sabato 21 agosto 2021

CIMA PONTEVECCHIO (17/08/21)

 CIMA PONTEVECCHIO (17/08/21)

Regione: Trentino, Trento

Gruppo: Alpi Orientali, Ortles/Cevedale  

Elevazione: 3179m slm

Tipologia: Conquista della cima e rientro ad anello.

Itinerario: Dalla centrale idroelettrica di Malgamare vicino a Cogolo nel comune di Pejo si sale in direzione del sentiero 123 che va al lago del Careser. Giunti la si segue il bacino ad est del lago per traccia fino all’incrocio con il sentiero 104. Anziché risalire sentiero 104 in direzione della cresta di cima Marmotta si gira verso est per traccia verso la località le pozze e poi per intuizione e cresta fino alla cima con rientro o dalla stessa via o dalla cresta nord.

Percorso: sentiero segnato, traccia segnata e traccia non segnata.

Percorrenza: circa 14h totali

Dislivello: 1400m circa

Difficoltà: EEA A I

Libro di vetta: Si

Croce di vetta: Si 

Flora e fauna intravisti degni di nota: nulla

Densità escursionistica: 10 escursionisti fino al lago, centinaia che salgono verso il rifugio, nessuno oltre il lago.

Punti dappoggio: Malgamare, rifugio Larcher.

Note: Imponente e sassoso massiccio piramidale visibile solo dal lango del Careser o dall’alta Val di Rabbi. Fa parte del sottogruppo delle cime del Careser e assieme a cima Mezzena è probabilmente la piu difficile da salire.


È un po che non faccio una prima, in questo periodo ho rallentato un po, la tanta strada per raggiungere le località, i lunghi avvicinamenti uniti alle speso ascese in solitaria hanno raffreddato un po le mie bollenti ambizioni di “collezionista”. Negli ultimi tempi vado meno, circa due o tre volte al mese, contro le 5 dei tempi d’oro, molte ripetizioni sulle mie montagne, molti accompagnamenti ad amici e colleghi che vogliono togliersi qualche sfizio alpinistico o escursionistico. 


Va fatta una premessa, per chi segue questo post, che questo era il mio terzo tentativo alla Pontevecchio, anche se, come reale intenzione, il secondo.

La Pontevecchio la vedetti la prima volta salendo a cima Nera, fui attratto da quella piramide che salta all’occhio per la grande croce visibile anche da distante. Studiando in giro sul web pochissime relazioni, piu che altro scialpinistiche, una descrizione blanda sulla guida dei monti d’Italia e un dislivello importante sia che si salga dalla val Venezia che da Rabbi. 

Questa montagna, perlopiu composta da franose pietraie ferrose (tipiche delle montagne di quelle zone) su tutti i suoi fronti,  ha una parete ovest strapiombante, una est piu dolce ma comunque ripida e con tratti di infido ghiaino. La cresta sud è articolata, spaccata con tratti strapiombante, la nord invece, dove sale la “normale” è meno articolata anche se comunque esposta, ma anche qui, raggiungere questa cresta è una vera impresa. 

A luglio si stava organizzando un escursione di piu giorni con molte mete e un giro di due giorni a cavallo tra le valli Venezia, Martello e Rabbi. Partivo con “Only Adventure”, gruppo informale di amici veneti di cui faccio parte da un po, ma poi il maltempo ha fatto saltare tutto. Pontevecchio è ancora li, che sembra non volermi dopo il fallimento dalla cresta sud di due anni fa quando invece salii sulla Cavaion. Vedevo con le mie capacità piu papabile un ascesa invernale ma mi spaventava l’enorme dislivello (in inverno la strada per malga mare è chiusa molto prima della centrale) da ambo i lati che con la neve sarebbe stata il doppio della fatica. Rifugi chiusi, giorni corti e poco tempo libero per permettermi un impresa tra l’altro con un alta’probabilità di fallimento. Un lunedi e martedi di meteo discreto, sento Gerry, ambisce a tre cime (Pontevecchio, Cavaion e cima nera) in due giorni. Piccoli imprevisti e arriviamo tardi al parcheggio; si inizia a salire le 09:00. Qualche ora prima avevamo letto di un’ascensione in cresta articolata che dalla Marmotta tocca 10 cime fino all’ambita Pontevecchio. Ci rendiamo conto salendo in giornata la cosa è infattibile per noi. Prendiamo subito il sentiero 123 con zaini (troppo) carichi causa materiale da ghiaccio vista l’idea delle 10 cime del Careser dove si toccano lingue di ghiaccio e che poi, a parte il casco, non useremo nulla. In meno di 2h saliamo al turchese bacino e dopo una breve pausa seguiamo un evidente traccia che segue il lato est del lago. Da li in poi  piu nessuno. Arriviamo quasi al sentiero 104 a nord e risaliamo il torrente che scende dalla loc. Le Pozze, pianoro detritico di piccoli e turchesi laghi di circo che sovrastano il grande lago. Pochi ometti e tante pietre. Il panorama è primordiale e a parte un paio di stazioni meteo (una alle Pozze e una su cima Lagolungo) e la croce del Pontevecchio gia visibile, il paesaggio è come era un milione di anni fa, forse con un po di ghiaccio in meno ma con zero inquinamento umano.

Sotto la sella di Cavaion lasciamo i pesanti zaini  e risaliamo la cima Cavaion senza difficolta. Giunti in cima cerchiamo una via da est per risalire, aguzziamo la vista, forse una traccia, forse no. Optiamo di scendere con cautela da una pietraia pericolante sotto la sella in quanto quest’ultima è coperta da una lingua di neve e noi siamo senza ramponi, lasciati negli zaini. La discese è articolata ma le ottime e leggere scarpe approach e i bastoncini fanno il loro sporco lavoro. Giunti giu indossiamo i caschi, gerry piu alto, io piu basso di 30m pronti ad attraversare la parete ovest sulla parte piu critica, un traverso che dalla sella di Cavaion porta al piccolo lago di circo di Pontevecchio per poi risalire la cresta nord. L’articolata ascese prosegue lentamente e accorta sul ghiaino, ogni passo è calcolato, ogni errore è una scivolata per almeno 300m in val di Rabbi, proteggersi impossibile. Raggiungo Gerry con un paio di balzi pericolosi, su da lui la situazione è meno pericolosa. Zero traccia, piu di un ora per raggiungere lo specchio d’acqua e per la cresta ci sarebbe ancora da traversare. Optiamo esausti di risalire un ghiaione. Altra mezzora buona e siamo sull’esile cresta, poi la croce. Il panorama è spaziale sul sottogruppo del Cevedale e su quello de Careser. Qualche foto, registriamo la salita sull’umido libro di vetta che conta una trentina di salite l’anno, la seconda di quel giorno. Iniziamo a pensare alla discesa. Ia via dell’andata sarebbe un’agonia. Ce un anello di calata in vetta, noi abbiamo imbraghi, discensori e 40m di ottima corda..ma la montagna è misconosciuta,pietrosa e anche se sembra logico trovarsi altre soste sotto, siamo stanchi e una risalita ammazzerebbe le poche energie rimaste. Optiamo per scendere sulla sella nord e poi per pietraia e nevaio. Impiegheremo un ora e mezza di disarrampicata su pessima pietraia prima di arrivare agli zaini. Riscendiamo fino al lago al tramonto in direzione del Larcher dove pernotteremo. Siamo in ritardo di due ore sulla tabella di marcia e il 104 che prendiamo sul bacino nord del Careser ci estenua tra sali e scendi. Svincoliamo al buio sul 123 fino al lago delle marmotte e poi giu al rifugio dove ci attende la solita squisita accoglienza dei Casanova che ci rifocillano a birra e minestrone nonostante la cucina gia chiusa. Stremati il giorno successivo anzichè cima Nera rientriamo dalla via normale a Malga Mare dopo un’ottima colazione al Larcher.