lunedì 24 ottobre 2016

CIMA XII E PORTULE (12/09/16)


CIMA XII E PORTULE (12/09/16)

Regione: Veneto Vicenza
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Altipiani
Elevazione: 2336m slm (XII), 2308m slm (Portule)
Tipologia: conquista delle die cime and back
Itinerario: dal parcheggio di Monte Forno, Bivio Italia, Cima XII, Cima Portule, Bivio Italia e Monte Forno
Percorso: Sentiero segnato, sentiero tracciato
Percorrenza: 7h totali con soste
Dislivello: 950m (1900m totali)
Difficoltà: EM
Libro di vetta: Si (firmato su entrambi i libri) per cima XII, no per Portule
Croce di vetta: si su ambo le cime (due su cima XII)
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Marmotte, scoiattoli e stelle alpine.
Densità escursionistica: bassa
Punti d'appoggio: Bivacco Busa Dodese
Note: Lungo ma mai difficoltoso giro sulla seconda e terza cima più alta e delle Prealpi venete, scenari della grande guerra aggiunti al silenzio di un lunedì di metà settembre, atmosfera quasi irreale.
Panorama su entrambe le cime eccezionale, da un lato le lande desolate della battaglia dell'Ortigara mentre dall'altro la Valsugana e le Alpi orientali.

A distanza di praticamente un mese esatto ritorno sull'altopiano di Asiago per completare le vette sull'omonimo massiccio. superato Asiago arrivo a Gallio e svolto per la località di Campomulo (sciistica), facendo attenzione come successe 30 giorni prima alle miriadi di bovini che invadono la carreggiata; prosegui dritto e la strada inizia a diventare sterrata entrando nel "sentiero del silenzio", ovvero una rotabile che fa una sorta di anello tra le cime della battaglia dell'Ortigara; seguo le indicazioni per Monte Forno al bivio con Monte Ortigara (fate attenzione perché si vede molto poco se si è distratti, i cartelli sono nuovi e di colore marrone); proseguo dritto arrivando a piazza delle Saline attraverso una strada veramente dissestata, conviene andare piano per salvare gomme ed ammortizzatori; la strada sembra non finire mai ma ad un certo punto si arriva ad un segnale di divieto dove si parcheggia l'auto in uno spiazzo sulla destra. Finalmente inizia il nostro percorso, si prosegue dritti E al primo bivio si tiene la sinistra in direzione Bivio Italia e chiesetta del Forno, Sulla sinistra vi appare in una vallata questa piccola cappella con alle spalle i resti di una cimitero di guerra, anche in questo caso atmosfera veramente suggestiva, sia arrivato un altro segnavia si segue sempre tenendo la destra arrivando a dopo circa 10 minuti al bivio Italia Dove iniziano le indicazioni per la nostra prima cima, la XII; si svolta a destra prendendo il sentiero 835 sempre circondati da trincee, resti di baraccamenti contornati da qualche stella alpina e da qualche curiosa marmotta; al bivio "quota 1985" lasciamo la rotabile per prendere la mulattiera a sinistra che ci porterà ai piedi della regina di queste montagne. Il percorso da qui inizia ad essere molto segnato con i segnali bianco Rossi e miriadi di ometti. In una quarantina di minuti scarsa arriviamo al bivio con il sentiero 208 che prenderemo successivamente aver raggiunto la vetta del Dodici. In 20 minuti abbondanti raggiungiamo la sommità con croce di vetta in legno di proprietà del Cai di Asiago, ad una cinquantina di metri leggermente più bassa vi è un'altra imponente croce metallica di proprietà del Cai di Borgovalsugana (fa un po tristezza che 100 anni prima Austria e Italia si sono contesi queste cime… Ora tocca alle sezioni dei Cai confinanti "combattere" per il territorio); firma sui due libri e pranzo sotto la croce di legno anche se non è ancora mezzogiorno, poi inizio la discesa e al bivio prendo direzione 208; il sentiero qui si alterna con la segnali biancorossi e Polini arancio fluorescente, incrocio I primi due bipedi, due cacciatori piuttosto schifi, il sentiero è molto lungo tra doline, cavità carsiche e mulattiere. Dopo quasi un'ora raggiungo passo Kempel con grandi viste sulla Valsugana, inizia l'ascesa per Portule che in 20 minuti sul sentiero tracciato mi porta alla croce di vetta dove faccio una breve pausa di cinque minuti e poi riprendo a scendere a ritroso; potrei prendere il 208 per arrivare al bivio Italia ma il sentiero sembra molto più tortuoso secondo la mia mappa che ripercorrere il sentiero già passato, quindi opto per la seconda idea e in quasi tre ore arrivo al parcheggio di Monte Forno. Sia questo che l'itinerario precedente (Caldiera/Ortigara) sono sentieri che sarebbe un peccato non avere sul proprio archivio di vette, le cime sono modeste e tutt'altro che irrraggiungibili, ma l'atmosfera che predomina unita a quanto resta di quell'indimenticabile conflitto, sono sensazioni che si possono vivere solo attraversando questo altipiano.

lunedì 17 ottobre 2016

CIMA DEI LASTERI, CIMA CROZ ALL' ALTISSIMO E CIMA SOPHIA (07/09/16)


CIMA DEI LASTERI, CIMA CROZ ALL' ALTISSIMO E CIMA SOPHIA (07/09/16)
Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Retiche - Gruppo Brenta
Elevazione: 2459m slm, 2339m slm, 2357m slm
Tipologia: Percorso ad anello con conquista delle cime.
Itinerario: da Valbiole, località di Andalo al rif. Croz Altissimo, Passo Clamer, Cima Lasteri, Cima Croz Altissimo, Cima Sophia e Valbiole
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 8h senza soste
Dislivello: 1360m (tot. 2720m)
Difficoltà:  EEM
Libro di vetta: Si apparte cima Sophia (firmati entrambi)
Croce di vetta: si tutte e tre le cime
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Stelle alpine e ciclamini
Densità escursionistica: bassa
Punti d'appoggio: Rifugio Croz all'Altissimo, Rifugio Pineta.
Note: percorso lungo ma dai panorami suggestivi, cima Lasteri è piuttosto impegnativa.

Dopo 15 giorni di sosta necessitavo di un bel tour e questo percorso trovato sul web, accompagnato all'ottima giornata faceva al caso mio.
Arrivo ad Andalo e chiedo informazioni per l'imboscata Loc. Valbiole, mio punto di partenza. Una volta trovata l'area parcheggio e risalgo una monotona carrozzabile (tecnicamente chiusa al traffico ma tuttaltro che nn transitata); allo svincolo all'altezza drl rif. Pineta tengo la sinistra per il 340 e poi tenendo la destra (segnavia spaccato) arrivo agli impianti Pradel dove ce anche un simpatico parco per bimbi; sopra di me il Piz Galin, ma quello sarà un altro capitolo, mi incammino in direzione ovest superando un albergo e inizio un sentiero prima boscoso e poi su cengia sotto la roccia che in 1 ora e venti da Valbiole mi porta al rifugio Croz all'Altissimo dove scambio due chiacchere col gestore, birra e spilla e via, verso la parte dura della giornata; superato il rifugio prendo il 322 in direzione passo Clamer fino al bivio col 344, li teniamo la destra attraversando il vallone e iniziando un sentiero piuttosto ispido ed esposto con alcuni punti attrezzati da cordini metallici e scaloni; superata questa zona attraverso il rimanente vallone erboso e raggiungo Passo Clamer con il caratteristico sasso sospeso, dove, con una vista mozzafiato consumo il pasto; due chiacchere con un escursionista e prendo alla destra del passo il 344b in direzione Cima Croz risalendo la parete ovest di cima Lasteri incrociando qualche coppia di nordeuropei. Ad un certo punto si deve svoltare a sinistra per poter salire la cima, ce un ometto e un segnale dipinto con scritto "Lasteri" non facilmente individuabile, quindi attenti; parecchi e faticosi zig-zag e la ripida, ghiaiosa e insidiosa salita finale portano alla croce di vetta dove firmo il libro e mi godo 5 minuti il panorama. Riscendo fino al bivio per Lasteri e prendo a sinistra il sentiero 344b che avevo lasciato prima e che in 25 minuti mi porta alla non facile (uso delle mani per l'ascesa) cima di Croz all'Altissimo e relativa e imponente croce di vetta con libro annesso, riscendo nuovamente e mi fisso con una limitrofa croce di vetta su una collina frontale al Croz, che mi spiazza non vedendola in nessuno dei miei percorsi e in alcuna mappa; decido di risalirla e constato che non esistono sentieri per raggiungerla, il fisico è provato dalle due ascensioni ma pian piano arrivo in vetta tra cespuglietti di stelle alpine ancora intoccate grazie alla cima praticamente illibata; la croce in legno recita "Cima Sophia", forse una dedica perche topograficamente non risulta anche se la croce e chiaramente una vera croce di vetta e non due assi inchiodate; fisso l'altimetro e scendo fino al bivio dove imbocco il tortuoso 344b fino alla Fontanella e poi il 352 con l'inutile e stancante rotabile fino al parcheggio che dall'ultima cima giungo dopo 2 ore e mezzo.

martedì 11 ottobre 2016

SASS PORDOI E PIZ BOÈ (23/08/16)


SASS PORDOI E PIZ BOÈ (23/08/16)
Regione: Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Sella
Elevazione: 2951m slm (Sass Pordoi), 3152m slm (Piz Boè)
Tipologia: Conquista della Cima e ritorno
Itinerario: Da Passo Pordoi fino a Forcella Pordoi, Piz Boè e al ritorno Sass Pordoi e medesima funivia
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: circa 4,5h totali senza soste
Dislivello: 1034m (1234m totali)
Difficoltà: EEM
Libro di vetta: no in entrambi i casi
Croce di vetta: si in entrambi i casi
Flora e fauna intravisti degni di nota: una marmotta poco piu in su del Passo Pordoi
Densità escursionistica: eccessivamente elevata
Punti d'appoggio: Rifugio Forcella Pordoi, Rifugio Capanna Fassa, Rifugio Maria Sass Pordoi (presso funivia)
Note: Un "3000" piuttosto semplice se si utilizza la funivia; peccato che proprio questultima abbia metropolizzato il sentiero rendendolo oltre che ricco di turisti, maleducati e bimbi troppo piccoli (con mamme troppo poco mamme), anche pericoloso, soprattutto in ascesa alla cima, dove si fanno code in punti drasticamente stretti ed esposti.  

Il meteo non tradisce, giornata splendida senza una nuvola, fresca e feriale (credevo); l'accesso uscito a Bolzano è molto lungo ma la Val Gardena e la Val Fassa sono uno spettacolo da attraversare. Arrivo al Passo Pordoi alle 9:30 a causa di un paio di imprevisti e l'enorme parcheggio è gia colmo, allucinato dalla folla visto il martedi (poi ho ricordato che la massa è ancora in vacanza), trovo uno degli ultimi parcheggi su sterrato e guardo verso il massiccio del sella sopra la funivia, notando un "ruscello" di gente che sta prendendo il mio sentiero (627) usualmente poco frequentato, la bocca poi mi si spalanca per il fiume (tipo Danubio peró) di persona in fila per la funivia per raggiungere il Sass Pordoi senza troppi pensieri; ovviamente il mio itinerario prevede la versione alpinistica del sentiero e quindi affronto il semplice ma faticoso 627 che parte dalla funivia e arriva attraverso un ghiaioso vallone immerso nel verde dritto a Forcella Pordoi, 120m sotto l'impianto di risalita. Il sole mena ma il vento controbatte e in meno di 2h arrivo all'altrettanto affollatissima Forcella Pordoi con omonimo rifugio dove recupero la prima spilla; seguo per il Piz Boè e mi si apre il paesaggio lunare (piu una cava di sassi) del massiccio del Sella con di fronte a me il Piz con in cima la gia visibile Capanna Fassa. Anche qui la cosa che mi lascia atterrito sono le centinaia (forse migliaia) di persone che grazie anche ai colori del loro abbigliamento, la particolare forma del monte e il grigio delle rocce, sembra letteralmente un formicaio in piena attività. Lungo il primo cengione ce ancora un po di neve invernale (contando che dieci giorni prima era venuto giu un bel po di bianco sul Piz Boè); arrivo al bivio con il 638 e con tanta pazienza inizio a risalire in mezzo a pochi escursionisti e miriadi di cittadini fuoriluogo. L'occhio attento al percorso attrezzato con cavi, canaponi e scalini ferrati (qualcuno ballonzolante) cade sullo spettacolare ghiacciaio della Marmolada; si sale in circa 50 minuti e al contrario di altre recensioni non ho trovato parti particolarmente esposte. La Capanna Fassa è carinissima ma il clima è quello del mercato di Rio de Janeiro (so che lo sto ripetendo a dismisura ma fidatevi che ancora non rende); non ce uno spazio sulla cima dove sedersi, visto che arriva gente anche dalla via ferrata. Caccio lo zaino, entro al rifugio, birra, spilla, secco la birra, foto a fatica con la (tristissima) croce di vetta e faccio due scatti allo splendido panorama sulla Marmolada, Civetta, Catinaccio e le Tofane; a nord le montagne austriache ed a ovest un Monte Rosa eccezionale come fosse a 30 km. Inizio la discesa e arrivato al bivio col 627 mi trovo uno spazietto per pranzare con vista ghiacciaio; riparto e arrivato alla Forcella arrivo con un piccolo sforzo alla cima del Sass Pordoi, anche qui vista mozzafiato, foto con l'imponente croce sull'anticima e spilla prima di prendere la funivia che mi porta al parcheggio in 5 minuti con 8€ di biglietto.

martedì 4 ottobre 2016

CIMA TRAPPOLA (18/08/16)


CIMA TRAPPOLA (18/08/16)
Regione: Veneto, Verona
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Monti Lessini
Elevazione: 1862m slm
Tipologia: percorso ad anello com conquista della cima
Itinerario: da San Giorgio (VR) imbocco il sentiero 250, Passo Malera, Cima Trappola, sent.287, San Giorgio (VR)
Percorso: Sentiero segnato, sentiero tracciato
Percorrenza: meno di 3h totali con sosta
Dislivello: 368m (tot.736m)
Difficoltà: EF
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Stelle alpine intorno a 1840m
Densità escursionistica: bassa sul sentiero, nessuno in ascesa alla cima
Punti d'appoggio: Malga Malera, Vari bar a San Giorgio
Note: Percorso turistico molto corto che diventa escursionistico al bivio verso la cima, interessanti viste su Carega, Baldo e la circostante Lessinia.

Il tempo non era dei migliori per giocarci il Piz Boè e il meteo minacciava brutto in tutti gli altri itinerari in programma; potevo giocarmi solo la vicina Cima Trappola, che oltre ad esser a portata di mano era anche un percorso corto e ben appoggiato da punti di riparo in caso di maltempo. Parcheggio a San Giorgio (segnali stradali marroni), una dozzina di km dopo Bosco Chiesanuova, esattamente di fronte al diroccato Hotel Vallon da dove dietro, inizia il nostro giro (tracciato viola sui sentieri di San Giorgio), imbocco il sentiero 250/E7 su rotabile no asfaltata superando dopo 15 minuti Malga Malera, proseguo la strada in svariati tornanti tra escursionisti, pastori e mandrie proseguendo sempre per il 250 tenendo la sinistra e costeggiando una cima con in vetta una postazione di guerra, arrivo a passo Malera dove ho tre opzioni, proseguire sul 250 verso Giazza e Carega, ma nonmi interessa, imboccare il 287 a sinistra, ma lo faró al ritorno, salire al centro in un evidente sentiero tracciato ma senza segnaletica in direzione della cresta che porta al nostro obbiettivo, il percorso sale bene e ogni tanto un raro bollino rosso ci da sicurezza, affianchiamo tenendoci a sinistra (e con valle e versante est del Carega sulla destra) un'altra sommità che potrebbe ingannarci vista l'altezza ormai vicina a quella di Cima Trappola, proseguiamo con altri due bollini rossi a darci fiducia in questa landa dimenticata, l'anticima con un paletto, poi un ometto di sassi e infine una malandata croce di vetta e il palo di sommità del parco della Lessinia a dirci che siamo arrivati; a fianco una già citata in altre relazioni antenna è stata sradicata (presumibilmente per mano umana visto che palo e croce risultano intatti). Una breve pausa sulla solitaria e dimenticata vetta della Lessina circondato dalla nebbia per poi a riscendere fino a passo Malera incrociando qualche stella alpina. Da li imbocco il ben tracciato (ma poco segnato) 287 in una bella discesa escursionistica (a ritroso sarebbe stata una bella sfacchinata) fino ai parcheggi di San Giorgio attraversando le piste da sci in disuso.