martedì 3 luglio 2018

CIMA BELLA LASTA (04/01/2018)

CIMA BELLA LASTA (04/01/2018)
- Regione: Veneto, Vicenza
- Gruppo: Piccole Dolomiti, Tre Croci
- Elevazione: 1682m slm
- Tipologia: Conquista della cima and back.
- Itinerario:Da Loc. La Piatta per sent.207 al passo del Mesole e poi virando a sinistra per 202 dopo circa 150m attacco alla cima da sudest e ritorno.
- Percorso: Sentiero segnato e percorso ad intuito
- Percorrenza: circa 3h senza soste
- Dislivello: 600m circa
- Difficoltà: EE AI
- Libro di vetta: SI
- Croce di vetta: No
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: 4 ciaspolatori, 1 scialpinista.
- Punti d'appoggio: Rif.Bertagnoli
- Note: cima quasi inaccessibile per i piu con una sola via di roccia in estate e 3 scalate su couloir d’inverno.

Tentata gia due volte senza successo mi era rimasta solo lei, la Bella Lasta, stupendo sperone roccioso tra cima Mesole e Gramolon unita dalle due spalle minori Salbanara e Giano. La cima è  la mia penultima delle 62 delle Piccole Dolomiti e quindi scalarla sarebbe una grande soddisfazione e il quasi completamento di un intero Super Gruppo. Manca la Campanili e qualche sperone dubbio che per alcuni sono guglie, per altri pale e per altri cime ma come vette siamo sicuri che sono sessanta e che le abbiamo fatte tutte. L’idea, consigliata da un noto alpinista della zona è di cercare a sud un presunto sentiero d’arroccamento divorato dai mughi con molta neve dura e quindi cavalcarlo. Inizialmente avevo pensato di scalarla da nord per vajo ma la sera prima ho avuto conferma che il mio compare di ascesa era indisponibile.
Dopo aver accertato le condizioni nevose raggiungo il Bertagnoli con strada chiusa circa due km prima per (improbabile) rischio valanghe, il che mi porta a mezzora di cammino in piu. Indosso i ramponi e risalgo in un oretta scarsa il 207 a passo Mesole. La neve non è tanta e la cosa mi sfiducia un po, viro a sinistra e tento un attacco da una via vicina al passo che gia avevo testato al tentativo precedente, ma lascio perchè la neve non copre i mughi a sufficienzi. Supero la prima curva e vedo la via. Certo, non è cosi elementare ma sembra tentabile. Indosso casco, imbrago e picca e inizio a salire con qualche infossata su neve che inizia a cedere. La salita sono forse 300m ma la fatica non è il problema principale, il vero dilemma e la tenuta del manto sui tratti di cresta, le cornici. In alcuni punti sprofondo alla vita ma poi per dorsale risalgo la cresta su misto e raggiungo l’esile vetta con libro di via e ometto sepolti dalla neve (poco piu sotto ce una croce fatta con due rami). Tempo per due foto di rito e inizio la discesa su neve molle.

Riscendo al rifugio e festeggio con birra e bigoli.

CIMA SCHARCKER (01/01/2018)

CIMA SCHARCKER (01/01/2018)
- Regione: Austria, Carinzia.
- Gruppo: Alpi Noriche, Gruppo Grossglockner
- Elevazione: 2606m slm
- Tipologia: conquista della cima and back
- Itinerario: da Heiligenblut con impianti di risalita a Rossbach, da li seguendo la pista da sci alla stazione a monte e poi per traccia alla vetta, ritorno con funivia.
- Percorso: Sentiero segnato, traccia su neve
- Percorrenza: circa 3,5h solo andata
- Dislivello: 820m
- Difficoltà: E AI
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: Si
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: sciatori a flotte
- Punti d'appoggio: Rifugio Panorama, Rifugio Rossbach
- Note: Capodanno in Austria con la consorte all’ombre del gigante d’Austria; convinco nonostante l’ambiente innevato e il meteo avverso a questa elementare salita (in estivo) compromessa dall’ambiente innevato. Normalmente quindi una passeggiata con buon dislivello (dal paese senza impianti una bella faticata), in invernale obbligo di piccozza e ramponi.

Partiamo con molta calma dal carinissimo paese di Heilingeblut, a circa 35km da Lienz, dove risaliamo fino alla stazione intermedia di Rossbach, qui potremmo si poteva optare per la trenovia Fleissbahn che portava fino alla spalla Fleisshalm e poi per sciovia a Hochfleiss e da li per presumibile traccia a cima Gjaidtroghöhe a 2900m; la sciovia è ovviamente improponibile senza sci. Iniziamo quindi la faticosa salita su neve battuta fiancheggiando le zone colme di sciatori, il tutto sotto neve battente. Congelati dopo oltre tre ore tocchiamo la stazione a monte dove riprendiamo colore, facciamo bisogni e infine in 10 minuti scarsi arriviamo sotto bufera alla croce di vetta, tempo per due foto e via alla stazione dove pranziamo e riscendiamo attraverso gli impianti.

In una giornata di sole il panorama invernale dovrebbe essere stato impensabile, noi ci accontentiamo della prima salita dell’anno e in terra straniera.

lunedì 2 luglio 2018

CIMA FONTANELLE (06/12/2017)

CIMA FONTANELLE (06/12/2017)
- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi Lombarde, Gruppo Baldo 
- Elevazione: 2207 slm  
- Tipologia: conquista della cima and back
- Itinerario: Da malga Valfredda per sent.Lino Ottaviani, poi 652 e 641 fino a forcella Fontanelle, poi per tracce in vetta e ritorno dalla stessa via alla malga
- Percorso: Sentiero segnato, traccia non segnata
- Percorrenza: circa 9h senza soste
- Dislivello: 1000m
- Difficoltà: EE AI I
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta:No
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci in quantità
- Densità escursionistica: un ragazzo con un cane
- Punti d'appoggio: Rif.Chierego, Fiori del Baldo e Telegrafo
- Note: Giro lungo evitando la via normale per la suddetta cima, la seconda per elevazione del massiccio. La via normale da cavallo di Novezza ha la strada bloccata per rischio valanghe (constatato 10 giorni prima all’escursione al Monte Erbe), quindi opto per la lunga via dalla Valfredda, un giro di 10h andata e ritorno per comodo sentiero quando non in ambiente innevato.

L’obbiettivo di oggi era completare il massiccio, cosa che per errori topografici ero convinto di aver gia fatto ai primi dell’anno, quindi oltre a Fontanelle e cima Val Finestra (Già conquistata durante l’ascensione a cima Pozzette e Longino ma non fotografata), una piccola punta che fa da spalla alla Valdritta, la vetta principale.
Arrivo alle 7:30 al parcheggio godendomi l’alba rossa di una giornata senza nubi. La voglia non è alle stelle visto l’ambiente innevato e il lunghissimo avvicinamento per una cima raggiungibile in 2,5 ore per la via normale, ma proseguo. Il percorso e tutto innevato e vetrato ma per ora mi faccio bastare il vibram dei scarponi; in un ora arrivo al Chierego e opto per la meno impervia via ovest che da aggira la Costabella e da sul Garda. Supero vetta delle Buse tra gruppi di camosci e arrivo al Col Santo dove all’ultimo inverno avrei desiderato un po di corda per una doppia dalla tanta neve che si era accumulata. Questa volta lo aggiro facilmente ma metto i ramponi, il 651 è su cengia molto esposta e uno scivolone potrebbe diventare fatale. Inizio a trovare cumuli di neve fresca tra il passo del Camino e Cima Telegrafo. Rimango sul 651 proseguendo e superando cima Pettorina (che la volta prima avevo scambiato per l’obbiettivo di oggi a causa di una relazione sul web errata e una mia sopravvalutazione della stessa) inizio ad incontrare accumuli importanti di neve fino al ginocchio su valloni molto importanti. Giungo nell’area di Fontanelle e vedo quella che dovrebbe essere la via normale, una traccia su dorsale che parte dal 651 e risale la cresta est con passi di I e II grodo superando le due delle tre antecima prima di arrivare in sommità. La neve vetrata rende molto pericolosa la cosa quindi proseguo in cerca di tracce, ormai quasi sparite sull’estivamente frequentato  651  e trovo qualche vecchia impronta sulla spalla est, faccio uscire la piccozza ed inizio ad arrampicare su misto con passaggi di I e II incrociando una traccia su neve, qualcuno era passato giorni prima. Risalgo e arrivo in cresta, la spalla ovest è strapiobante, seguo la cresta con piede fermo e assenza di vertigine arrivando alla prima antecima, la seconda con cavalcioni sulla cresta e infine con qualche lasso articolato evito l’ultimo tratto di cresta e mi faccio 5/6 m di arrampicata raggiungendo la spoglia sommità.
Tempo per la foro e scendo subito visto che il tramonto arriva a breve e manca ancora la Val Finestra. Al ritorno trovo un buon punto per una clessidra e non mi rischio troppo allestendo una doppia. Tornato sul 651 arrivo a forcella Valdritta e sotto l’omonima e gia toccata cima con visibile croce; anche qui senza ramponi la traccia finale sarebbe impossibile; la cosa non mi tocco e proseguo vedendo la vicina Val Finestra. Questa cima, considerata tale ma per molti una spalla della Valdritta si erge di pochi metri sopra il 651, è stata superata da me almeno due volte ma mai raggiunta in sommità per disinteresse, ora per ovvi motivi di completamento la vorrei fare vista la semplicità. Affronto la cengia con parte di neve accumulata fino alla vita, senza traccia, mancheranno 200 metri e di fronte a me l’ultimo enorme vallone dopo 5 ore di avvicinamento, faccio i primi passi e sprofondo, 3 metri sopra di me inizia a creparsi la neve, faccio dietrofront con calma e mi riporto sulla mia traccia facendo ritirata. Il mio intuito mi diceva che sarei arrivato a valle com chissà quanti metri cubi di neve. Obbiettivo fallito e altre 4 ore per rientrare con uno splendido tramonto rosso sul lago di Garda e ultima ora con il frontalino fino al parcheggio. Peccato, ne manca per poco ancora una, ma meglio saper accettare una sconfitta e poterci ritornare che rischiare un azzardo cosi grosso.

Cima Val Finestra verrà ri-conquistata ed immortalata nel giugno del 2018.

CIMA LAGHETTO, RODECCHE E CAMPODAVANTI (01/12/2017)

CIMA LAGHETTO, RODECCHE E CAMPODAVANTI (01/12/2017)
- Regione: Veneto, Vicenza
- Gruppo: Piccole Dolomiti, Tre Croci 
- Elevazione: 1691m slm (Campodavanti)
- Tipologia: Giro ad anello con conquista delle cime 
- Itinerario: Da loc. La Piatta per sent.221 fino a passo Scagina, poi per traccia a cima Laghetto e nuovamente Scagina, da li per 202 fino a Malga Campo d’Avanti e per omonimo sentiero e traccia non segnata fino a Rodecche, discesa identica fino a passo Mesole e poi per 207 fino a La Piatta
- Percorso: Sentiero segnato, traccia non sempre segnata
- Percorrenza: circa 5h senza soste
- Dislivello: circa 900m
- Difficoltà: EE AI
- Libro di vetta: no
-Croce di vetta: si (solo Campodavanti))
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci a banchi
- Densità escursionistica: nessuno
- Punti d'appoggio: Rif.Bertagnoli
- Note: Giro ad anello in ambiente innevato con neve farinosa, il percorso, escluso per il Laghetto che richiede particolari attenzioni che spiegheró poi, è un EE com dei brevi tratti attrezzati sul 221 com cengia esposta. Questa escursione mi permette di toccare 59 delle 61 cime delle Piccole Dolomiti (mancano Bella Lasta e Campanili).

Le recenti nevicati mi convincono, nonostante sia molto stanco dal lavoro, di portarmi in zona Alto Chiampo per chiudere due vette sul Tre Croci che mi permettono di arrivare ad un passo dal completamento del Supergruppo delle Piccole Dolomiti. Il Laghetto era gia stato tentato st’estate ma le vipere e i mughi verso la sommità mi hanno fatto desistere a 100m scarsi dalla cima; il Rodecche invece sembrava morfologicamente una spalla del Monte Campetto, non segnata sul gps, poi con una piu attenta analisi ho riscontrato essere una bella cima.
Parto alle 10 dal rifugio Bertagnoli sotto una neve poco battente ma costante e inizio battendo traccia il faticoso zig zag del 221 che in un’ora mi porta al passo della Scagina. L’ambiente è spettrale, magico, di fronte a me Zevola e Terrazzo, a destra il Gramolon e a sinistra l’attacco alla vetta del Laghetto dove ce una croce nera, metto i ramponi ed estraggo la piccozza. Traccia intuibile fino alla prima curva, poi inizia l’intuitiva e spiovente dorsale sud del monte. Faccio forza e salgo cercando di evitare la folta vegetazione che lo caratterizza, la neve farinosa non aiuta, risalgo fino alla sommità e come la volta scorsa trovo un aggrovigliata e impenetrabile giungla di mughi. Mi infilo in qualche modo fino a 50m dalla cima. Lascio parte dell’attrezzatura ad un mugo, estraggo il machete ed inizio a disboscare. Creo uno stretto valico perdendo 40 minuti; arrivo in sommità dove sono presenti 7/8 mughi che solo una sega circolare puo perforare; mi siedo sulla postazione di vetta dove chi prima di me ha piazzato un malandato ometto coperto dalla coltre. Prendo fiato e scendo facendo attenzione. Dalla Scagina il 202 è una piacevole cengia che passa sotto il Gramolon e l’improfanabile Bella Lasta dalla quale scorgo una speranzosa e arrangiata croce di legno (quindi ce vita la sopra).
Al passo del Mesole scorgo tracce fresche che portano alla cresta che separa Bella Lasta da Mesole e da dove un tempo dovrebbe essere partito un sentiero d’arroccamento. Tutto invaso dai mughi..e pensare che con una bella pulizia della sud si arriverebbe comodamente in una cima bellissima. Proseguo e supero cima Mesole e proseguo in direzione passo Gabelle e malga Campo D’Avanti tra banchi di camosci e neve costante. Alla malga risalgo battendo traccia sul sentiero Rodecche e attacco con ramponi e piccozza la spalla est anche se la via normale sarebbe per cresta da passo Rodecche. La salita sulla dorsale è faticosa ma in cresta la vista sulla valle di Recoaro in invernale è spaziale. Arrivo alla croce di vetta dove mi godo 5 minuti la conquista e fotografo la nord della Bella Lasta sperando di cavarne una via. Scendo fino al passo del Mesole e li con un zig Zag su comodo sentiero fino al psrcheggio e al limitrofo rifugio dove mi godo un ottima torta.

Il 20/01/18 raggiungo da nord (vajo Bella Lasta, passo del Mesole, passo Rodecche) nuovamente cima Rodecche.