martedì 27 dicembre 2016

Awards delle cime 2016


Dopo ben 30 cime nel 2016, traguardo ambizioso a cui mai avrei pensato, credo sia giunto il momento per tirare le somme e per ragionare e programmare la prossima stagione, magari migliorandosi; ho vinto vertigini, altitudine ed iniziato ad imparare come muoversi in un ambiente ostile come la montagna. Obbiettivo primario oltre a qualche uscita per non farmi mancare del "buon ossigeno" è quello di aumentare tecnica e preparazione con dei corsi di arrampicata, ghiaccio e sicurezza; fortunatamente la mia zona è ben servita. 
Ed ora..via agli Awards:
1) CIMA PIU BASSA: Monte Pergo, a Bolca, prima uscita dell'anno, direi che va piu che bene.
2) CIMA PIU ALTA: Il Vioz, faticosa ma appagante ascesa, stare quasi a 3700m  slm è qualcosa di indescrivibile, il panorama da uno dei punti piu alti delle Dolomiti è impagabile.
3) CIMA PIU FACILE: il Tomba, una passeggiata tra le mucche.
4) CIMA PIU DIFFICILE: È una bella sfida, soggettiva di volta in volta, per me è stata Cima d'Asta, complici anche due miei errori di orientamento.
5) CIMA PIU PERICOLOSA: Anche qui ce ne sono due tre che se la giocano, vince il Cadria, ardito con la complicità del maltempo, in un paio di casi ho pensato veramente il peggio.
6) CIMA PIU SUGGESTIVA: Cima Dodici, ma la scelgo per altezza, perche Caldiera, Levante, Ortigara, Portule, Corno della Paura e Cadria sono state scenario di conflitti tremendi, l'atmosfera sull'altopiano di Asiago in un feriale di settembre è qualcosa di inspiegabile, un silenzio che ti urla nella testa, forse le grida dei soldati mai ritornati da quelle cime.
7) CIMA PIU COOL: Il Piz Boe con la sua capanna Fassa a 3000mt e gli hikers a fare aperitivo fa molto cool.
8) CIMA PIU APPOGGIATA: il rifugio migliore anche se la Roda è buono e bello, Il Brentari e carinissimo e la capanna Fassa è cool da paura, per me l'accoglienza del Telegrafo è in testa, in montagna l'accoglienza è tutto.
9) CIMA PIU BRUTTA: Cime brutte non ne ho fatte, forse la Paganella essendo un altopiano arrivabile con la seggiovia e semplice da salire.
10) CIMA PIU BELLA: La Levante ha tenuto parecchio la testa della classifica battendosi col gigante Vioz e il vice Boè, anche il Galin e la Valdritta..tutte hanno qualcosa di unico..il primo posto vuoi per la giornata feriale ottima, vuoi per le magie di colori d'autunno, vuoi per l'atmosfera irreale della val Verengia con le Pale alle spalle, ma per me il Mulaz rimane la vetta piu bella comprendendo avvicinamento, ascesa e paesaggi.
Ed ora direi di lasciarvi con un saluto, augurarvi buone feste e all'anno prossimo con nuove avventure!

mercoledì 21 dicembre 2016

CIMA CORNO DELLA PAURA (16/11/16)



CIMA CORNO DELLA PAURA (16/11/16)

Regione: Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo: Prealpi, Prealpi Lombarde, Gruppo Baldo
Elevazione: 1518m slm
Tipologia: conquista della cima e ritorno
Itinerario: dal Castello di Avio attraverso il percorso 686 diretti fino alla cima and back
Percorso: Sentiero e traccia segnata
Percorrenza: 5h senza soste
Dislivello: 1300m (2600m totali
Difficoltà: EM
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si (anticima)
Flora e fauna intravisti degni di nota: Tre camosci che brucavano sul vicino monte Vignola
Densità escursionistica: nessuno
Punti d'appoggio: Nessuno
Note: Cima poco conosciuta e non molto ambita, nonostante dalla val d'Adige spicchi ardita come un piccolo Cervino, la vetta è raggiungibile via strada asfaltata da Polsa, frazione di Brentonico.

Lo vedo 5 giorni fa mentre vado sul Cadria, non ci avevo mai fatto caso nonostante la A22 è la strada che faccio piu spesso per raggiungere vette; ne rimango subito catturato grazie all'alba che lo disegno come un dente aguzzo che sovrasta il castello di Avio. Giungo a Sabbionara, a 2km dall'uscita Ala/Avio e seguo le indicazioni per il castello di Avio (fate attenzione che le strade di Sabbionara sono molto strette) ove parcheggio. Da li parte il sentiero 686 che arriva al Corno della Paura, inizia ripido in mezzo al bosco fino al Maso Papaia e già si scorge l'argentea croce di vetta del Corno, dove inizia una carrozzabile che si sgancia dal sentiero per un paio di Km per poi riprenderlo sempre in una faticosa salita fino a quota 1100. Il percorso è ben segnato ma ci sono un paio di bivi che possono tratte in inganno. Superato il bosco al bivio con Piagù, il sentiero si alterna tra alberi e ghiaione fino ad arrivare in una zona erbosa che porta fino alla bocca d'Ardole a 1300 dove trovo qualche chiazza di neve, svolto a sinistra dove il segnavia indica 10 minuti alla vetta, supero baraccamenti e gallerie del 15/18 e arrivo alla fine del sentiero, di fronte a me l'impianto sciistico di Polsa e in distanza il massiccio del Baldo in tutta la sua maestosità, altri 3 minuti e arrivo alla sommità del Corno della Paura, due tavolo atrezzati con panchine, cavo metallico a proteggere dallo strapiombo, una trincea ed altri baraccamenti, riposo un po e dedico una panoramica eccezionale che raccoglie tutte le cime delle mie terre, dalla Lessinia, il Corno d'Aquilio, il Pastello, Verona, il Baldo e le sue cime e l'Altissimo, sotto di me la val d'Adige e il castello con Sabbionara.
Riparto e alla Bocca anzichè riescendere prendo momentaneamente il 687, strada alternativa e piu lunga che mi riporta al parcheggio passando dal vicino monte Vignola, arrivo in 10 minuti all'anticima del Corno dove è presente un imponente croce metallica ed un altarino ai caduti.
Il tramonto si avvicina e non posso permettermi ne un anello ne altre tappe, ritorno alla Bocca e riscendo per il 686 in due ore fino alla macchina di cui 20 minuti al buio.
Il Corno è la mia trentesima cima stagionale, direi che la stagione puó ufficialmente (non ufficiosamente) dirsi conclusa.

sabato 10 dicembre 2016

CIMA CADRIA (11/11/16)


CIMA CADRIA (11/11/16)

Regione: Trentino alto Adige, Trento
Gruppo: Prealpi - Prealpi Gardesane Bresciane - Alpi di Ledro. 
Elevazione: 2254m slm
Tipologia: percorso ad anello con conquista della cima.
Itinerario: da Lenzumo (Tn) attraverso sentiero 459bis fino a Malga Vies, poi 459 fino a Malga Candria, 423 fino a Cima Candria, ritorno a ritroso fino a malda Vies e poi 423 fino all'ex Centrale, poi strada provinciale fino a Lenzumo.
Percorso: Sentiero e traccia segnata
Percorrenza: 8,5h senza soste
Dislivello: 1384m (2768m totali)
Difficoltà: EE
Libro di vetta: si (firmato)
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:  4 camosci
Densità escursionistica: nessuno
Punti d'appoggio: Nessuno
Note: Lungo ed impegnativo giro sulle Alpi di Ledro, io personalmente ho scelto un giro molto più lungo (ma piu suggestivo) della classica via normale, il sentiero 459b allunga di quasi due ore la via normale che parte dalla ex centrale elettrica che io ho fatto al ritorno. L'ascesa alla cima è un percorso alpinistico per escursionisti esperti, non è da sottovalutare; il percorso ricalca quello creato dall'esercito durante la grande guerra per creare delle postazioni di artiglieria sulle 4 punte del Cadria, soprattutto mentre ci si avvicina alla strapiombante vetta il percorso diventa completamente attrezzato con cavi metallici e fittoni (consigliabile il set da via ferrata).

Nonostante la stagione sia praticamente terminata, non voglio mollare la presa e dopo essermi iscritto ad una prova in palestra da arrampicata che effettuerò tra cinque giorni per imparare qualcosa di concreto con corde e moschettoni in attesa della primavera, oggi volevo nuovamente montagna; inizialmente volevo dirigermi verso il Ghez, ma le quasi 10 ore di percorso segnalate su altre relazioni e il fatto che non abbia una traccia nella parte finale dell'ascesa mi ha lasciato molto perplesso in quanto la neve poteva confondermi e buttarmi fuori strada, rovinandomi la giornata!
Opto allora per il Geometra, soprannome della gigante delle Alpi di Ledro, il Cadria. A dire la verità questa cima era in cantiere da tempo ma l'ho sempre rimandata perché non ho mai trovato relazioni esaurienti per farmi intraprendere il percorso e soprattutto motivarmi ad un dislivello così importante da affrontare. Parto di buon ora da casa e arrivo alle 8:30 a Lenzumo, 200 m superato il cartello di ingresso al paese vedo le indicazioni per il sentiero 459b e quindi svolto a sinistra salendo per 200 m parcheggiando in un ranch. Da lì parte il sentiero che inizia ripido in mezzo al bosco, dopo circa un'ora inizia a farmi compagnia la neve, erano previste precipitazioni e nuvole ma pareva fosse acqua fino a poche ore prima della partenza.
Arrivo alla Bochet de Zori dopo un sali e scendi fastidioso, viro verso il monte Vies e omonima malga e in altre 2,5h vi arrivo sotto una neve battente,  Durante il percorso l'occhio cade sulle numerose testimonianze di residuati bellici di cui queste montagne sono state teatro ormai un secolo fa… dalle cannoniere, alle fucilieri, alle cucine ed infine alle trincee. Salgo scegliendo la direttissima alla rotabile fino a malga Cadria, la neve va e viene ma il freddo in quota inizia a farsi sentire e in distanza si nota già la croce di vetta della nostra destinazione, a guardarla da sotto la cima sembra irraggiungibile. Pranzo e noto che lì vicino ci sono dei resti di un cimitero austriaco, vado a fargli onore con una visita e poi mi metto sul sentiero 423 che inizia a solcare le quattro dorsali del Cadria; il percorso è praticamente lo stesso scavato dagli alpini durante il 15/18, anche qui si rimane affascinati dalle gallerie e dalle postazioni militari che ci fanno compagnia fino alla cima.
La neve di oggi più quella caduta nei giorni scorsi mi fa pentire di non essermi portato dietro attrezzatura più specifica, guardo la croce e la vedo sempre più impervia e irraggiungibile, sono quasi tentato di lasciar stare la conquista visto il pericolo ma delle impronte umane sulla neve risalenti presumibilmente al giorno prima mi fanno prendere fiducia e inizio a seguirle; la terza ed ultima anticima mi accoglie con una bufera di neve che non auguro a nessuno in una condizione di instabilità su delle cenge così spioventi, fortunatamente inizia un bel percorso attrezzato con cavo metallico dalla quale non mi stacco fino all'arrivo, la vetta del Geometra è a pochi passi e finalmente si riesce a comprendere l'intricato percorso che porta alla croce, cosa che fino a qualche minuto prima era incomprensibile e mostrava questa cima come irraggiungibile.
Firma della libro nascosto all'interno di un capitello sulla sommità, poco più in basso umile ma imponente è presente una croce di legno; tempo per due foto e inizio la discesa visto che il sole inizia già a calare da un po'. Percorso a ritroso seguendo però la carrozzabile, molto più semplice e tenera per le mie già provate e ginocchia; arrivato a malga Vies mi farebbe gola salire l'omonimo monte, ma purtroppo serve un'ora e mezza che non ho visto che ormai il sole è già calato del tutto; prendo il 423 Che mi porta su una rotabile che arriva fino all'ex centrale elettrica, il percorso della via normale. Arrivo al parcheggio dell'auto che la notte è già calata da più di un'ora ma fortunatamente sono attrezzato con pila e coraggio!

sabato 3 dicembre 2016

CIMA PIZ GALIN (27/10/16)


CIMA PIZ GALIN (27/10/16)
Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Retiche - Gruppo Brenta
Elevazione: 2442m slm
Tipologia: conquista della cima and back
Itinerario: da Loc Valbiole, sent.352, bocchetta Piz Galin, cima Piz Galin e ritorno
Percorso: Sentiero, traccia segnata e traccia su roccia
Percorrenza: 7h totali
Dislivello: 1259m (2518m totali)
Difficoltà: EED
Libro di vetta: si (firmato)
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Una stella alpina a fine stagione
Densità escursionistica: solo un escursionista
Punti d'appoggio: Nessuno
Note: Sentiero escursionistico mediamente faticoso, ascesa alla cima poco segnata, tecnica, attrezzata, terreno friabile e con punti esposti; sicuramente non adatta a tutti, soprattutto nell'ascesa alla cima per quanto sopraelencato; bellissimi panorami sulle dolomiti di Brenta, grande vista verso le catene austriache orientali.

Ritorno per completare il lato piu orientale delle Dolomiti di Brenta dopo aver conquistato Lasteri, Croz dell'Altissimo e Sophia; oggi tocca alla piramide solitaria del Piz Galin, nome talmente simpatico che, incuriosito dalla mia attività, assieme a me stavolta porto un collega, prima volta in montagna ma ragazzotto prestante ex marinaio.
Il sentiero come per il trio precedente parte dal parcheggio di loc. Valbiole, una zona a sud-ovest di Andalo (TN) con indicazioni verso il rif. La Montanara (che non vedremo), risalgo la rotabile cementata e dopo un centinaio di metri imbocco il sentiero 352 a destra in mezzo ad un umidissimo bosco mattutino nonostante la splendida giornata e l'Ottobre ormai svanito. Proseguiamo completamente bagnati in una ripida salita fino alla località Fontanella, un abbeveratoio con bivio e segnavia verticale, proseguiamo dritti sempre in direzione Bocchetta del Galin, la mulattiera è meno ripida e alle nostre spalle inizia a spuntare il lago di Molveno. Il bosco si dirada e arriviamo dopo una svolta a destra a seguito di segnavia, il tutto sempre ben evidenziato con segnali biancorossi alla località Prati di Monte, immersi in una boscaglia tricolore che va dal verde, al giallo fino al rosso; qui seguiamo verso nord e arriviamo dopo 15 minuti al Tovo Valon e dopo altri 15 alla Bocchetta del Piz Galin, dove interseca il 353 e si apre la valle che collega le gia ben visibili tre vette fatte qualche tempo fa; da qui lasciamo il sentiero e iniziamo l'impegnativo percorso alpinistico "Carlo Alberto Banal" che porta in 45 minuti alla cima in questione. Il percorso e segnato con rari bollini e frecce rosse, alcuni vecchi segnali CAI/SAT confondono la via, il primo attraversamento che porta ad ovest è spiovente, violento e non attrezzato, lo scavalchiamo e torniamo verso sud iniziando un mix tra percorso attrezzato, passaggi di roccia tra I e II grado molto friabile e pezzi di prato.
Arriviamo piuttosto provati all'imponente croce di vetta dove ci godiamo panorami sul lago di Molveno, le dolomiti di Brenta (bellissimo vedere il percorso precedente in miniatura) con una regale Cima Tosa che predomina su tutte sbiancata sulla cima; ad est in lontananza le cime innevate dell'Austria. Prendiamo coraggio e affrontiamo la croccante via del ritorno che ci impegna in vari punti; successivamente prendiamo la via del ritorno che in un paio d'ore abbondanti ci porta al parcheggio.

venerdì 25 novembre 2016

CIMA PIZZOCOLO (12/10/16)


CIMA PIZZOCOLO (12/10/16)

Regione: Lombardia, Brescia
Gruppo: Prealpi - Prealpi Lombarde - Gruppo Valvestino
Elevazione: 1581m slm
Tipologia: percorso ad anello con conquista della cima.
Itinerario: da Sanico (Bs), case sparse di Toscolano Maderno (Bs) si risale la cresta sud fino alla Vetta, scendendo poi ad anello direz.Ovest per Malga Valle tornando a Sanico.
Percorso: Sentiero segnato, traccia su roccia segnata.
Percorrenza: 5,5h senza soste
Dislivello: 831m
Difficoltà: EEM
Libro di vetta: Si 
Croce di vetta: Si 
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Una capra piuttosto molesta a presidiare la vetta
Densità escursionistica: molto bassa.
Punti d'appoggio: Bivacco Due Aceri
Note: Monte di modesta elevazione ma con non sottovalutabili tratti d'arrampicata principalmente tra II e III; vista mozzafiato su Lago di Garda, Baldo, Adamello, Ortles e Monte Rosa.

Rientrato da 3000km percorsi in camper in nord Europa per una mia altra passione, sono molto tentato di riposare visto che la sera ero di campionato e la mattina avevo due pratiche da sbrigare; salto quindi la piu impegnativa cima Ghez e opto per il piu vicino "naso di Napoleone", il soprannome del Pizzocolo, Monte che mi ha sempre incuriosito in quanto la forma che si vede dal versante veronese ricorda proprio la sagoma stesa del condottiero francese. Esco dalla A4 a Brescia Est e seguo per Saló, poi Toscolano e infine risalgo direzione Sanico; superato il piccolo borgo risalgo fino alla loc. Ortellp di Sotto dove subito dopo il bivio col sent.27 ce uno spazio di parcheggio per qualche vettura. Parcheggio ed imbocco il 27 che sale su ripida strada sterrata nel bosco dove, dopo vari tornanti con viste sul lago, si arriva al sentiero con indicazioni per il monte Pizzocolo e la cresta. Si attraversa una parete d'arrampicata e poco prima della svolta per la cresta sud ce spazio per uno scorcio sul monte Castello di Gaino, sovrastato da un maestoso Baldo appena spruzzato di neve.
La cresta mette alla prova la mia stanchezza e anche se la prima parte risulta divertente con tratti mescolati tra sentiero boscoso e passaggi rocciosi con movimenti semplici, a volte esposti ma mai violenti, ce da usare mani e spinte da una roccia all'altra, quindi non mi sento di catalogare questo percorso come un semplice "escursionistico", anzi..!
La parte finale porta a percorrere la cresta e sono molto provato dalla poca forma con cui mi sono presentato per questa salita; arrivo ad un anemometro e dopo pochi metri alla sommità con banderuola a bandiera, presidiata fedelmente da una fetente capra che si gode il paesaggio; riesco a fare una foto e poi a scendere all'anticima dove è presente croce e libro di vetta, oltre che ad un palo di segnalazione.
La capra forse per curiosità o forse per far capire che e casa sua, si avvicina e accetta volentieri due barrette energetiche che poi, pirla io, non me la fa schiodare piu di torno. 
Mi godo il panoramo incantandomi su un completissimo Baldo. Visito la sottostante cappella votiva e il carinissimo bivacco "due Aceri", ambedue nati da ex manufatti della Grande Guerra. Mandata definitivamente a quel paese la capra di vetta inizio la discesa verso la mulattiera ad Ovest segn.5 per poi deviare all'altezza dello Sguas del Pile verso sinistra imboccando il ripido sentiero n.11 arrivando all'abbandonata Malga Valle, scemdo ancora ed interseco svoltando a sinistra una strada forestale segnavia n.6, sempre molto ripida, lunga e tortuosa; arrivo al bivio con la rotabile che svoltando sempre a sinistra mi riporta dopo pochi minuti al parcheggio.

mercoledì 16 novembre 2016

CIMA PAGANELLA (02/10/2016)


CIMA PAGANELLA (02/10/2016)

Regione: Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo: Dolomiti, Alpi Retiche meridionali, Sottogruppo Brenta/Paganella
Elevazione: 2125m slm
Tipologia: percorso ad anello con conquista della cima.
Itinerario: Da Andalo (Tn)  attraverso Cabinovia Paganella2001 fino a Doss Pelà, Malga Zambana, Cima Paganella, Malga Terlago, Cabinovia Paganella2001, Andalo.
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 3h totali senza soste.
Dislivello: 349m (698m totali)
Difficoltà: T
Libro di vetta: no
Croce di vetta: no
Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
Densità escursionistica: bassa
Punti d'appoggio: Rifugio La Roda, Malga Zambana.
Note: Percorso semplice su altopiano con gran vista sulle Dolomiti, Adamello e lago di Garda.

Uscita semplice con alcuni amici per godersi una giornata tra i prati di questo celebre altopiano.
Purtroppo il meteo non promette bene e mantiene le aspettative; pioggia fino ad Andalo, prendiamo la caninovia "Paganella 2001" che in pochi minuti ci porta alla stazione Doss Pelà. Da qui sotto una continua guazza iniziamo la parte fisica dell'itinerario dove parte il sentiero 604 che sale nel faggeto in direzione Cima Paganella con una decina di tornanti, alcuni con salite molto ispide; immersi nella nebbia superiamo la malga Zambana e arriviamo alla Selletta, in circa 1h e venti arriviamo alla cima, completamente immersa in una coltre bianca; visita alla stazione meteorologica, foto di rito in sommità (il punto piu alto è la stazione della seggiovia) e poi aperitivo allo squisito rifugio La Roda, dove consumiamo un ottimo (e nemmeno caro come dicono) pranzo (vero obbiettivo della salita per i miri compari); acquisto la spilla (un plasticone che si rompe a metà discesa) e dopo due foto scendiamo con un freddo malandrino sempre immersi tra le nubi per la strada forestale sentiero 605, perlopiu sterrata e poi ciotolata; in 40 minuti arriviamo a Malga Terlago (chiusa) e dopo 15 minuti a Doss Pelà per riprendere la cabinovia fino ad Andalo.

giovedì 10 novembre 2016

CIMA MULAZ E SASSO ARDUINI (27/09/16)


CIMA MULAZ E SASSO ARDUINI (27/09/16)
Regione: Veneto, Belluno
Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Pale di S. Martino
Elevazione: 2906m slm (Mulaz), 2577m slm (Sasso Arduini)
Tipologia: Conquista delle due cime and back
Itinerario: da Passo Rolle (Tn) fino al 701 su rotabile, Passo al Mulaz, Cima Sasso Arduini, Cima Mulaz, Passo al Mulaz, Passo Rolle
Percorso: Sentiero e traccia segnati
Percorrenza: 8h e 20' con 1 ora e 15' tra soste e pause.
Dislivello: 1600m (totale 3200n)
Difficoltà: EEM
Libro di vetta: No in ambo le cime
Croce di vetta: si ambo le cime
Flora e fauna intravisti degni di nota: tantissime marmotte e pettirossi.
Densità escursionistica: quasi nulla (due in solitaria)
Punti d'appoggio: Capanna Cervino, Baita Segantini (chiusa), rifugio al Mulaz (chiuso).
Note: bellissimo percorso nella magica Val Venegia con sopra le Pale quasi come un dipinto. La via è lunga e a tratti impegnativa, ha un paio di sellette vicino alla cima molto esposte e in alcuni casi servono passaggi di I e II grado.

Il maltempo e i giorni che iniziano a ridursi, mescolati alla voglia di un tremila, mi fanno optare per il Mulaz nonostante l'accesso da casa mia sia molto lungo (per i miei canoni), studio quindi l'itinerario che rimane in forse col Ghez fino alla sera prima.
Alle 6:40 parto da casa e arrivo al disabitato Passo Rolle alle 9:30, parcheggio vicino all'inizio del sentiero in presenza della rotabile che porta alla baita Segantini e poi prosegue (chiuso l'accesso) per tutta la Val Venegia; raggiungo prima l'unico punto abitato (ma in fase di chiusura stagionale), ovvero la Capanna Cervino per due chiacchiere, un caffè e la spilla, proseguo verso l'itinerario superando la baita e inizio a perdere parecchia quota davanti alle Pale mentre inizia la verde vallata dove decine di marmotte fischiano ad ogni mio passo; la strada è in leggera discesa e dopo un oretta trova il bivio col sentiero 701 che porta al rif.Mulaz tra tanti segnavia e ometti, supero due ruscelli ed inizio a riprendere quota tra svolte nel verde e successivamente in un faticoso ghiaione che mi porta sotto la teleferica; qui trovo il primo escursionista, una simpatica incarnazione di stambecco autoctono  da poco ottantenne (dimostrava massimo 65 anni) che mi raccontava di "avermi aspettato" un ora su in cima Mulaz, aver suonato la campanella di vetta e poi esser sceso consapevole (mi ha messo un po di tristezza) che sarebbe stato il suo ultimo Mulaz vista l'età e che due giorni prima era in ferrata sulla Vezzana; io l'ho guardato con la lingua a terra dalla salita e gli ho detto:" amico mio, tolgo volentieri una cima a me nella mia vita per farti fare un altro Mulaz a te, ci rivedremo presto su queste montagne"; in poco tempo arrivo al passo del Mulaz dove tira un aria che taglia come un pugnale, sono a 4 ore dal passo, pranzo con sopra di me la Vezzana e il Cimon sporcati neve. Scendo giu verso il bellunese al rifugio in 10 minuti, trovandolo chiuso e vista la croce del Sasso Arduini mi lancio in altri 10 minuti su sentiero percettibile verso la piccola cima che nella fase finale chiede qualche passaggio di I e II per raggiungere la vetta con cippo e croce. Riscendo al rifugio e incrocio un treckrunner, risalgo al passo e prendo la via per cima Mulaz, un paio di ometti e poi dei cerchietti (o frecce) rossi su roccia mi indicano la via, salendo il percorso prende quota su roccia rossa per poi abbandonarla e tornare a dolomia e roccia friabile, un paio di punti esposti e in circa 5,30 pranzo compreso arrivo alla croce di vetta con campanella; mi godo un vent minuti di pausa e foto (telefono che incredibilmente aveva segnale ottimo); riscendo perdendo il sentiero per 10 minuti in mezzo ad una popolazione di simpatiche marmotte; percorso a ritroso e in altre tre ore belle di pedalata veloce arrivo al passo per prendere l'auto a crepuscolo gia terminato.

lunedì 24 ottobre 2016

CIMA XII E PORTULE (12/09/16)


CIMA XII E PORTULE (12/09/16)

Regione: Veneto Vicenza
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Altipiani
Elevazione: 2336m slm (XII), 2308m slm (Portule)
Tipologia: conquista delle die cime and back
Itinerario: dal parcheggio di Monte Forno, Bivio Italia, Cima XII, Cima Portule, Bivio Italia e Monte Forno
Percorso: Sentiero segnato, sentiero tracciato
Percorrenza: 7h totali con soste
Dislivello: 950m (1900m totali)
Difficoltà: EM
Libro di vetta: Si (firmato su entrambi i libri) per cima XII, no per Portule
Croce di vetta: si su ambo le cime (due su cima XII)
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Marmotte, scoiattoli e stelle alpine.
Densità escursionistica: bassa
Punti d'appoggio: Bivacco Busa Dodese
Note: Lungo ma mai difficoltoso giro sulla seconda e terza cima più alta e delle Prealpi venete, scenari della grande guerra aggiunti al silenzio di un lunedì di metà settembre, atmosfera quasi irreale.
Panorama su entrambe le cime eccezionale, da un lato le lande desolate della battaglia dell'Ortigara mentre dall'altro la Valsugana e le Alpi orientali.

A distanza di praticamente un mese esatto ritorno sull'altopiano di Asiago per completare le vette sull'omonimo massiccio. superato Asiago arrivo a Gallio e svolto per la località di Campomulo (sciistica), facendo attenzione come successe 30 giorni prima alle miriadi di bovini che invadono la carreggiata; prosegui dritto e la strada inizia a diventare sterrata entrando nel "sentiero del silenzio", ovvero una rotabile che fa una sorta di anello tra le cime della battaglia dell'Ortigara; seguo le indicazioni per Monte Forno al bivio con Monte Ortigara (fate attenzione perché si vede molto poco se si è distratti, i cartelli sono nuovi e di colore marrone); proseguo dritto arrivando a piazza delle Saline attraverso una strada veramente dissestata, conviene andare piano per salvare gomme ed ammortizzatori; la strada sembra non finire mai ma ad un certo punto si arriva ad un segnale di divieto dove si parcheggia l'auto in uno spiazzo sulla destra. Finalmente inizia il nostro percorso, si prosegue dritti E al primo bivio si tiene la sinistra in direzione Bivio Italia e chiesetta del Forno, Sulla sinistra vi appare in una vallata questa piccola cappella con alle spalle i resti di una cimitero di guerra, anche in questo caso atmosfera veramente suggestiva, sia arrivato un altro segnavia si segue sempre tenendo la destra arrivando a dopo circa 10 minuti al bivio Italia Dove iniziano le indicazioni per la nostra prima cima, la XII; si svolta a destra prendendo il sentiero 835 sempre circondati da trincee, resti di baraccamenti contornati da qualche stella alpina e da qualche curiosa marmotta; al bivio "quota 1985" lasciamo la rotabile per prendere la mulattiera a sinistra che ci porterà ai piedi della regina di queste montagne. Il percorso da qui inizia ad essere molto segnato con i segnali bianco Rossi e miriadi di ometti. In una quarantina di minuti scarsa arriviamo al bivio con il sentiero 208 che prenderemo successivamente aver raggiunto la vetta del Dodici. In 20 minuti abbondanti raggiungiamo la sommità con croce di vetta in legno di proprietà del Cai di Asiago, ad una cinquantina di metri leggermente più bassa vi è un'altra imponente croce metallica di proprietà del Cai di Borgovalsugana (fa un po tristezza che 100 anni prima Austria e Italia si sono contesi queste cime… Ora tocca alle sezioni dei Cai confinanti "combattere" per il territorio); firma sui due libri e pranzo sotto la croce di legno anche se non è ancora mezzogiorno, poi inizio la discesa e al bivio prendo direzione 208; il sentiero qui si alterna con la segnali biancorossi e Polini arancio fluorescente, incrocio I primi due bipedi, due cacciatori piuttosto schifi, il sentiero è molto lungo tra doline, cavità carsiche e mulattiere. Dopo quasi un'ora raggiungo passo Kempel con grandi viste sulla Valsugana, inizia l'ascesa per Portule che in 20 minuti sul sentiero tracciato mi porta alla croce di vetta dove faccio una breve pausa di cinque minuti e poi riprendo a scendere a ritroso; potrei prendere il 208 per arrivare al bivio Italia ma il sentiero sembra molto più tortuoso secondo la mia mappa che ripercorrere il sentiero già passato, quindi opto per la seconda idea e in quasi tre ore arrivo al parcheggio di Monte Forno. Sia questo che l'itinerario precedente (Caldiera/Ortigara) sono sentieri che sarebbe un peccato non avere sul proprio archivio di vette, le cime sono modeste e tutt'altro che irrraggiungibili, ma l'atmosfera che predomina unita a quanto resta di quell'indimenticabile conflitto, sono sensazioni che si possono vivere solo attraversando questo altipiano.

lunedì 17 ottobre 2016

CIMA DEI LASTERI, CIMA CROZ ALL' ALTISSIMO E CIMA SOPHIA (07/09/16)


CIMA DEI LASTERI, CIMA CROZ ALL' ALTISSIMO E CIMA SOPHIA (07/09/16)
Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Retiche - Gruppo Brenta
Elevazione: 2459m slm, 2339m slm, 2357m slm
Tipologia: Percorso ad anello con conquista delle cime.
Itinerario: da Valbiole, località di Andalo al rif. Croz Altissimo, Passo Clamer, Cima Lasteri, Cima Croz Altissimo, Cima Sophia e Valbiole
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 8h senza soste
Dislivello: 1360m (tot. 2720m)
Difficoltà:  EEM
Libro di vetta: Si apparte cima Sophia (firmati entrambi)
Croce di vetta: si tutte e tre le cime
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Stelle alpine e ciclamini
Densità escursionistica: bassa
Punti d'appoggio: Rifugio Croz all'Altissimo, Rifugio Pineta.
Note: percorso lungo ma dai panorami suggestivi, cima Lasteri è piuttosto impegnativa.

Dopo 15 giorni di sosta necessitavo di un bel tour e questo percorso trovato sul web, accompagnato all'ottima giornata faceva al caso mio.
Arrivo ad Andalo e chiedo informazioni per l'imboscata Loc. Valbiole, mio punto di partenza. Una volta trovata l'area parcheggio e risalgo una monotona carrozzabile (tecnicamente chiusa al traffico ma tuttaltro che nn transitata); allo svincolo all'altezza drl rif. Pineta tengo la sinistra per il 340 e poi tenendo la destra (segnavia spaccato) arrivo agli impianti Pradel dove ce anche un simpatico parco per bimbi; sopra di me il Piz Galin, ma quello sarà un altro capitolo, mi incammino in direzione ovest superando un albergo e inizio un sentiero prima boscoso e poi su cengia sotto la roccia che in 1 ora e venti da Valbiole mi porta al rifugio Croz all'Altissimo dove scambio due chiacchere col gestore, birra e spilla e via, verso la parte dura della giornata; superato il rifugio prendo il 322 in direzione passo Clamer fino al bivio col 344, li teniamo la destra attraversando il vallone e iniziando un sentiero piuttosto ispido ed esposto con alcuni punti attrezzati da cordini metallici e scaloni; superata questa zona attraverso il rimanente vallone erboso e raggiungo Passo Clamer con il caratteristico sasso sospeso, dove, con una vista mozzafiato consumo il pasto; due chiacchere con un escursionista e prendo alla destra del passo il 344b in direzione Cima Croz risalendo la parete ovest di cima Lasteri incrociando qualche coppia di nordeuropei. Ad un certo punto si deve svoltare a sinistra per poter salire la cima, ce un ometto e un segnale dipinto con scritto "Lasteri" non facilmente individuabile, quindi attenti; parecchi e faticosi zig-zag e la ripida, ghiaiosa e insidiosa salita finale portano alla croce di vetta dove firmo il libro e mi godo 5 minuti il panorama. Riscendo fino al bivio per Lasteri e prendo a sinistra il sentiero 344b che avevo lasciato prima e che in 25 minuti mi porta alla non facile (uso delle mani per l'ascesa) cima di Croz all'Altissimo e relativa e imponente croce di vetta con libro annesso, riscendo nuovamente e mi fisso con una limitrofa croce di vetta su una collina frontale al Croz, che mi spiazza non vedendola in nessuno dei miei percorsi e in alcuna mappa; decido di risalirla e constato che non esistono sentieri per raggiungerla, il fisico è provato dalle due ascensioni ma pian piano arrivo in vetta tra cespuglietti di stelle alpine ancora intoccate grazie alla cima praticamente illibata; la croce in legno recita "Cima Sophia", forse una dedica perche topograficamente non risulta anche se la croce e chiaramente una vera croce di vetta e non due assi inchiodate; fisso l'altimetro e scendo fino al bivio dove imbocco il tortuoso 344b fino alla Fontanella e poi il 352 con l'inutile e stancante rotabile fino al parcheggio che dall'ultima cima giungo dopo 2 ore e mezzo.

martedì 11 ottobre 2016

SASS PORDOI E PIZ BOÈ (23/08/16)


SASS PORDOI E PIZ BOÈ (23/08/16)
Regione: Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo: Dolomiti - Alpi Dolomitiche - Gruppo Sella
Elevazione: 2951m slm (Sass Pordoi), 3152m slm (Piz Boè)
Tipologia: Conquista della Cima e ritorno
Itinerario: Da Passo Pordoi fino a Forcella Pordoi, Piz Boè e al ritorno Sass Pordoi e medesima funivia
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: circa 4,5h totali senza soste
Dislivello: 1034m (1234m totali)
Difficoltà: EEM
Libro di vetta: no in entrambi i casi
Croce di vetta: si in entrambi i casi
Flora e fauna intravisti degni di nota: una marmotta poco piu in su del Passo Pordoi
Densità escursionistica: eccessivamente elevata
Punti d'appoggio: Rifugio Forcella Pordoi, Rifugio Capanna Fassa, Rifugio Maria Sass Pordoi (presso funivia)
Note: Un "3000" piuttosto semplice se si utilizza la funivia; peccato che proprio questultima abbia metropolizzato il sentiero rendendolo oltre che ricco di turisti, maleducati e bimbi troppo piccoli (con mamme troppo poco mamme), anche pericoloso, soprattutto in ascesa alla cima, dove si fanno code in punti drasticamente stretti ed esposti.  

Il meteo non tradisce, giornata splendida senza una nuvola, fresca e feriale (credevo); l'accesso uscito a Bolzano è molto lungo ma la Val Gardena e la Val Fassa sono uno spettacolo da attraversare. Arrivo al Passo Pordoi alle 9:30 a causa di un paio di imprevisti e l'enorme parcheggio è gia colmo, allucinato dalla folla visto il martedi (poi ho ricordato che la massa è ancora in vacanza), trovo uno degli ultimi parcheggi su sterrato e guardo verso il massiccio del sella sopra la funivia, notando un "ruscello" di gente che sta prendendo il mio sentiero (627) usualmente poco frequentato, la bocca poi mi si spalanca per il fiume (tipo Danubio peró) di persona in fila per la funivia per raggiungere il Sass Pordoi senza troppi pensieri; ovviamente il mio itinerario prevede la versione alpinistica del sentiero e quindi affronto il semplice ma faticoso 627 che parte dalla funivia e arriva attraverso un ghiaioso vallone immerso nel verde dritto a Forcella Pordoi, 120m sotto l'impianto di risalita. Il sole mena ma il vento controbatte e in meno di 2h arrivo all'altrettanto affollatissima Forcella Pordoi con omonimo rifugio dove recupero la prima spilla; seguo per il Piz Boè e mi si apre il paesaggio lunare (piu una cava di sassi) del massiccio del Sella con di fronte a me il Piz con in cima la gia visibile Capanna Fassa. Anche qui la cosa che mi lascia atterrito sono le centinaia (forse migliaia) di persone che grazie anche ai colori del loro abbigliamento, la particolare forma del monte e il grigio delle rocce, sembra letteralmente un formicaio in piena attività. Lungo il primo cengione ce ancora un po di neve invernale (contando che dieci giorni prima era venuto giu un bel po di bianco sul Piz Boè); arrivo al bivio con il 638 e con tanta pazienza inizio a risalire in mezzo a pochi escursionisti e miriadi di cittadini fuoriluogo. L'occhio attento al percorso attrezzato con cavi, canaponi e scalini ferrati (qualcuno ballonzolante) cade sullo spettacolare ghiacciaio della Marmolada; si sale in circa 50 minuti e al contrario di altre recensioni non ho trovato parti particolarmente esposte. La Capanna Fassa è carinissima ma il clima è quello del mercato di Rio de Janeiro (so che lo sto ripetendo a dismisura ma fidatevi che ancora non rende); non ce uno spazio sulla cima dove sedersi, visto che arriva gente anche dalla via ferrata. Caccio lo zaino, entro al rifugio, birra, spilla, secco la birra, foto a fatica con la (tristissima) croce di vetta e faccio due scatti allo splendido panorama sulla Marmolada, Civetta, Catinaccio e le Tofane; a nord le montagne austriache ed a ovest un Monte Rosa eccezionale come fosse a 30 km. Inizio la discesa e arrivato al bivio col 627 mi trovo uno spazietto per pranzare con vista ghiacciaio; riparto e arrivato alla Forcella arrivo con un piccolo sforzo alla cima del Sass Pordoi, anche qui vista mozzafiato, foto con l'imponente croce sull'anticima e spilla prima di prendere la funivia che mi porta al parcheggio in 5 minuti con 8€ di biglietto.

martedì 4 ottobre 2016

CIMA TRAPPOLA (18/08/16)


CIMA TRAPPOLA (18/08/16)
Regione: Veneto, Verona
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Monti Lessini
Elevazione: 1862m slm
Tipologia: percorso ad anello com conquista della cima
Itinerario: da San Giorgio (VR) imbocco il sentiero 250, Passo Malera, Cima Trappola, sent.287, San Giorgio (VR)
Percorso: Sentiero segnato, sentiero tracciato
Percorrenza: meno di 3h totali con sosta
Dislivello: 368m (tot.736m)
Difficoltà: EF
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Stelle alpine intorno a 1840m
Densità escursionistica: bassa sul sentiero, nessuno in ascesa alla cima
Punti d'appoggio: Malga Malera, Vari bar a San Giorgio
Note: Percorso turistico molto corto che diventa escursionistico al bivio verso la cima, interessanti viste su Carega, Baldo e la circostante Lessinia.

Il tempo non era dei migliori per giocarci il Piz Boè e il meteo minacciava brutto in tutti gli altri itinerari in programma; potevo giocarmi solo la vicina Cima Trappola, che oltre ad esser a portata di mano era anche un percorso corto e ben appoggiato da punti di riparo in caso di maltempo. Parcheggio a San Giorgio (segnali stradali marroni), una dozzina di km dopo Bosco Chiesanuova, esattamente di fronte al diroccato Hotel Vallon da dove dietro, inizia il nostro giro (tracciato viola sui sentieri di San Giorgio), imbocco il sentiero 250/E7 su rotabile no asfaltata superando dopo 15 minuti Malga Malera, proseguo la strada in svariati tornanti tra escursionisti, pastori e mandrie proseguendo sempre per il 250 tenendo la sinistra e costeggiando una cima con in vetta una postazione di guerra, arrivo a passo Malera dove ho tre opzioni, proseguire sul 250 verso Giazza e Carega, ma nonmi interessa, imboccare il 287 a sinistra, ma lo faró al ritorno, salire al centro in un evidente sentiero tracciato ma senza segnaletica in direzione della cresta che porta al nostro obbiettivo, il percorso sale bene e ogni tanto un raro bollino rosso ci da sicurezza, affianchiamo tenendoci a sinistra (e con valle e versante est del Carega sulla destra) un'altra sommità che potrebbe ingannarci vista l'altezza ormai vicina a quella di Cima Trappola, proseguiamo con altri due bollini rossi a darci fiducia in questa landa dimenticata, l'anticima con un paletto, poi un ometto di sassi e infine una malandata croce di vetta e il palo di sommità del parco della Lessinia a dirci che siamo arrivati; a fianco una già citata in altre relazioni antenna è stata sradicata (presumibilmente per mano umana visto che palo e croce risultano intatti). Una breve pausa sulla solitaria e dimenticata vetta della Lessina circondato dalla nebbia per poi a riscendere fino a passo Malera incrociando qualche stella alpina. Da li imbocco il ben tracciato (ma poco segnato) 287 in una bella discesa escursionistica (a ritroso sarebbe stata una bella sfacchinata) fino ai parcheggi di San Giorgio attraversando le piste da sci in disuso. 

lunedì 26 settembre 2016

CIMA CALDIERA E ORTIGARA (13/08/16)



CIMA CALDIERA E ORTIGARA (13/08/16)

Regione: Veneto, Vicenza
Gruppo: Prealpi, Prealpi Venete, gruppo Altipiani
Elevazione: 2124m slm(Caldiera), 2105m slm (Ortigara)
Tipologia: percorso ad Anello con conquista delle due cime.
Itinerario: Da Malga Fossetta a Cima Caldiera, poi Ortigara, Piazzale Lozze e Malga Fossetta
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 5,5h senza pause
Dislivello: 770m (1540 totale)
Difficoltà: EM
Libro di vetta: si (Caldiera, firmato), No (Ortigara)
Croce di vetta: si (sull'Ortigara Cippo di vetta)
Flora e fauna intravisti degni di nota:   Due stelle alpine.
Densità escursionistica: Media
Punti d'appoggio: Bivacco Ortigara, Rifugio Cecchin (Baita Alpini)
Note: Percorso non complesso, piacevole ma che necessità di un discreto allenamento soorattutto sul percorso di rientro; consigliata torcia per superare una postazione austriaca posta in una grotta per arrivare sull'Ortigara.

L'obbiettivo dopo aver visto troppa neve sul Piz Boè e avere sulle gambe in dieci giorni Cima d'Asta e il Vioz aggiunti ad una distorsione alla caviglia, era di andarci piano, ma non troppo, quindi spostarsi sull'Altipiano dei sette comuni nel vicentino e prendere la vetta piu alta, il Dodici, e vista la brevità del percorso valutare anche le tristemente celebri cime vicine; ma purtroppo non sarà così. Di sabato pre-ferragosto, anche una landa decantata come desolata come quella degli altipiani vicentini, non è una gran scelta; due ore di coda ad andare e mezzora a tornare, contando che da Gallio alle zone dei sentieri ce una strada sterrata tortuosa e lunghissima.
Arrivo a Gallio (Vi), seguo per Campomulo/Centro Fondo di Gallio e successivamente cerco i parcheggi per cima Dodici, chiedo al contadino di una malga che mi manda dalla parte opposta, ovvero Malga Fossetta, parcheggio vicino alla Cappella commemorativa ed inizio il sentiero che mi porta alla Porta Incudine, l'estremo est dell'altipiano, imbocco il sentiero 842 capendo di essere lontanissimo dal Dodici e opto senza rimpianti di fare due cime che avevo comunque in cantiere, Caldiera e Ortigara. La prima è il monte Thor (altro nome della Caldiera), segue il sentiero segnato di biancorosso e di giallo fino ad un piccolo cimitero militare italiano, da li parte l'ascesa in bivio con l'841 e si sale affiancando l'osservatorio "Torino", realizzato dall'esercito italiano durante il conflitto del 15/18, posizione che regala panorami mozzafiato sulla Valsugana. Da li a poco si sale sulla cima sempre seguendo il sentiero segnato e si arriva alla croce di vetta dove pranzo al sacco e firmo il libro. Dalla Caldiera si scende fino al Pozzo della Scala, dove compaiono numerosi trincee e costruzioni belliche; si prosegue verso il frontale Monte Ortigara risalendone la parte ovest, il sentiero risulta sempre segnato ma bisogna fare attenzione alle trincee comperte dalla vegetazione (io ovviamente ci sono mezzo finito dentro) arrivando al passo dell'Agnella; L'ascesa al Ortigara è piuttosto ripida ed infatti ci sono scaloni e corde metalliche che aiutano ad arrivare fino ad una grotta artificiale di matrice austriaca con feritoie per mitragliatori, dove è necessaria attenzione a causa dell'umidità e soprattutto una torcia per poterla superare serenamente. Si giunge sempre circondati da trincee al cippo austriaco e da li a poco a quello italiano (colonna mozza) che segna la sommità dell'Ortigara. Dopo una breve pausa al monumento, circondato da resti bellici e corone commemorative, si scende per il sentiero tricolore fino al Baito Ortigara, tenendo la destra si arriva fino alla chiesetta Lozze, al rifugio Cecchin e dopo 25 minuti circa a piazzale Lozze; da lì si prosegue verso sud-est su una strada asfaltata per circa tre chilometri in discesa, ad un certo punto sulla nostra sinistra troviamo una depressione erbosa (riconoscibile da un palo piantato in mezzo alla valle vicino alla strada) con una mulattiera sterrata a zig zag che porta a collegarci al bivio 845 e che poi ci farà risalire dopo circa una mezz'oretta di sentiero prima e rotabile poi a malga Fossetta. Non avendo calcolato il percorso mi sono arrangiato con la bussola ma a parte il tratto che da piazzale Lozze arriva all'845 il sentiero risulta tutto bene segnato.

mercoledì 21 settembre 2016

CIMA VIOZ (08/08/16)


CIMA VIOZ (08/08/16)

Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Retiche - Gruppo Ortles Cevedale
Elevazione: 3645m slm
Tipologia: Conquista della cima e ritorno 
Itinerario: Dalla cabinovia Pejo fino al Rifugio Doss Gembri con il 138, poi 105 fino al Rifugio Mantova e cima, ritorno a ritroso ma con seggiovia da Doss Gembri alla cabinovia. 
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 7,5h senza soste
Dislivello: 1600 (2600 totale)
Difficoltà: EED
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla
Densità escursionistica: Media
Punti d'appoggio: Rifugio Mantova.
Note: Percorso molto impegnativo e  con tratti molto esposti e attrezzati, il panorama dalla cima ripaga la fatica ma evidenzio che non è un percorso per tutti, sia in termini di fatica che di esposizione.

Partiamo in tre da Verona alle 6:00 con colazione e rifornimento e arriviamo alla Cabinovia di Pejo alle 8:30 dove con 15€ prendiamo la cabinovia che arriva al primo passo dove poi prendere la seggiovia (che troverete a destra rispetto al monte Vioz camminando 5 minuti sul sentiero), noi saliamo inconsciamente credendo di essere al Doss Dei Gembri per un ora sul 138 fronte monte con un dislivello di ulteriori 600m oltre ai 1000 gia previsti. Arriviamo al Doss dei Gembri (ma scopriremo solo al ritorno che ce una seggiovia che ti fa risparmiare tempo e ginocchia) dopo un impervia e ripidi salita tra ruscelli e boschetti. Risaliamo per il 138 con piacevole sentiero contornato ad un ottima giornata, sulla vetta si intravede il nerissimo (e lontanissimo) Rifugio Mantova; circondato lo spiovente dente del Vioz e croce annessa, il sentiero inizia ad avere zone esposte (mai violente) dove aiutarsi con le manibe qualche filo metallico; si seguono i segnavia biancorossi e gli ometti su un tracciato sempre segnato bene e si arriva al Brinck, una zona completamente attrezzata con scale e filo metallico (personalmente ritengo non la piu esposta) e si parte con una faticosa ascesa alla vetta che si raggiunge in 5h (4 se fossimo partiti dal Doss dei Gembri) con altre zone attrezzate e tortuosi tornanti. Al Mantova troviamo un bel rifugio ma una schiva ospitalità, un menu magrissimo e una pasta cruda; buona invece la carne e Salà. Vista l'ultima tratta della cabinovia prevista per le 18:30 iniziamo a salire alla croce vetta in meno di 15 minuti e con altri 5 al palo di sommità, coperto di neve ma senza necessità di piccozza. Sopra una spettacolare panoramica sulle dolomiti, sulle Alpi carniche, gli occhi sono tutti per il lontano ma imponente Monte Rosa. La discesa è ripida e fino al Brinck impegnativa, superato il dente la discesa e morbida tra sentierini popolati da greggi di pecore nere; arriviamo al lago del Doss dei Gembri e scopriamo la seggiovia che ci permette di arrivare in tempo alla cabinovia prima che chiuda evitando tre ore di cammino fino a Pejo alle nostre gia provate ginocchia.



domenica 11 settembre 2016

CIMA D'ASTA (03/08/16)


CIMA D'ASTA (03/08/16)
Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Dolomitiche - Gruppo Cima Asta Lagorai
Elevazione: 2847m slm
Tipologia: Conquista della Cima e ritorno
Itinerario: da Malga Sorgazza (Pieve Tesino, Trento) a Rifugio Brentari attraverso sent.327, poi dal rifugio alla cima sentiero attrezzato 364 e ritorno.
Percorso: Sentiero Segnato
Percorrenza: 9h totali senza soste
Dislivello: 1600m (3200m totali)
Difficoltà: EED
Libro di vetta: Si
Croce di vetta: Si
Flora e fauna intravisti degni di nota:  Una marmottina sul Bualon
Densità escursionistica: Medio-alta fino al rifugio, bassa sul 364
Punti d'appoggio: Rifugio Brentari, Capanna Cavinato.
Note: Percorso complessivo molto lungo e, molto faticoso dal rifugio alla vetta, serve un ottimo allenamento, i cartelli della SAT sono stranamente sottostimati (quindi fate attenzione che se scrivono un ora di percorrenza, quasi sicuramente sono 1,20h almeno); il 364 non necessità di imbracature ma dal passo della Forzelleta alla valle che poi porta in cima è attrezzato con corda metallica ed è molto esposto, serve buona forza fisica e no vertigini.
Il sentiero è sempre ben segnato, fin troppo, infatti e facile confondersi con vecchi segnavia che portano a sentieri dismessi o franati, cercate sempre i segnali piu recenti; pecca invece in segnaletica verticale.

L'obbiettivo settimanale era il Vioz ma la neve in cima mi ha fatto ripiegare per questa comunque ambiziosa cima attraverso un percorso assai piu lungo e faticoso, e le premesse infatti si sono mantenute fedeli.
Arrivo a Pieve Tesino e svolto verso la Val Malene (cartelli marroni) proseguo sulla strada principale parcheggiando a Malga Sorgazza in un ampio parcheggio di buon ora (ore 8:15, partito da casa alle 6:30). Salgo la rotabile che costeggia il ruscello che mi accompagnerà fino al rifugio e incrocio subito un cimitero d'onore del 15/18. La strada è lunga ed inutile, sfianca per 40 minuti buoni quando basterebbe un parcheggio a fine strada, dove, trovo la teleferica ed inizia il sentiero 327 che tra ponticelli e qualche salitina è pure piacevole; dopo meno di mezzora arrivo al vallone di cima d'Asta, denominato Bualon, inizia un sentiero in salita a tornanti discretamente ripido che dura quasi un ora, si arriva quindi ad attraversare il ruscello con l'opzione di svoltare per il piu corto sentiero attrezzato 327b (i Lastoni) o proseguire sul 327 passando per il Trodo degli Aseni, molto piu panoramico, optiamo per questo visto che come percorrenza da 1h (1h e 30' reali) fino al rifugio in ambo i sentieri; si arriva al Lago Cima D'Asta e poi al bellissimo Rifugio, in un ampio piazzale panoramico dove c'e pure la teleferica d'arrivo, un eliporto e una capanna d'appoggio; birretta e medaglia (prezzi buoni e personale ospitale) e poi via alla vetta con il 364, e qui, il primo errore, seguo il cartello verticale ma per evitare un enorma pozza (un lago) che circum-evito mi aggancio ad un sentiero pieno di ometti e segnavia dove arrivo ad una forcella che schiva la cima; tempo per quattro parolacce e torno al rifugio perdendo 45 min sul gia sottostimato tempo di percorrenza; mi infilo su per il 364 che arriva in ripida ascesa alla Forzeletta, da qui si scende ripidamente (quasi verticale) con fune metallica fino alla valle che poi porterà alla cima (Lastè dei fiori); qui approfitto dell'unica traccia di segnale telefonico per mandare due messaggi, nel frattempo arriva un altro escursionista che mi scivola davanti, parliamo in inglese per tre minuti e poi scopriamo di essere italiani, io temendo un altro errore chiedo se va in cima e lui confermandomi e rassicurandomi di esserci gia stato mi invita a seguirlo, il ragazzo nonostante la storta va come uno stambecco, io gia provato da un fuoripista di 40 minuti lo distanzio un po e, perdendolo mi avventuro involontariamente nel cimone d'asta (così denominato da un segnavia), una vetta frontale e poco piu bassa della cima d'asta, molto piu esposta e con passaggi di free climbling; mi rendo conto che la croce è sulla montagna opposta a dove sono vedendo due escursionisti discendervi; inoltre perdo il ragazzo e perdo i segnavia rimanendo per un' ora  buona in balia delle rocce tentando vari passaggi (sfiancandomi) in arrampicata libera; mi dico, attendo il rientro del ragazzo che vedo in vetta al cimone ma poi, tenacia e fortuna mi fanno scovare un  segnale biancorosso che mi porta al crocevia delle due cime; risalgo la tortuosa cima a scaloni con tratti abbastanza esposti ma mai fastidiosi ed arrivo alla vetta cosparsa di nubi; foto con la croce, firma sul libro di vetta e visita al carinissimo bivacco Cavinato, dedicato ad un ragazzo che ha perso la vita anni fa su queste montagne, ospitante fino a 6 posti letto; discendo la cima con i piedi cotti dalle quasi due ore di errore, risalgo la Forzelleta con i cavi metallici e arrivo senz'acqua al Brentari ormai a tarda ora, intorno le 17:30, ora in cui dovrei aver gia concluso l'escursione secondo i miei calcoli; ovviamente zero segnale e quindi accelero sulla breve sosta e mi fiondo a ritroso sul percorso che termino immerso nelle nubi andando spedito e senza soste in tre ore (contro le 2,20 segnalate). Alle 20:20 arrivo al parcheggio dopo 12h di escursione mentre a casa avevano gia contattato tutta la cavalleria dandomi per disperso. Escursione indubbiamente bella ma sicuramente impegnativa e con parecchi fastidi, dalla rotabile inutile e sfiancante di inizio/fine percorso, ai tanti e confusionari segni orizzontali a dispetto dei pochi verticali alle infine ore sottostimate dei segnavia del SAT trentino; come già ribadito evidenzio la necessità di un ottimo allenamento per affrontare questa intera giornata su questa montagna dai paesaggi mozzafiato.

lunedì 5 settembre 2016

CIMA PALON (26/07/16)

CIMA PALON (26/07/16)
Regione: Trentino Alto Adige Trento
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Piccole Dolomiti
Elevazione: 2232m slm
Tipologia: Sentiero ad anello, visita dei due denti con conquista della cima.
Itinerario: da Passo Xomo, Strada delle 52 gallerie, 105, sentiero tricolore, Cima Palon, Strada degli Scarubbi, Passo Xomo. 
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 7h con una di sosta
Dislivello: 1070 (tot 2140)
Difficoltà: EM
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si (gabbia di vetta)
Flora e fauna intravisti degni di nota: stelle alpine, ciclamini, camosci, falchi.
Densità escursionistica: media (per essere un infrasettimanale di un luogo molto frequentato) 
Punti d'appoggio: Rif.Achille Papa, Malga Campiglia.
Note: Percorso di rilevanza storica importantissima, cima modesta ma gran vista su Adamello e Carega (eccezionale), area a volte molto esposta nella strada delle gallerie verso la fine, sconsigliata ai vertiginosi; d'obbligo bastoncini e torcia, da fare in estate per la pericolosa umidità delle gallerie. 

Inutile evidenziare l'emozione di attraversare un posto così nevragilco vissuto durante la Grande Guerra (detto e ridetto su molti portali di montagna) e che ogni buon escursionista dovrebbe fare almeno una volta nella vita. Questa volta ho due compagni di viaggio, uno di lunga esperienza e uno di forte resistenza fisica, entrambi gia tarati sul 366 (gallerie) ma novizi del sentiero tricolore (105). Si arriva a Posina, vicino a Schio e si sale a Passo Xomo dove facciamo colazione e dopo un paio di km parcheggiamo l'auto (6€ il giornaliero). Parte con un ingresso cinematografico alla prima galleria, ognuna intitolata ad un'unità militare, un comandante o una regione, alcuni tratti sono abbastanza ripidi ma mai preoccupanti, anche se bastoncini telescopici (a causa della roccia viva sul suolo e l'umidità interna) e pila (a causa del buio pesto di alcune gallerie) sono indispensabili. Alcune zone sono parecchio esposte ed infatti sono recenti alcune corde metalliche fissate alla parete. Si giunge al Papa tra gallerie, cippi funebri, fiori (comprese un paio di stelle alpine) in circa 2,15h senza soste. Al Papa, imponente rifugio incastonato nel Pasubio, inizia a piovere e optiamo per pranzare, prendendo tempo per poi conquistarsi la cima. Dopo un pranzo senza infamia e senza lode, un ottima birra "cimbra" e la spilla del rifugio, il tempo migliora e anche se uno dei due compagni di viaggio appaia gia saturo, seguiamo con un piacevole fresco tre ufficiali degli alpini in sopralluogo pre-campo che si inoltrano nel 105; il percorso è ripido ma le chiacchere e le stelle alpine ci danno carica e in 40 minuti scarsi siamo alla casa del custode e dopo 5 minuti alla 53esima galleria (la Papa) e la limitrofa cima Palon con annessa gabbia di vetta, ricca di residui di reticolati, barattoli e armamenti depositati dagli escursionisti assieme ad alcuni ceri. Sulla vetta anche alcuni ometti, una tavola a mappa in pietra con le direzione delle principali catene montuose e un raro segnale trigonometrico dell'Istituto Geografico Militare. Giro veloce al dente italiano ed austriaco (a 5 minuti) e discesa verso il tricolore del sentiero delle creste in mezzo ad un suggestivo reticolato militare. Si prende nuovamente il 105 intravedendo la chiesetta commemorativa e si scende verso il Papa incrociando a meno di 20m una coppia di camosci che ci guardano curiosi; al bivio con il 366 prendiamo la strada degli Scarrubbi in piacevole discesa che diventa fastidiosa a causa della monotona lunghezza e di una pioggerella pizzicante; optiamo quindi per alcune scorciatoie segnate e con un altro avvistamento di 5/6 camosci, arriviamo ad incrociare Malga Campiglia e dopo 10 minuti il parcheggio.
Le 52 gallerie sono eccezionali, un museo a cielo aperto, ma  ovviamente arrivati al Papa senza fare il 105 fino in cima vi siete persi il 50% dell'escursione.

domenica 28 agosto 2016

CIMA TOMBA E CIMA SPARAVIERI (24/07/16)




CIMA TOMBA E CIMA SPARAVIERI (24/07/16)
Regione: Veneto, Verona
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Monti Lessini
Elevazione: 1765m slm/ 1797m slm
Tipologia: percorso ad anello con conquista delle cime.
Itinerario: Da Malga San Giorgio, Cima Tomba, Cima Sparavieri, Pozza Morta, Malga San Giorgio.
Percorso: Sentiero segnato
Percorrenza: 4,5h totali
Dislivello: 600m (tot 1200m)
Difficoltà: T
Libro di vetta: no (ambo le cime)
Croce di vetta: ce un pilastro spaccato, forse un tempo era una croce sul Tomba, Si sullo Sparavieri.
Flora e fauna intravisti degni di nota: Miriadi di bovini
Densità escursionistica: alta
Punti d'appoggio: Rif. Podestaria , Rif.M.Tomba, Rif.Primaneve
Note: Percorso semplice su carrozzabile con leggero dislivello; visita alla chiesetta di San Valentino di fianco al rifugio m.te Tomba.

Percorso molto semplice che parte da Malga San Giorgio parcheggiando l'auto di fronte al bar Al Caminetto. Si risale la carrozzabile asfaltata in direzione Boscochiesanuova (sudovest) fino all'incrocio con una rotabile sterrata con vari cartelli in legno del Rifugio Primaneve, si svolta a destra e si risale dolcemente fino al bivio col 255 in direzione Podestaria tra pascoli e malghe; da li si prende la destra e si risale ad anello in dieci minuti la cima del Monte Tomba dove sono posizionati l'ex croce si vetta, un antenna, l'omonimo piccolo rifugio e il Primaneve con chiesetta; essendo accompagnato dalla consorte, pranzo (buono) a quest'ultimo. Scendo in direzione Pozza Morta, noto nella vallata a destra un punto con folta vegetazione recintato, arrivando a supporre che si tratti di qualche fenomeno carsico, poi devio all'incrocio con E7 per un fuoripista raggiungendo da Pozza Morta lo Sparavieri in 10 minuti di salita lanciata, gran vista frontale sul Carega, Baldo e Adamello, foto di rito con la croce e discesa in sentiero tracciato. Riprendo la rotabile e arrivo a passo Gaibana dove tengo la destra scorgendo gli impianti di Malga San Giorgio alla quale arrivo in circa altri 30 minuti sempre immerso nei pascoli a suon di campanacci.

sabato 20 agosto 2016

CIMA CORNO D'AQUILIO (19/07/16)

    

CIMA CORNO D'AQUILIO (19/07/16)

- Regione: Veneto, Verona
- Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Monti Lessini
- Elevazione: 1545m slm
- Tipologia: Percorso a/r con conquista della cima
- Itinerario: da C.da Tommasi dopo Fosse (VR) seguendo il 240-E7
- Percorso: Sentiero segnato
- Percorrenza: 3h totali compresi 20' di sosta e le visite al Ciambellino e alla Spluga della Preta.
- Dislivello: 416m (832m totali)
- Difficoltà: T
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: si
- Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla
- Densità escursionistica: All'andata una coppia alla grotta del Ciambellino, al ritorno 4 escursionisti.
- Punti d'appoggio: Malga alla Spluga (oltre che formaggi ha disponibilità di panini e bibite)
- Note: Giro semplice d'allenamento senza troppe difficoltà, interessante la visita sia alla grotta del Ciambellino che alla Spluga della Preta attraversando letteralmente mandrie di bovini. Sul web puó essere che venga segnalato il libro di vetta (forse un errore di copia/incolla) ma non è presente, facile confondersi di fronte alla croce con un vano in ferro che alla fine si rivela un posacenere.

Percorso naturalistico di facile percorrenza. Si arriva a Fosse dopo il comune veronese di Sant'Anna d'Alfaedo salendo si seguono le indicazioni per il Corno d'Aquilio fino a C.da Tommasi dove ce uno parcheggiato sterrato dove lasciare il mezzo. Li partono i percorsi per il corno ma io opto per il piu ripido 240 (percorso Dantesco) e seguo la strada asfaltata per altri 500m, dopodichè all'altezza di un grosso masso parte il bivio col sentiero 240-E7; si sale subito in un fresco faggeto con tornanti abbastanza ripidi per circa 40/50 minuti (ci sono alcune panchine lungo la strada), si arriva alla lonza, un tronco d'albero addobbato a mostro a ricordare il percorso dantesco, si prosegue risalendo la mulattiera fino all'incrocio con una malga e un grosso pascolo dove è visibile un piccolo boschetto dove si nasconda (non ci sono indicazioni SAT) la grotta del Ciambellino, all'interno la temperatura scende piacevolmente di 15° e trovo una tenda montata ma senza padrone all'interno; faccio dietrofront e giro attorno alla grotta in direzione della chiesetta degli speleologi, da li verso destra si intravede la Spluga della Preta che merita una visita anche se le protezioni non danno idea dell'abisso che nasconde. Supero la Spluga e la relativa malga (punto di ristoro in estate) e rientro in 5 minuti sul 240 che mi porta in venti minuti in cima al Corno. Fate attenzione ai molti reticolati elettrificati. In cima dopo la foto di rito con la croce di vetta mi gusto il mio pranzo con vista mozzafiato sulla val d'Adige e il Baldo, un po di foschia e le tante mosche mi fanno levare le tende in fretta e opto per rientrare per il 240 (inizialmente volevo fare l'anello ma vista la calura opto per il fresco bosco del sentiero d'andata) che mi porta all'auto in 50 minuti senza soste.

domenica 14 agosto 2016

CIMA LEVANTE (14/07/16)


CIMA LEVANTE (14/07/16)
Regione: Trentino Alto Adige, Trento
Gruppo: Alpi Orientali - Alpi Prealpi Venete - Gruppo Piccole Dolomiti
Elevazione: 2020m slm
Itinerario: da Maso Miquei (Tn) 108,114 e 115 and back con deviazione sull'ascesa alla vetta.
Percorso: Sentiero segnato (sulla deviazione solo sentiero tracciato)
Percorrenza: circa 7h totali (compresa 1h di pausa)
Dislivello: 1155m (tot.2310)
Difficoltà: EE
Libro di vetta: si (firmato)
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota: stelle alpine in vetta in notevole quantità, un grosso camoscio nel bosco all'altezza dei ruderi Casarino.
Densità escursionistica: un solo escursionista incrociato praticamente arrivato alla fine del mio percorso.
Punti d'appoggio: la capanna Sinel (fuori percorso per 20', chiusa con chiavi disponibili al SAT di Ala).
Note: Da fare in estate per godersi la fioritura delle stelle alpine, il percorso prettamente boscoso da sollievo dalla calura. Grande panorama sul Carega.

Vidi questa cima, solitaria e soleggiata, mentre raggiungevo cima Carega..e mi dissi, quella deve essere una delle prossime conquiste, prima al Fraccaroli, sulla cartina del massiccio individuai il nome e poi su internet ne venni affascinato dal suo essere selvaggia, dimenticata, difficile da raggiungere nonostante la modesta elevazione.
Guardando online vedo che i percorsi sono pochi e..o dislivelli enormi o impossibili da raggiungere in auto, inoltre non ci sono punti d'appoggio segnalato (rifugi, bivacchi) per soste e rifornimenti. Opto per il 108, parto quindi da Maso Michei (sopra Ronchi di Ala), parcheggiando di fronte al curioso "parco degli gnomi di Maso Michei seguendo sempre le indicazioni per la capanna Sinel, la strada dopo poco diventa sterrata raggiungendo una fonte e alcune panchine di presumibile fattura del CAI, lo sterrato va avanti per una mezzora fino ad un pilastro spaccato in cemento con cartello segnaletico (1000m slm), poi diventa sentiero abbastanza segnato. Per alcuni km non si trovano segnavia verticali fino allo svincolo con malga Penaz, dove è possibile visionare i vicini ruderi di questa costruzione abbandonata dal 1950. Il percorso prende la sinistra e incrocia un ridere ristrutturato a Bivacco chiamato "La vasca", punto d'appoggio in caso di maltempo con quaderno di firma posto in bacheca). Poco piu in su troviamo i ruderi Casarino e l'omonimo segnavia, si prosegue a destra in direzione Capanna Sinel sempre sul 108. A breve trovo un punto panoramico con tavolo dove mi gusto una mezzora di sosta con una vista mozzafiato. Giro due tornanti ad arco e anzichè seguire il percorso standard verso la Pala di Cherle (circa venti minuti piu avanti) che faró al ritorno, vengo attratto da alcuni segni blu sulle rocce e da un cartello di legno con indicazioni su Cima Levante, percorso diretto e ripido. Il sentiero è molto ripido e sassoso (occhio alla vipere), nessun segnale, segnavia od ometto di sassi ma solo una leggera tracciatura dovuta agli scarponi dei "colleghi" arrampicatori; il percorso è sfiancante e ad alleviare la fatica è la continua ed emozionante presenza di residuati bellici  (garitte, barattoli, filo spinato), ad un certo punto ce un pezzo attrezzato con una corda e poi, finalmente, le prime stelle alpine.
Raggiungo il sentiero 114 (che alla Pala di Cherle avrei preso lasciando il 108) con ometto di sassi a segnare l'intersezione e mi dirigo verso la vetta. Moltissimi i segni della grande guerra durante il percorso 114 che poi tramuta in 115 in direzione cima. Arrivo in vetta con croce annessa, firmo il libro e mi godo l'incredibile distesa di stelle alpine e la panoramica sul carega. Sulla cime è presente anche una postazione di guerra.
Scendo seguendo il 115,114 verso la pala di Cherle con occhi sempre verso i cippi dei vari battaglioni militari che hanno presidiato l'area un secolo fa. Alla pala di Cherle prendo il 108 e in un meno di due ore sono al parcheggio di Maso Michei incrociando pure un camoscione.
Ad oggi una delle vette piu suggestive mai raggiunte.

lunedì 8 agosto 2016

CIMA PASTELLO (04/07/16)



CIMA PASTELLO (04/07/16)
Regione: Veneto, Verona
Gruppo: Prealpi, Prealpi Lombarde, Pastello
Elevazione: 1128m  slm
Tipologia: Conquista della cresta e ritorno
Itinerario: da Molane (VR) fino a cima Pastello and back attraverso il 240
Percorso: Sentiero segnato 
Percorrenza: circa 3,5h totali senza pausa
Dislivello: 280m (tot. 560m)
Difficoltà: T
Libro di vetta: no
Croce di vetta: si
Flora e fauna intravisti degni di nota:  nulla
Densità escursionistica: nessuno
Punti d'appoggio: nulla
Note: percorso d'allenamento da fare tutto l'anno.

Il monte Pastello non è sicuramente una cima da ricordare, ma vuoi il nome colorito, vuoi la sua onnipresenza dal veronese a coprire sempre mezzo Baldo, mi sono detto, perché non conquistarlo?
Si arriva alle case sparse (e abbandonate) di Molane, sotto Cavalo nel comune di Fumane (VR). Si lascia l'auto nelle vicinanze della strada sterrata da dove parte il 240 che subito dopo un pascolo di bovini intraprende la salita verso la via Crucis della Madonna delle Salette; questo pellegrinaggio religioso ci accompagna con le varie tavole di legno dell'agonia di Cristo fino alla croce (non di vetta, anche se puo sembrare) sempre sul 240, segnato di biancorosso sui vari massi; lo spazio dove staziona la croce offre un ottimo panorama ma sebbene si concluda lo sterrato, da li verso nord parte il sentiero, perlopiù in leggerissimi sali e scendi nella boscaglia che porta alla zona antenne sulla cima del monte, superate le antenne si arriva alla croce in marmo rosa, una breve sosta e si ritorna con lo stesso percorso a Molane per riprenderci la macchina senza troppi pensieri.