domenica 19 febbraio 2017

CIMA ZEVOLA, PLISCHE E OBANTE (20/01/2017)


CIMA ZEVOLA, PLISCHE E OBANTE (20/01/2017)
Regione: Veneto, Vicenza
Gruppo: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Piccole Dolomiti
Elevazione: 2072m slm (Obante)
Tipologia: percorso variegato con intersezioni ed anelli con conquista delle cime.
Itinerario: da Giazza presso Rifugio Revolto, Rif. Scalorbi, Passo Tre Croci, Zevola, Plische, Scalorbi, Obante, bocchetta Mosca, Scalorbi e Revolto
Percorso: Sentiero segnato, traccia segnata
Percorrenza: 10h senza soste.
Dislivello: 1580m (3160m totali)
Difficoltà: EE
Libro di vetta: si (su Zevola e Obante)
Croce di vetta: si su tutte.
Flora e fauna intravisti degni di nota: 1 gallo forcello
Densità escursionistica: 4 escursionisti
Punti d'appoggio: Rifugio Revolto, Pertica, Scalorbi e  Fraccaroli, tutti chiusi escluso il Pertica in serale
Note: Impegnativo e lungo percorso da me tracciato, in giornata (d'estate) si riesce a completare le cime piu importanti dei sottogruppi Tre Croci e Fumante; la neve oggi ha rallentato notevolmente i piani, era prevista cima Tre Croci (esclusa quando vista dal vivo) Cima Lavoraste (ghiacciata e con sentiero crollato) e cima Posta (troppo distante, servivano 3h abbondanti in piu e sono sceso con buio pesto); la Neve fresca a coperto completamente quasi tutte le tracce, fortunatamente erano presenti alcune impronte, inoltre i ramponi alla prima esperienza mi hanno dato non poche difficoltà dinamiche nonostante siano uno strumento eccezionale.

Parto di buon ora da casa, l'obbiettivo è sopire la sconfitta di cinque giorni prima sul Baldo, sei cime non le avevo nemmeno mai sognate, il mio record sono tre cime in giornata (Brenta); sei mi rendo conto che era una vera e propria impresa messneriana.
Arrivo al parcheggio di Revolto,  superato il paese di Giazza, nell'est veronese, noto punto di partenza per moltissime escursioni sul gruppo del Carega; già sapevo che le forti nevicate mi avrebbero messo in difficoltà ancor prima di arrivare lungo la strada che porta al rifugio, parto dal parcheggio alle 7:00 con luce frontale e mi godo una fantastica alba lungo il sentiero 109 che da Revolto passa per Passo Pertica (e omonimo rifugio) attraversando una rotabile forestale invernale fino al rifugio Scalorbi, altro punto nevralgico delle Piccole Dolomiti. Giunto al rifugio lo scavalco temendo la destra e noto i segnavia che indicano i primi itinerari vicentini, al primo Bivio prendo il sentiero 111 che mi mostra la valle di Recoaro e mi fa fiancheggiare uno dei miei obbiettivi, il Plische, la valle è ancora al buio e un forte vento, aggiunto a neve fresca e ramponi nuovi (o meglio mai usati) mi fanno rallentare parecchio, la traccia è coperta del tutto ma alcune impronte mi danno la via e in forte dislivello raggiungo il passo Tre Croci (conosciuto anche come Lora), seguo il 202 e alla mia sinistra vedo gia, con molta delusione cima Tre Croci, una collinotta solitaria che gia mi aveva messo in difficoltà non trovando online alcuna traccia per la vetta; noto la via dopo circa 700m dal passo su una curva (bollo rosso), decido di rimandarla a dopo lo Zevola e valutare il tempo rimasto ed eventualmente escluderla, proseguo su mulattiera innevata per circa 25 minuti e raggiungo passo Zevola con traccia per l'omonima cima, anche qui un collinotto erboso che peró decido di fare in quanto massima elevazione del sottogruppo; salendo vedo subito qualche baraccamento di guerra, arrivo su in 20 minuti scarsi e noto dalla vetta (attenzione che il libro è nascosto sotto le pietre sottostanti la croce di vetta) una cresta che pare congiungersi con il Tre Croci, arrivo in  prossimità e uno strapiombo mi ferma, perdendo un'altra mezzora che mi fa decapitare la limitrofa meta. Scendo a passo Zevola e faccio il giro a ritroso fino alla forcella successiva.
Proseguo per il Plische, solitaria piramide che si inalza sulla valle di Campobrun, raggiunto nuovamente il passo Tre Croci viro ad anello prendendo il sentiero 182 (se dovete fare solo il Plische  dallo
Scalorbi è la miglior soluzione, aggancia praticamente subito dopo poche curve la traccia per la vetta); io invece circumnavigo la montagna perdendo ulteriormente ore di luce, pranzo sul sentiero e chiedo informazioni ad un escursionista locale, mi dice che l'aggancio alla vetta, poco chiaro sulle recensioni sul Web, si trova in prossimità di una grossa forcella, arrivo alla suddetta tra mughi e saliscendi innevati (dove sulla destra si notano resti del primo conflitto mondiale tra cui una roce arrugginita posta su un piccolo sperone) e arrivo alla porta di Campobrun, sotto è visibile un edifico abbandonato (notato anche da altri  sentieri) secondo Davide (che poi conoscerete) si tratta di un ex caserma della GDF (io la ricordavo sul Baldo) ma online parlano di una casa adiacente una miniera dismessa, forse una "casa cantoniera" di minatori , sopra invece tra alcuni ometti a destra una cima senza nome e a destra il Plische, ma della traccia nessuna...traccia..!
Mia fortuna che passa da li uno "stambecco" mantovano di nome Davide, a cui chiedo se sa dove è la traccia, non lo sa..ma arrivando dalla via delle creste del Carega e non avendo mai scalato il Plische, mi propone di salire da una vecchia trincea, una direttissima faticosa, innevata e a tratti pericolosa. Arrivati a mani nude e piccozza  in cima ce una carinissima e piccola croce(pure un paio di vecchi ramponi arruginiti), due chiacchere e un the caldo; da sopra intanto vediamo la traccia che ci era sfuggita, molto piu avanti della porta di Campobrun e molto piu semplice (ma faticosa in salita) della nostra "via nuova"; la prendiamo, scendiamo e allo Scalorbi ci salutiamo, lui va verso casa..io ho ancora tre cime anche se Cima Posta ormai è andata, metà già ambiziosa in fase di progettazione, figuriamoci dopo tutti questi imprevisti e rallentamenti; tento il Fumante risalendo da dietro lo Scalorbi verso sinistra stavolta con sent.109 e aggancio al 195; traccia quale segnata pochissimo e la salita è piuttosto faticosa, probabilmente dovuto anche ai tanti saliscendi macinati prima per raggiungere le precedenti vette. Arrivo provato con il sole gia in fase di tramonto al passo dell'Obante, devio su Lovaraste, alcuni passaggi aerei, la neve ghiacciata e una parte della cengia crollata mi fanno rientrare verso passo dell'Obante, risalgo per lieve traccia e il GPS mi dice che sono sulla cima dell'Obante, poco più in basso è presente una piccola croce e il libro incastonato nella roccia, tempo per una foto con l'ultimo raggio di luce e riparto; opto velocemente per il sentiero delle creste, gia fatto per Guglia del Grillo e Cima Mosca; qualche passaggio di primo grado, forse anche secondo… Aggiunto al fatto che era buio pesto e mi stava dando luce solamente con il faro e arrivo alla bocchetta dei Fondi, da li prendo il 109 mi porta a Scalorbi in 45 minuti e successivamente in altri 45 arrivo al Pertica sempre su 109 e dopo altri 20 minuti al parcheggio. Congelato, piedi provati dagli scarponi quasi nuovi e vai ramponi tenuti per mezza giornata, acqua nello zaino gelata, the finito e cena anche quella congelata… affamatissimo opto per una pizza per la strada che mangio sul sedile mentre guido mentre riprendo colore corporeo. Soddisfatto della fin troppo lunga giornata, purtroppo in inverno le ore di luce sono poche ma lo spettacolo che si vede con la neve e i tramonti su di essa è qualcosa per cui vale la pena soffrire un po'.

mercoledì 1 febbraio 2017

651 CRESTE DEL BALDO (15/01/2017) {fallito}


651 CRESTE DEL BALDO (15/01/2017) {fallito}
Regione: Veneto, Verona
Gruppo: Prealpi Lombarde, Gruppo Baldo
Elevazione: 2218m slm
Tipologia: conquista delle cime and back
Itinerario: da Malcesine (VR) salita con funivia fino a Tratto Spino per poi arrivare a Cima Telegrafo toccando le cime piu importanti del massiccio
Percorso: Sentiero segnato, traccia segnata
Percorrenza: 6,5h totali con soste
Dislivello: circa 500m
Difficoltà: EE
Libro di vetta: Si (solo su Valdritta)
Croce di vetta: si (su Telegrafo, Valdritta e Pozzette).
Flora e fauna intravisti degni di nota: Nulla
Densità escursionistica: solo una ventina di persone a Tratto Spino in passeggiata.
Punti d'appoggio: Ristorante Monte Baldo (funivia) e Rif. Telegrafo (aperto solo il locale invernale). 
Note: Contrassegnato come il sentiero più bello del Baldo, il 651 parte dal passo di Tratto Spino e tocca con sali e scendi continui in ordine Cima Pozzette, Cima del Longino con leggera deviazione, Cima Val Finestra, Cima Valdritta con deviazione segnata, Punta Pettorina con deviazione e Cima Telegrafo; rimangon  fuori le piu basse Cima Costabella e Vetta delle Buse, appartenenti al percorso 658; il sentiero ha panorami mozzafiato sulle Dolomiti, le Piccole Dolomiti, la pianura Padana e ovviamente il lago di Garda.

Purtroppo ogni tanto bisogna dar ragione alla montagna, era una decina di giorni che mi doveva far pagare qualcosa; all'Epifania mi è saltata l'ascesa nelle piccole Dolomiti per motivi personali, 4 giorni dopo il maltempo si è ripetuto con forti nevicate ed infine oggi, con un tempo discreto ho dovuto fare i conti con la neve e con il vento, oltre che col freddo.
L'escursione, fattibile dai più, era partita con un quartetto composto da me, Vito (che avete gia conosciuto sul Piz Galin e buon arrampicatore indoor), la mia consorte e la sua collega (buona runnergirl con passione per l'altitudine); si aggiunge causa compleanno il suocero (buon escursionista) e la compagna con un paio di amici (trio piu da rifugio che da pedalate) e la situazione si fa gia più sinistra.
Vito tira pacco 7 ore prima del ritrovo per problemi fisici; la mattina arriviamo a Malcesine con 40 minuti di ritardo per problemi al secondo quartetto; il freddo (- 2 lacustre) fa gia partire le prime lamentele che mi fanno ricordare perchè il 90% delle mie ascese sono in solitaria.
La funivia che porta prima a San Michele e poi a Tratto Spino, start del nostro itinerario, parte ogni venti minuti essendo bassa stagione, saliamo a TS, improvvisiamo un mini party di compleanno al suocero in alta quota (1760m) e poi a forza di sbuffi da parte mia si parte; i tre aggiunti non se la sentono per il meteo, il suocero segue gli amici anche se vorrebbe tentare l'impresa con figlia, amica e testadicapra del genero; rimaniamo in tre; il CNSAS ci dice vento forza 48/52 km/h e -19 gradi percepiti (-16 il termometro), aggiunge che se andiamo, probabilmente ci si vede dopo poco per un soccorso (alla faccia del buon augurio).
Non mi scoraggio, il sentiero è bianco, non ce traccia se non nascosta dalla neve su qualche roccia, neve a 7cm quindi meglio i ramponi che solo io ho, il vento taglia come una Hattori Hanzo e ci teniamo a fatica in piedi sul primo crinale per la forza del vento, mani congelate per le due signore, niente, io me la rischierei per vedere se dietro la prima cresta ci sia un po di quiete e tentare l'abbordaggio a Pozzette e Longino che sono assenti sul curriculum, ma per tanto abbia due buone escursioniste a presso, non me la sento di fargli fare 6h a pressioni di carattere troppo elevato per la loro esperienza montana.
Ripiego e torno a Tratto Spino spingendomi fino a bocca di Navene  per due foto; il clima è gelido nonostante il buon abbigliamento di tutti e tre, rientriamo al rifugio dove ci attendono gli altri quattro, zuppa e discesa per metà in funivia e per metà su sentiero; si ritenta a primavera.