martedì 27 febbraio 2018

CIMA DOSS ALTO, DOSS ANZIANA, COL SANTO, COL SANTINO, BISORTE E BUSO (02/10/2017)


CIMA DOSS ALTO, DOSS ANZIANA, COL SANTO, COL SANTINO, BISORTE E BUSO (02/10/2017)
- Regione: Trentino Alto Adige, Trento
- Gruppo: Piccole Dolomiti, Massiccio del Pasubio 
- Elevazione: 2112m slm (Col Santo)
- Tipologia: Giro ad anello con conquista delle cime 
- Itinerario: da Giazzera per sent 101, forestale delle Malghe, 132, 131, 131a, E120, 133, 147 con relative tracce alle cime e rientro per 147, 133, E120 e 132 fino a Giazzera
- Percorso: Sentiero segnato, traccia non sempre segnata
- Percorrenza: circa 9h senza soste
- Dislivello: 1600m
- Difficoltà: EE (II PD)
- Libro di vetta: si (Col Santo e Bisorte)
- Croce di vetta: si (Col Santo e Buso)
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci e un giovane cervo
- Densità escursionistica: nessuno
- Punti d'appoggio: Rifugio Lancia
- Note: Importante giro ad anello su ambienti che variano da prati, mughi e rocce che mi permettere di toccare le ultime 6 cime del Pasubio, ultimandolo nella mia opera di completamento delle Piccole Dolomiti.

Parto di buon’ora da casa e alle 8:15 parcheggio nella desolata frazione di Giazzera su ripido sentiero nel bosco umido, il percorso si alterna tra sentiero, forestale e traccia passando per splendide malghe chiuse arrivando alla collinotta erbosa del Doss dell’Anziana dopo circa 2 ore e mezza, dalla nuda cima scendo di 100m di dislivello sulla spalla del monte, considerata cima, il Doss Alto, estrema vetta a nord del Pasubio. Dopo le foto di rito risalgo per la prima cima e il tempo inizia ad imbruttirsi. In mezzora raggiungo per sentiero la croce di vetta del Col Santo, massima elevazione del giorno e dopo un pranzo anticipato e una pausa sulla panchina firmando il libro di vetta. Riparto e deviando a nord dal sentiero raggiungo la vera sommità contrassegnata da un palo di legno e poi inizio a scendere verso la sella dei col santi con un fastidioso elicottero che fa scuola guida sopra la mia testa. Arrivato alla sella mi immetto nello stretto sentiero che costeggia la dorsale sud del Col Santino e aggancio la traccia (visibile ad un bivio con un masso bianco e rosso) virando a sinistra e raggiungendo per traccia non sempre visibile l’ometto di vetta. Riscendo al bivio e proseguo per l’interminabile discesa a zig zag sempre da sud arrivando all’Alpe Pozza e poi a sinistra verso la sella delle Pozze e poi ancora a sinistra verso il bivio che porta alla sella del Monte Buso. Qui ho le due cime piu fastidiose del giro. Il Bisorte a sinistra appare come un dente roccioso percorso da un’affilata cresta mentre il Buso sembra piu docile. Opto quindi prima per il Bisorte con traccia militare che parte da dietro i resti di una panchina di legno alla sella del Buso. La traccia segue il filo di cresta e seppur non segnata e evidentemente non frequentata, la stessa percorre bene e chiede subito piede fermo su una parte rocciosa piuttosto affilata. Superata la parte critica (utili i bastoncini) si prosegue in mezzo ai mughi che a volte invadono il sentiero. Si arriva alla base del dente e lo si risale tenendo la traccia su roccia (ingiallita dai calpestii) verso destra orografica e risalendo un canalino (II+) o poco piu avanti forzando di piede con ausilio delle mani (I) verso sinistra si risale con facili ma esposti passi d’arrampicata si raggiunge la sommità, contrassegnata da un segnale trigonometrico alle sue spalle nascosto tra le rocce il libro di vetta. Sulla cima la vista è spaziale, incredibile come questa splendida cima sia così dimenticata. Dalla vetta provo a scendere per resti di trincee pieni di ometti verso nord ma poi la cresta strapiomba quindi riprendo la via d’andata arrivando nuovamente alla sella del Buso.
Da li risalgo il crinale sud anche in questo caso per traccia militare che si fa spazio tra i mughi e rimanenze di trincee e resti bellici. L’ultimo tratto e pieno di sfasciumi ma mai difficile e si giunge in mezzora dalla sella alla cima dove è presente un’antica croce di vetta cosparsa di resti bellici. Anche qui due foto e poi riscendo per lo stesso pensiero fino all’Alpe Pozze dove proseguo e supero il chiuso rifugio Lancia e poi per forestale con vari tagli, passando per uno stupendo (per modo di dire) cimitero d’onore militare e arrivando a Giazzera dopo 10h esatte dalla partenza. 

domenica 18 febbraio 2018

CIMA KASTELE, MAIO, COSTON GRAMA, BORCOLETTA, COSTON DEI LAGHI, MONTE MAGGIO (27/09/2017)


CIMA KASTELE, MAIO, COSTON  GRAMA, BORCOLETTA, COSTON DEI LAGHI, MONTE MAGGIO (27/09/2017)
- Regione: Veneto, Vicenza
- Gruppo: Piccole Dolomiti, Massiccio del Pasubio 
- Elevazione: 1873m slm (Coston dei Laghi)
- Tipologia: Conquista delle cime e ritorno
- Itinerario: da contrada Xausa per sentiero 511 con conquista delle cime per traccia
- Percorso: Sentiero segnato, traccia non sempre segnata
- Percorrenza: circa 8,5h senza soste
- Dislivello: 1600m
- Difficoltà: EE (II PD)
- Libro di vetta: si (solo Coston dei Laghi)
- Croce di vetta: si (Solo Kastele, Maio e Maggio
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci in quantità industriale, un anatra selvatica
- Densità escursionistica: nessuno
- Punti d'appoggio: Nessuno
- Note: Dorsale nord orientale del Pasubio, lande poco frequentate ma sentiero segnato ottimamente

Continuando l'opera di completamento delle Piccole Dolomiti, oggi tocca alla dorsale del Coston dei Laghi, estremo orientale del Pasubio a confine con l'altopiano dei Sette Comuni.
Parto presto da casa abbastanza carico nonostante i sintomi influenzali del giorno antecedente.
Primo imprevisto, segno la partenza dell'itinerario, la contrada Xausa in provincia di Vicenza, voi direte quante ce ne possono stare no? Due caspita, e ovviamente becco la sbagliata (vicino Lusiana) che mi fa perdere 50 minuti. Arrivo imbruttito alla giusta (Posina) alle 9:10 e inizio a risalire dietro la bellissima cascina il sentiero 511 che risale nel bosco tra trincee e grotte da dinamite. Arrivo alla prima cima dopo 1 oretta e 20, arrivamdl per traccia alla cima Kastele, sita sulla dorsale est del monte Maio, li si erge una poderosa croce di legno e un osservatorio. Scendo al bivio col 511 e dopo 5 minuti incrocio la fievole traccia che in altri 10 minuti mi porta alla piccola sommità del Monte Maio dove scatto qualche foto. Ridisceso al bivio imbocco diretto il 511 direzionandomi verso la prossima cima, quella del Coston. Supero il passo del Colombo sempre immerso in una fitta e ripida boscaglia e grazie ad un filo di disattenzione qualche metro dopo imbocco il 515 arrivando ad alcuni ruderi, quindi dietrofront fino al passo e risalita per il 511, perdendo altri preziosi 50 minuti. Nonostante la cima del Coston sia incida sui segnavia all'altezza della stessa non vi posso segnali. Io ho risalito per tracce militare la parete nord, boscosa e ripidissima, quasi inverosimile credere che dei soldati la risalissero vista l'inclinazione, ma i numerosi resto di barattoli rinvenuti lungo la via non lasciano dubbi. Raggiungo in mezzo ad una giungla di mughi e sterpaglie la sommità dove è presente un antico ometto e scendo per la dorsale ovest, vera "via normale" per risalirlo; qui la traccia è evidente e alcuni ometti lungo la stessa rassicurano la via. L'attacco si trova esattamente nella sella che divide il Coston dal Grama. Risalgo per vecchia traccia militare quasi invisibile Cima Grama, qui la frequentazione è pari a zero, qualcuno ce passato ma parliamo di 15/18. La sommità è un castello di massi dove si necessità di qualche passaggio di II. Dalla nuda cima è ben visibile la Gramoletta, torre pietrosa con postazioni belliche che nasce a sud della cima. Scendo con molte difficoltà sul sentiero e prendo la lunga via verso la Borcoletta, facilmente raggiungibile per traccia. Scendo, poi il percorso continua a sfiorare la dorsale dell'intero sottogruppo e superate due antecime rocciose e il Coston dei Laghi, massima elevazione odierna, lo risalgo dalla sella ovest che lo divide da una delle due spalle del monte Maggio. Sulla sella dove  vi è un ometto si vira a sinistra seguendo la traccia per l'unica area disboscata del monte per poi collegarsi ad una vecchia trincea invasa da mughi dove tocca lottare per arrivare in vetta. La cima è colma di pini dove termina la trincea ed è presente un ometto, mentre incastrato nella massicciata cè il libro di  vetta. Riscendo quest'altra montagna dimenticata fino alla propria sella e poi raggiungo senza difficoltà il Monte Maggio per breve traccia su sentiero 511 dove si slancia un'imponente croce di metallo. Due foto, tempo solo per un respiro a godersi il desertico Pasubio apparentemente tutto mio oggi. Seguo il percorso a ritroso e in 2,50h arrivo alla macchina completando l'intero sottogruppo del Coston.

lunedì 5 febbraio 2018

CIMA DIETRO IL GASTA E CIMA CHERLE (21/09/2017)


CIMA DIETRO IL GASTA E CIMA CHERLE  (21/09/2017)
- Regione: Veneto, Vicenza
- Gruppo: Piccole Dolomiti, massiccio del Pasubio
- Elevazione: 1787m slm
- Tipologia: conquista delle cime e ritorno
- Itinerario: da Maso Perruca pera strada sterrata e successivamente mulattiera di guerra"Strafexpedition", deviazione su e traccia non segnata per Monte dietro il Gasta, poi diceva per altra traccia non segnata nuovamente fino al bivio e di nuovo su mulattiera in direzione passo di Lomo, all'altezza di una piccola forcella a cinque minuti dal passo, per via nuova fino a cima Cherle E successivamente sentiero a ritroso con alcune deviazioni per accorciare.
- Percorso: traccia parzialmente segnata, traccia non segnata, via di roccia.
- Percorrenza: circa 8h
- Dislivello: circa 1000m
- Difficoltà: EE (AD), A (PD)
- Libro di vetta: no
- Croce di vetta: no
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci, marmotte, volpe, falco
- Densità escursionistica: nessuno
- Punti d'appoggio: Nessuno
- Note: Escursione sulla parte più dimenticata del Pasubio, L'obiettivo iniziale era di tentare il Dietro il Gasta, i Campanili e il Cherle, le tre cime che caratterizzano questa dorsale del massiccio, in tutti e tre i casi non esisteva con sicurezza una via che portasse alle vette, avevo solo alcune dritte per il primo; nel caso non fossi riuscito a farne una o più avrei virato sulla Lora, una delle cime che mi manca ancora sul Pasubio.

Oggi la giornata da meteo ottimo, previsioni che mantengono la parola e anche se non riesco a prendere il salto notte al lavoro metto la sveglia un po' prima e alle 13 riesco già ad essere in Val Prigioni. Con me non avendo alcuna relazione delle mete che ho in mente ho tutto il materiale alpinistico necessario, quindi ramponi e piccozza vista la nevicata di due giorni prima, casco con faro, imbrago, 40m di corda, longe da ferrata, nuts e cordini.
Superato lo splendido abitato di Parrocchia parcheggio nei pressi di località Perruca (un paio di chilometri dopo il paese) all'altezza di un bivio con una strada sterrata con una grossa sbarra verde a chiuderla.
Parcheggio dal lato opposto sulla destra in un piccolo spiazzo e inizio a salire in direzione del maso che raggiungo dopo neanche 10 minuti di cammino. La strada forestale costeggia la cascina apparentemente disabitata ma in ottimo stato e proseguo dritto per altri quattro tornanti arrivando ad uno spiazzo dove la strada forestale diventa traccia di sentiero, non segnato (o per essere precisi segnato solo in parte con alcuni bolli rossi) ma comunque facilmente intuibile. La traccia sale dolcemente per circa una decina di tornanti, dopodiché mi trovo ad un bivio e le dritte che mi erano state date sono che la deviazione a destra mi avrebbe continuato a portare sulla traccia Strafexpedition mentre quella sinistra mi avrebbe portato in cima al nostro primo Monte.
Dopo poco mi rendo conto che la traccia, molto antica, pian piano si spegne e quasi sicuramente portava a una posizione di osservamento militare, ancora conservata in ottimo stato nonostante fosse stata realizzata in legno. Inizio a seguire alcune vecchissime tracce, presumibilmente militari che risalgono un vallone e con non poca fatica riesco a raggiungere la sommità del monte Dietro il Gasta (o Stadel) in circa mezz'oretta dall'attacco sul vallone. La vetta ha tre piccole sommità, ma quella più a sud appare leggermente più alta di 1 m dalla centrale secondo l'altimetro, infatti sulla stessa trovo un piccolo ometto. Scendo per qualche metro sulla traccia famosa che mi era stata indicata e proseguo per cresta in direzione sud dove a volte la perdo e a volte la riacquisto arrivando al vero bivio che mi era stato indicato in precedenza, leggermente più alto di quello che avevo preso io. Questo bivio si trova alla fine del zig-zag di tornanti che porta alla prima nostra cima, li si noterà un bollo rosso e improvvisamente un tornante secco a sinistra che devia dal sentiero principale.
Ora proseguo per i Campanili, due cime gemelle molto più simili a guglie che dividono la nostra prima cima dalla terza. Per questa cima non ho trovato relazioni e quindi parto già con i piedi di piombo sapendo che probabilmente sarà molto più difficile vista la conformazione rilevata su Kompass  e il gps. In effetti i due pilastri si dimostrano inaccessibili da tutte e quattro le pareti, alpinisticamente ho notato una discreta parete da sud, piuttosto strapiombante, a naso direi tra il quinto e il settimo grado. Abbandono quindi l'idea di suicidarmi e proseguo in direzione del Cherle sempre per traccia ora ben segnata con bolli rossi e qualche ometto. Ad un certo punto all'altezza di una caverna la traccia si perderà, da lì inizia una faticosa salita che porta alla spalla est del Cherle e da lì a poco al passo di Lomo. Più guardo la montagna e più mi rendo conto che anche questa sicuramente sarà inaccessibile e presumibilmente inviolata come temevo. Risalgo su sfasciumi in quel che rimane della Strafexpedition con traccia che spesso si perde tra vegetazione e frane ma che riesco sempre a intuire grazie anche all'ausilio dei segni rossi. Finita la parte rocciosa risalgo un breve tratto sterrato piuttosto umido e scivoloso e arrivo finalmente alla spalla est del Cherle, che da gps vedo essere l'attacco più vicino alla mulattiera. 
Purtroppo giro attorno all'intera sommità e non trovo attacchi, dubito fortemente che in passato ci fosse stata qualche via militare vista la forma severa che ha su tutti i versanti, di sicuro questa montagna non vede persone da decenni, se c'era una traccia è stata divorata dai mughi. Giro e rigirò, non mi rassegno, la spalla est effettivamente è troppo vicina alla mulattiera per rinunciare o almeno non tentare. All'altezza di una forcella a cinque minuti dal passo di Lomo individuo un canale che risale fino ad alcuni mughi. Indosso l'equipaggiamento e provo a risalire ma la terra umida dalle nevicate tende a scaldarsi e la roccia essendo esposta verso nord est è piuttosto marcia. Riesco a risalire il canalino (III) con molta fatica lasciandomi dietro roccia e terra iniziando a piangere pensando per come scendere poi. Scavalco alcuni mughi e trovo finalmente roccia piuttosto semplice da risalire con passaggi di  II. La situazione è chiara, da qui non è mai salito nessuno, mi guardo in giro non vedo tracce, inizio a presumere che sia veramente inviolata. Poco prima della sommità incontro ancora mughi, non è facile passare, mi graffio e strappo i pantaloni, come gps noto che questa montagna ha due cime gemelle distanti solo qualche metro una dall'altra. Quel qualche metro dalla posizione dove mi trovo è inaccessibile a causa dell'asprità dei versanti, non riesco a utilizzare i dadi nemmebo per tentare una calata in doppia nella forcella che divide le due cime per poi tentare di risalire l'altra, tremendamente verticale anche se neanche per 20 m da altezza. Quindi rimango sull'esile spalla Est. Dalla mia posizione sembrerebbe più alta ma dal GPS parrebbe più alta quell'altra di 2 m.
La sommità è rocciosa mista ad erba , mi guardo in giro, cerco barattoli, segni bellici, rami spezzati, ometti, tracce di passaggio ma piu ci guardo e più mi rendo conto che questa cima è come mamma l'ha fatta. La soddisfazione inizia prendere piede, costruisco un ometto e lascio un messaggio sotto uno dei sassi che lo compone (mi mangio le mani ad non avere con me un contenitore per lasciare il libro di vetta, con me tengo sempre un quaderno qualora qualche libro di vetta delle cime in cui vado fosse terminato, però non posso lasciare un quaderno di carta senza essere protetto, marcirebbe nel giro di una settimana e purtroppo quei contenitori a tubo usano per i libri di vetta non ho ancora capito dove comprarli). Inizio la discesa e grazie ai cordini supero i tratti rocciosi di secondo fino ad arrivare al tremendo camino che mi separa dalla mulattiera. Allestisco una sosta con un cordino in Kevlar che aggancio a delle forti radici e faccio una doppia piuttosto tremolante di circa una dozzina di metri. Con me frana parecchio materiale ma riesco ad arrivare finalmente alla forcellina. Sono colmo d'orgoglio e di soddisfazione, creo subito un ometto alla base dell'attacco della via, indicando con l'indelebile i dettagli e dedicandola ad un mio caro amico che domani si sposa ("via Flo e Sara" Cherle Est). Arrivo fino al limitrofo passo del Lomo, constato che il sentiero 135 che mi portava nei pressi della Lora non ha agganci dal passo e quindi, vista anche la tarda ora inizio a tentare di scendere per il sentiero del Lomo per tentare un anello, il sentiero però è completamente divorato da pietre, sfasciumi e vegetazione e quindi ripiego e torno nuovamente al passo facendo buona parte del percorso a ritroso con alcune deviazioni per accorciare arrivando alle 21 con pila frontale alla macchina. Che dire, sicuramente un filo di amaro in bocca rimane per abbandonare in maniera definitiva il mio obiettivo di salire tutte le cime delle piccole Dolomiti, a meno che una remota ipotesi non trovi qualche via di roccia fattibile per salire questi Campanili con qualcuno; prevale però l'immensa soddisfazione di aver salito il Cherle, presumibilmente per primo e se non fosse così di sicuro per primo dopo decenni e decenni. Settimana prossima mi porterò presso la biblioteca del CAI Per documentarmi su relazioni di salite alle piccole Dolomiti, anche se la segretaria stessa mi ha confermato che non ha trovato nulla riguardante salite a questa montagna.