentino Alto Adige, Bolzano
- Gruppo: Dolomiti, Dolomiti di Braies. 
- Elevazione: 2810m slm
- Tipologia: Giro ad anello con conquista della cima 
- Itinerario: Dal lago di Braies dal set.19, poi 23, poi alta via n.1 e traccia alla cime e discesa per AV1 fino al lago.
- Percorso: Sentiero segnato, traccia segnata.
- Percorrenza: circa 9h senza soste
- Dislivello: 1800m
- Difficoltà: EEA
- Libro di vetta: Si
- Croce di vetta: Si
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: Altissima in zona lago, una decina gli alpinisti in vetta.
- Punti d'appoggio: Rifugio Biella
- Note: Supergiro con bivacco in vetta sulla cima per eccellenza delle Dolomiti di Braies in un giro ad anello che circumnaviga il massiccio principale del sottogruppo.


Partiamo (io, Andrea e Mauro) supercarichi dall’affollato lago di Braies direzione sud est opposta alla via normale. La Croda strapiomba sul lago riflettendosi in tutta la sua maestosità. Tappa ad una malga per il pranzo e il maltempo, che x quel weekend assedia tutto l’arco alpino, arriva con una bella sguazzata, ma noi temerari partiamo sotto la pioggia con i nostri zainoni in direzione del ripido vajo che porta alla prima forcella (Riciogion) del nostro itinierario. L’ambiente da boscoso diventa alpino e il percorso a cerchio porta al rifugio Biello, roccaforte ai piedi della croda. Il tramonto si avvicina e il ritardo accumulato dai soliti imprevisti la fa da padrone. Decidiamo di salire consapevoli che la via piu tecnica è proprio quella che ci aspetta. Ci sono passaggi di I in zone friabili e due tratti attrezzati banali. Il buio sopraggiunge e non vediamo la vetta anche se il gps ci dice che è vicina. Optiamo per una cengetta dove bivaccare e goderci la cima all’alba. Sacchi a pelo e lanterno e un cielo che dopo un’altra breve sguazzata ci regala una via lattea meravigliosa. Sensazioni ed emozioni uniche dormire sotto un cielo stellato, l’orizzonte bordato di arancione che disegna le cime e circondati da temporali. Mauro per la stanchezza e io per le birre prendiamo sonno mentre Andrea si gode tutta la notte lo spettacolo sopra le nostre teste. La mattina albeggia e vediamo la croce di vetta a vent minuti da noi. Partiamo, davanti a noi alcuni austriaci che la sera prima avevano rinunciato alla salita. Alla cima si arriva senza difficoltà e lo spettacolo è impagabile. Scendiamo al rifugio dove colazioniamo e poi al lago per la via normale con una folla di gente in salita. Una volta nella vita, provate a bivaccare in vetta, non ve ne pentirete.