martedì 19 marzo 2019

C’era una volta uno spagnolo, un pakistano e un italiano…



Potrebbe sembrare una barzelletta per come nasce e come finisce, ma non lo è. 

C’era una volta (2016) uno spagnolo, un pakistano ed un’italiano ...una spedizione con tre alpinisti che puntavano a conquistare il “re delle montagne” nel suo periodo piu facile, la stagione difficile. 

Sono stati mesi di preparazione e , studio dove si è scelto “via” e stile di salita (classico), lavoro (sistemazioni dei campi, posizionamento delle corde fisse), acclimamento, salvataggi (di polacchi) e di tutto quello che puó accadere quando si decide di affrontare nel periodo piu facile nella stagione piu difficile la seconda montagna più inaccessibile dell’Hymalaya, almeno per le statistiche.

Tutte queste vicende sono ricche di imprevisti, come puó essere una caduta, polacca ed italiana che sia, o pakistana,come lo è stata in precedenza e sicuramente la fiducia nel proprio team è alla base di tutto ma..questo spagnolo, questo pakistano e questo italiano non erano degli sprovveduti o dei neofiti di fronte al “re delle montagne”, se qualcosa durante questi mesi di “vicende”, come in altre mille storie come queste, è andato storto, non significa che “qualcuno non è più buono”, ma forse è stato piu sfortunato e, non credo che in una squadra in una situazione del genere, l’esclusione sia la miglior scelta per la squadra stessa, se di VERA squadra stiamo parlando, perché un team si sceglie dopo una profonda conoscenza e successiva fiducia dei propri componenti e lo si cementa come in questo caso dopo mesi di lavoro assieme, non dopo una riunione di poche ore in alta quota in mezzo a capi griffati.
Ecco, questa è la storia di uno spagnolo, un pakistano e un italiano che volevano affrontare nel periodo piu facile nella stagione piu difficile il “re delle montagne”, il Diamir.

Ah, dimenticavo l’epilogo. Il giorno dopo arrivò un altro re delle montagne per affrontare nel periodo piu facile nella stagione piu difficile il Diamir, il re “quello commerciale”. Sulle spalle, anzi, sulla rotonda gobba a forma di Half Dome di questo re, il posto era solo per due persone e si decise di lasciare giù non il piu scarso, non il “meno buono” o il meno esperto, ma il più onesto.
Fu così che il re delle montagne commerciale conquisto il re delle montagne himalayane nel periodo piu facile nella stagione piu difficile. Il Diamir tre anni dopo chiese in cambio per se l’alpinista piu onesto, l’italiano. 

( dedicato a Daniele e Tom )

giovedì 14 marzo 2019

CIMA CROCETTA (30/01/2019)

CIMA CROCETTA (30/01/2019)
- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi Venete, Altopiano della Lessinia 
- Elevazione: 970m slm
- Tipologia: Giro ad anello con conquista della cima
- Itinerario: Da Breonio si sale per le vie del paese arrivando al sentiero che segue la dorsale che porta alla cima.
- Percorso: Sentiero segnato
- Percorrenza: circa mezzora
- Dislivello: circa 300 m
- Difficoltà: T
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: Si 
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: Nessuno
- Punti d'appoggio: Bar del paese di Breonio
- Note: Giro su piccola elevazione famosa della Lessinia. Il giro è facilmente abbinabile al Monte Pastelletto. 


La mattinata era partita con l’idea di fare un po’ di allenamento salendo per la via normale del Corno d’Aquilio innevato ma rientrando verso casa noto un cartello con scritto proprio Monte Crocetta, Che non avevo mai fatto nonostante fossi tentato quando feci la scorsa estate la salita al limitrofo Monte Pastelletto (consiglio vivamente di abbinare entrambe le cime in quanto quella di oggi è molto noiosa mentre l’altra è molto più intrigante sebbene rimanga un obiettivo con difficoltà turistica o poco piu). Parcheggio nel punto più alto del paese dove la strada è ancora asfaltata e seguo i segnali biancorossi che in circa un quarto d’ora mi portano alla cima dove è presente una sorta di mausoleo con all’interno la croce in pietra. Tempo di una foto e scendo ad anello proseguendo la dorsale che poi mi collegherebbe al Monte parcheggio nel punto più alto del paese dove la strada è ancora asfaltata e seguo i segnali biancorossi che in circa un quarto d’ora mi portano alla cima dove è presente una sorta di mausoleo con all’interno la croce in pietra. Tempo di una foto e scendo ad anello proseguendo la dorsale che poi mi collegherebbe al Monte Pastelletto ben visibile dinanzi a me. Ad un certo punto un tornante mi riporta direttamente a dove ho lasciato la macchina.

CIMA MEZZOGIORNO (20/01/2019)

CIMA MEZZOGIORNO (20/01/2019)
- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi Venete, Altopiano della Lessinia 
- Elevazione: 1670m slm
- Tipologia: Conquista della cima e ritorno per vie alternative.
- Itinerario: Da Rifugio Bocca di Selva principalmente per sentiero 113 e traccia.
- Percorso: sentiero e traccia non sempre segnati.
- Percorrenza: circa 2 a/r
- Dislivello: 300m
- Difficoltà: T
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: No
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
- Densità escursionistica: Qualche escursionista nei pressi del rifugio in partenza.
- Punti dappoggio: rifugio Bocca di Selva e Primaneve tutto l’anno, Podestaria solo d’estate
- Note: Giro interessante in piena Lessinia arrivando ad una cima sconosciuta utilizzata come fortificazione bellica nella grande guerra, la cima assieme a Trappola e Sparavieri è una delle bastionate che strapiombando sulla valle di Revolto guardando il Carega.


Parto nel pomeriggio dopo una mattinata di lavoro Consapevole di tornare con il buio. L’ambiente è perlopiù innevato ma la strada forestale è pressoché ghiacciata e quindi sarebbero stati utili un paio di ramponcini. Proseguo sereno con un po’ di attenzione fino al rifugio Podestaria dove inizio a staccarmi seguendo tracce e tagliando lungo i pendii per poi risalire con una faticoso sali scendi e sali in direzione delle postazioni di guerra sistemate sulla cima obiettivo di questa nostra giornata. Il tramonto è in arrivo quindi faccio una foto con l’ometto di vetta e inizio la discesa per forestale trovandomi al buio con frontalino e arrivando al parcheggio a circa due ore dalla partenza.

RESOCONTO ANNO 2018

Un anno diverso dagli altri, meno quantità e più qualità, spingendosi piano piano verso i primi quattromila. Un’anno con molte soddisfazioni personali come il completamento del supergruppo delle Piccole Dolomiti, partito (e poi chiuso con un bel tatuaggio) con cima Carega, poi il perfezionamento del massiccio del Baldo in invernale, salendo altre piccole cime prima snobbate. 

Cime nuove solo una trentina, ormai le 104 messneriane (ne faceva 100 all’anno) sono solo un ricordo in quanto le montagne che circondano la mia zona sono tutte completate; però quest’anno oltre a tantissime ripetizioni, più di 70, le cime fatte sono state molto qualitatevoli. La piu alta e ambita è stata l’Ortles, da anni un sogno nel cassetto, la più impegnativa e di soddisfazione la Focobon (in solitaria), vetta che già di suo conto ha pochissime ripetizioni e che credo che in solitaria ne vanti davvero pochissime. Poi la Campanili, cima che mi ha permesso di completare il supergruppo, brulla montagna con evidenti resti bellici fino alla cima e che mi ha fatto escludere fin dall’inizio della salita la prima assoluta che invece credevo. il Sass Rigaiss, vetta piu alta delle Odle (assieme al Gran Furchetta a parimerito) con un’ardita ferrata. La Cavaion, cima dimenticata del gruppo Ortles/Cevedale in val di Rabbi, che volevo affiancare alla vicina Pontevecchio, troppo rischiosa in solitaria in estiva e quindi rimandata. Poi sicuramente da ricordare Cima Nera, spoemdida roccaforte sopra il lago delle Marmotte con panorama mozzafiato sul gruppo Ortles concludendo con un bel anello sulle vette del Cir.


Le ripetizioni sono state molte sulle Piccole e sul Baldo; la parete nord del Plische e il Vallone Osanna in solitaria invernale, le creste del Carega, le salite per il Vajo Bianco, Battisti e Bella Lasta, le ripetizioni di due bei tremila come Vioz e Boè, le salite tra Costabella, Buse e Telegrafo accompagnando amici, il ritorno a Valdritta passando anche da Fontanelle.