lunedì 5 febbraio 2018

CIMA DIETRO IL GASTA E CIMA CHERLE (21/09/2017)


CIMA DIETRO IL GASTA E CIMA CHERLE  (21/09/2017)
- Regione: Veneto, Vicenza
- Gruppo: Piccole Dolomiti, massiccio del Pasubio
- Elevazione: 1787m slm
- Tipologia: conquista delle cime e ritorno
- Itinerario: da Maso Perruca pera strada sterrata e successivamente mulattiera di guerra"Strafexpedition", deviazione su e traccia non segnata per Monte dietro il Gasta, poi diceva per altra traccia non segnata nuovamente fino al bivio e di nuovo su mulattiera in direzione passo di Lomo, all'altezza di una piccola forcella a cinque minuti dal passo, per via nuova fino a cima Cherle E successivamente sentiero a ritroso con alcune deviazioni per accorciare.
- Percorso: traccia parzialmente segnata, traccia non segnata, via di roccia.
- Percorrenza: circa 8h
- Dislivello: circa 1000m
- Difficoltà: EE (AD), A (PD)
- Libro di vetta: no
- Croce di vetta: no
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci, marmotte, volpe, falco
- Densità escursionistica: nessuno
- Punti d'appoggio: Nessuno
- Note: Escursione sulla parte più dimenticata del Pasubio, L'obiettivo iniziale era di tentare il Dietro il Gasta, i Campanili e il Cherle, le tre cime che caratterizzano questa dorsale del massiccio, in tutti e tre i casi non esisteva con sicurezza una via che portasse alle vette, avevo solo alcune dritte per il primo; nel caso non fossi riuscito a farne una o più avrei virato sulla Lora, una delle cime che mi manca ancora sul Pasubio.

Oggi la giornata da meteo ottimo, previsioni che mantengono la parola e anche se non riesco a prendere il salto notte al lavoro metto la sveglia un po' prima e alle 13 riesco già ad essere in Val Prigioni. Con me non avendo alcuna relazione delle mete che ho in mente ho tutto il materiale alpinistico necessario, quindi ramponi e piccozza vista la nevicata di due giorni prima, casco con faro, imbrago, 40m di corda, longe da ferrata, nuts e cordini.
Superato lo splendido abitato di Parrocchia parcheggio nei pressi di località Perruca (un paio di chilometri dopo il paese) all'altezza di un bivio con una strada sterrata con una grossa sbarra verde a chiuderla.
Parcheggio dal lato opposto sulla destra in un piccolo spiazzo e inizio a salire in direzione del maso che raggiungo dopo neanche 10 minuti di cammino. La strada forestale costeggia la cascina apparentemente disabitata ma in ottimo stato e proseguo dritto per altri quattro tornanti arrivando ad uno spiazzo dove la strada forestale diventa traccia di sentiero, non segnato (o per essere precisi segnato solo in parte con alcuni bolli rossi) ma comunque facilmente intuibile. La traccia sale dolcemente per circa una decina di tornanti, dopodiché mi trovo ad un bivio e le dritte che mi erano state date sono che la deviazione a destra mi avrebbe continuato a portare sulla traccia Strafexpedition mentre quella sinistra mi avrebbe portato in cima al nostro primo Monte.
Dopo poco mi rendo conto che la traccia, molto antica, pian piano si spegne e quasi sicuramente portava a una posizione di osservamento militare, ancora conservata in ottimo stato nonostante fosse stata realizzata in legno. Inizio a seguire alcune vecchissime tracce, presumibilmente militari che risalgono un vallone e con non poca fatica riesco a raggiungere la sommità del monte Dietro il Gasta (o Stadel) in circa mezz'oretta dall'attacco sul vallone. La vetta ha tre piccole sommità, ma quella più a sud appare leggermente più alta di 1 m dalla centrale secondo l'altimetro, infatti sulla stessa trovo un piccolo ometto. Scendo per qualche metro sulla traccia famosa che mi era stata indicata e proseguo per cresta in direzione sud dove a volte la perdo e a volte la riacquisto arrivando al vero bivio che mi era stato indicato in precedenza, leggermente più alto di quello che avevo preso io. Questo bivio si trova alla fine del zig-zag di tornanti che porta alla prima nostra cima, li si noterà un bollo rosso e improvvisamente un tornante secco a sinistra che devia dal sentiero principale.
Ora proseguo per i Campanili, due cime gemelle molto più simili a guglie che dividono la nostra prima cima dalla terza. Per questa cima non ho trovato relazioni e quindi parto già con i piedi di piombo sapendo che probabilmente sarà molto più difficile vista la conformazione rilevata su Kompass  e il gps. In effetti i due pilastri si dimostrano inaccessibili da tutte e quattro le pareti, alpinisticamente ho notato una discreta parete da sud, piuttosto strapiombante, a naso direi tra il quinto e il settimo grado. Abbandono quindi l'idea di suicidarmi e proseguo in direzione del Cherle sempre per traccia ora ben segnata con bolli rossi e qualche ometto. Ad un certo punto all'altezza di una caverna la traccia si perderà, da lì inizia una faticosa salita che porta alla spalla est del Cherle e da lì a poco al passo di Lomo. Più guardo la montagna e più mi rendo conto che anche questa sicuramente sarà inaccessibile e presumibilmente inviolata come temevo. Risalgo su sfasciumi in quel che rimane della Strafexpedition con traccia che spesso si perde tra vegetazione e frane ma che riesco sempre a intuire grazie anche all'ausilio dei segni rossi. Finita la parte rocciosa risalgo un breve tratto sterrato piuttosto umido e scivoloso e arrivo finalmente alla spalla est del Cherle, che da gps vedo essere l'attacco più vicino alla mulattiera. 
Purtroppo giro attorno all'intera sommità e non trovo attacchi, dubito fortemente che in passato ci fosse stata qualche via militare vista la forma severa che ha su tutti i versanti, di sicuro questa montagna non vede persone da decenni, se c'era una traccia è stata divorata dai mughi. Giro e rigirò, non mi rassegno, la spalla est effettivamente è troppo vicina alla mulattiera per rinunciare o almeno non tentare. All'altezza di una forcella a cinque minuti dal passo di Lomo individuo un canale che risale fino ad alcuni mughi. Indosso l'equipaggiamento e provo a risalire ma la terra umida dalle nevicate tende a scaldarsi e la roccia essendo esposta verso nord est è piuttosto marcia. Riesco a risalire il canalino (III) con molta fatica lasciandomi dietro roccia e terra iniziando a piangere pensando per come scendere poi. Scavalco alcuni mughi e trovo finalmente roccia piuttosto semplice da risalire con passaggi di  II. La situazione è chiara, da qui non è mai salito nessuno, mi guardo in giro non vedo tracce, inizio a presumere che sia veramente inviolata. Poco prima della sommità incontro ancora mughi, non è facile passare, mi graffio e strappo i pantaloni, come gps noto che questa montagna ha due cime gemelle distanti solo qualche metro una dall'altra. Quel qualche metro dalla posizione dove mi trovo è inaccessibile a causa dell'asprità dei versanti, non riesco a utilizzare i dadi nemmebo per tentare una calata in doppia nella forcella che divide le due cime per poi tentare di risalire l'altra, tremendamente verticale anche se neanche per 20 m da altezza. Quindi rimango sull'esile spalla Est. Dalla mia posizione sembrerebbe più alta ma dal GPS parrebbe più alta quell'altra di 2 m.
La sommità è rocciosa mista ad erba , mi guardo in giro, cerco barattoli, segni bellici, rami spezzati, ometti, tracce di passaggio ma piu ci guardo e più mi rendo conto che questa cima è come mamma l'ha fatta. La soddisfazione inizia prendere piede, costruisco un ometto e lascio un messaggio sotto uno dei sassi che lo compone (mi mangio le mani ad non avere con me un contenitore per lasciare il libro di vetta, con me tengo sempre un quaderno qualora qualche libro di vetta delle cime in cui vado fosse terminato, però non posso lasciare un quaderno di carta senza essere protetto, marcirebbe nel giro di una settimana e purtroppo quei contenitori a tubo usano per i libri di vetta non ho ancora capito dove comprarli). Inizio la discesa e grazie ai cordini supero i tratti rocciosi di secondo fino ad arrivare al tremendo camino che mi separa dalla mulattiera. Allestisco una sosta con un cordino in Kevlar che aggancio a delle forti radici e faccio una doppia piuttosto tremolante di circa una dozzina di metri. Con me frana parecchio materiale ma riesco ad arrivare finalmente alla forcellina. Sono colmo d'orgoglio e di soddisfazione, creo subito un ometto alla base dell'attacco della via, indicando con l'indelebile i dettagli e dedicandola ad un mio caro amico che domani si sposa ("via Flo e Sara" Cherle Est). Arrivo fino al limitrofo passo del Lomo, constato che il sentiero 135 che mi portava nei pressi della Lora non ha agganci dal passo e quindi, vista anche la tarda ora inizio a tentare di scendere per il sentiero del Lomo per tentare un anello, il sentiero però è completamente divorato da pietre, sfasciumi e vegetazione e quindi ripiego e torno nuovamente al passo facendo buona parte del percorso a ritroso con alcune deviazioni per accorciare arrivando alle 21 con pila frontale alla macchina. Che dire, sicuramente un filo di amaro in bocca rimane per abbandonare in maniera definitiva il mio obiettivo di salire tutte le cime delle piccole Dolomiti, a meno che una remota ipotesi non trovi qualche via di roccia fattibile per salire questi Campanili con qualcuno; prevale però l'immensa soddisfazione di aver salito il Cherle, presumibilmente per primo e se non fosse così di sicuro per primo dopo decenni e decenni. Settimana prossima mi porterò presso la biblioteca del CAI Per documentarmi su relazioni di salite alle piccole Dolomiti, anche se la segretaria stessa mi ha confermato che non ha trovato nulla riguardante salite a questa montagna.

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