martedì 6 novembre 2018

CIMA CAVAION (28/08/2018)

CIMA CAVAION (28/08/2018)
- Regione: Trentino Alto Adige, Trento
- Gruppo: Alpi Orientali, Ortles Cevedale
- Elevazione: 3140m slm
- Tipologia: Conquista della cima and back per sentiero alternativo.
- Itinerario: Da Malga Mare per sentiero 123 fino al lago Careser, dopodiche vecchia traccia che costeggia la destra orografica del lago fino ad un ruscello a destra in una valle dove si risale una lieve traccia con qualche ometto fino ad una pietraia, da li in poi si seguono lievi tracce di sentiero fino alla cima. Rientro per la stessa via oppure.
- Percorso: Sentiero segnato, traccia non segnata, percorso intuitivi
- Percorrenza: circa 7h senza soste
- Dislivello: 1300m
- Difficoltà: EE A II
- Libro di vetta: No
- Croce di vetta: No
- Flora e fauna intravisti degni di nota: Camosci a branchi
- Densità escursionistica: una decina fino al lago Careser, poi piu nulla
- Punti d'appoggio: Malga Mare
- Note: Giro in una bellissima quanto dimenticata zona tra il pian della Venezia e la Val di Rabbi; la salita fino al Lago del Careser è un piacevole sentiero escursionistico molto frequentato, dopodichè muta il panorama e la difficoltà, il percorso diventa categoricamente per escursionisti esperti con capacità di muoversi su pietraie mobili e tratti esposti.

La giornata è ottima e visto che non ho nessun compare con cui condividere gioie e dolori, mi lancio nella mia attività preferita, l’alpinismo esplorativo, ovvero la conquista di vette perlopiu conosciute. L’obbiettivo era doppio, Pontevecchio e forse se avanzava tempo la Cavaion ma come si Sa, in montagna l’imprevisto è a portata di mano, alcuni intoppi e alcune mie sottovalutazioni mi porteranno a fare il contrario. Arrivo tardi (per sonno) a Malga Mare complici anche alcuni lavori verso Cles e risalgo dal sentiero 123 con un ottima performance il sentiero in un 75’ contro i 120 previsti. Da li opto per tenere la destra del lago catturando una traccia non presente in molte relazioni anzichè tenere la sinistra scavalcando il lago dalla diga come hanno fatto i pochi che hanno relazionato il giro. La traccia devia ancora a destra lasciando il lago e salendo il vajo di un piccolo ruscello dove qualche ometto permette di raggiungere l’inizio di una desertica pietraia che fa da spallone alle due vette prefissate e dove terminano gli ometti. Perdo parecchio tempo ad arrampicare su passaggi veramente ostici ma mai violenti. Arrivo alla base dove vedo le due vette ma ho ancora un’altra pietraia ancora da affrontare e risalire fino alla sella di Cavaion che separa i due obbiettivi. Sosta ad una piccola stazione metereologica, unica traccia umana in quel deserto di pietra ed inizio a risalire il vallone ammirando sempre di piu la piramidale Pontevecchio con la sua bella croce di vetta. La Cavaion invece da sotto si delinea con difficolta avendo alcuni “denti” al suo fianco ma il palo di vetta non lascia dubbi.

Arrivo alla sella, ho perso tantissimo tempo e guardando la cresta nord della Pontevecchio, da cui secondo la guida dei Monti d’Italia dovrei risalire (si nota la traccia in alcuni punti), tutta spaccata, affilata e con passaggi di III+ almeno, provo per un po a risalire ma poi lascio, troppo pericoloso, contando che sono l’unico essere umano per km; opto per cercare di non tornare a mani vuote e mi butto sulla “dichiarata facile” Cavaion. Qualche nevaio semplice e parte la difficile cengia che porta al torrione col palo di vetta; alcune parti sono aeree e per conquistare il rocciome sommitale che sovrasta il palo di vetta l’arrampicata è delicata e supera il III, fortunatamente con me ho un po di cordino e azzardo. Una volta sopra la sorpresa, il pallo inganna, dal gps ma anche ad occhio la cima Cavaion è la prima dalla sella e non la terza. Calata, rientro e salita (II-) alla vera cima mi fanno perdere quasi 40 minuti. Pontevecchio da nord è impraticabile e da sud, dove ho una relazione è infattibile sia per tempo che per troppa friabilità della spalla sulla Val di Rabbi che porta all’asciutto lago Pontevecchio e risale la cresta. A malincuore scendo ma alla stazione meteorologica scelgo di spostarmi piu verso sud; errore madornale, se subito il percorso è piu morbido poi tutto precipita in pericolosissimi vaji franati o pareti strapiombanti, mi calo com cordino e casco su erti vajii franati e aerei passaggi fino al lago dove riprendo la traccia che costeggia il lago e rientro dall 123 fino a Malga Mare per la meritata birretta.

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